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“Ho visto un ragno e sono svenuta: i medici pensavano fosse la mia aracnofobia, ma avevo un tumore al cervello. Dopo l’operazione parlavo francese”: la storia dell’ex calciatrice Amy Carr

Amy Carr, 33 anni, ex calciatrice professionista di Hemel Hempstead, nel Bedfordshire, ha scoperto di avere un tumore al cervello dopo una serie di episodi che inizialmente sembravano legati all'aracnofobia

Un ragno, uno svenimento e una diagnosi che le cambia la vita. Amy Carr, 33 anni, ex calciatrice professionista di Hemel Hempstead, nel Bedfordshire, ha scoperto di avere un tumore al cervello dopo una serie di episodi che inizialmente sembravano legati all’aracnofobia. È stata lei stessa a raccontare in un’intervista al Daily Mail come un episodio all’apparenza banale le abbia stravolto l’esistenza. Tutto è iniziato quando, a soli 24 anni, Amy è svenuta nella sua camera da letto dopo aver visto un ragno. All’epoca, giocava a calcio in Norvegia e i paramedici, chiamati sul posto, avevano liquidato l’accaduto come un semplice caso di aracnofobia: “Di solito non svengo solo per averne visto uno”, spiega Amy, ripensando a quella prima diagnosi errata. “Quando ho visto quel ragno, ho avuto una reazione che non mi era mai capitata prima. Sapevo che non mi piacevano, ma svenire mi sembrava eccessivo!”. Il suo corpo stava infatti lanciando un segnale d’allarme. Altri due svenimenti in palestra, senza la presenza di ragni, hanno spinto Amy a sottoporsi a ulteriori accertamenti.

Decisa a capire l’origine dei malori, Amy si è sottoposta a una risonanza magnetica, che ha rivelato una verità spaventosa: aveva un tumore al cervello delle dimensioni di una pallina da golf. “Non avevo mai reagito a un ragno in quel modo”, racconta Carr, “sapevo che non mi piacevano, ma svenire mi sembrava una risposta estrema. Non è normale svenire solo per aver visto un ragno“.

La scoperta del tumore ha portato Amy a intraprendere una difficile battaglia per la vita. Dopo la diagnosi, i medici le hanno spiegato i rischi dell’intervento, che aveva un 5% di probabilità di essere fatale e il 45% di possibilità di lasciarla paralizzata. Amy ha deciso di affrontare l’operazione e, anche se l’intervento chirurgico è stato un successo, ha dovuto affrontare gravi effetti collaterali. “Per una settimana non ho potuto camminare né parlare”, ricorda. “La prima volta che ho parlato, ho risposto alle infermiere in francese scolastico: ho detto ‘comme ci, comme ça’ (così così). Tutti erano sorpresi – finalmente il mio francese scolastico è servito a qualcosa! Il giorno dopo sono tornata a parlare in inglese”.

Dopo l’intervento, Amy ha affrontato un lungo percorso di chemioterapia, radioterapia e fisioterapia: “Niente mi avrebbe potuto preparare alla brutalità di quei trattamenti“, confessa. “All’inizio ho vomitato 27 volte in due giorni”. Il tumore ha lasciato segni anche sulla sua personalità e sulle sue capacità motorie. “Sono diventata sicuramente più diretta e devo pensare con più attenzione a cosa dire. Mi stanco molto più di prima”, spiega. “Una volta riuscivo a calciare o lanciare una palla dalla porta fino alla metà campo, ora non ci riesco più”. Nonostante le difficoltà, Amy non si è arresa e oggi, dopo la sua lunga battaglia il tumore è finalmente in remissione. Il 27 ottobre, ha completato la maratona di Dublino in 4 ore e 28 secondi, raccogliendo oltre 2mila euro per la ricerca sul tumore al cervello.