In vista delle prossime elezioni Usa del 5 novembre, Kamala Harris si porta avanti e sperando di vincere costruisce la sua squadra africana. Ha infatti ha riunito una squadra di 25 persone per elaborare una politica globale Usa-Africa in caso di vittoria. Il team, che comprende diplomatici, ex funzionari governativi, esperti di finanza per lo sviluppo e leader della diaspora, tra gli altri, è supervisionato dall’ex procuratore generale degli Stati Uniti Eric Holder, uno stretto consigliere della campagna di Harris.

La strategia mira a dare maggiore importanza alla politica africana, un ambito che tradizionalmente ha ricevuto poca attenzione nella politica estera statunitense. L’iniziativa guidata da Harris punta a rafforzare la collaborazione con i Paesi africani in settori chiave come la tecnologia, l’energia e lo sviluppo delle infrastrutture digitali. Tra gli obiettivi principali figura l’aumento dell’accesso a Internet per l’80% della popolazione africana entro il 2030, con il supporto di organizzazioni internazionali e partner privati.

Sarà davvero così?

Uno dei primi obiettivi “facili” per le persone vicine al team africano sarebbe quello di codificare il vertice dei leader Usa-Africa in modo che sia un appuntamento fisso regolare nel calendario della Casa Bianca indipendentemente da chi è in carica. Biden ha ospitato leader di 49 paesi nel dicembre 2022 al vertice. Il vertice precedente era stato nel 2014.

La politica estera è di solito in basso nella lista delle principali preoccupazioni degli elettori americani. E anche quando si tratta di un problema, l’Africa non viene quasi mai discussa al di fuori di una sorta di minaccia alla sicurezza reale o percepita imminente. Fino a poco tempo fa, l’unico modo in cui l’Africa è stata in grado di attirare l’attenzione dei principali attori di Washington, in particolare durante gli anni di Trump, è stato quello di invocare l’inesorabile aumento della presenza e dell’influenza della Cina in tutto il continente.

Per il momento, quindi, gli Usa vedono ancora l’Africa come “campo di battaglia” contro l’imponente politica cinese nel Continente. Riusciranno davvero i governi dei 54 paesi africani ad approfittare di questo “scontro tra titani” in atto da tempo per consolidare un multilateralismo capace di dare all’Africa più forza contrattuale?

Per ora qualche indizio positivo in questo senso c’è stato. Dopo il 5 novembre chissà!

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