Giustizia & Impunità

“In semilibertà Giovanni Formoso”, fu condannato per la strage di via Palestro a Milano

Giovanni Formoso, condannato all’ergastolo per aver caricato l’autobomba che il 27 luglio 1993 fece cinque morti in via Palestro a Milano, fedelissimo dei boss Giuseppe e Filippo Graviano, è in semilibertà. Come riporta La Repubblica è considerato un detenuto modello e lavora in un istituto religioso. Il tribunale di Sorveglianza di Napoli (Formoso è detenuto […]

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Giovanni Formoso, condannato all’ergastolo per aver caricato l’autobomba che il 27 luglio 1993 fece cinque morti in via Palestro a Milano, fedelissimo dei boss Giuseppe e Filippo Graviano, è in semilibertà. Come riporta La Repubblica è considerato un detenuto modello e lavora in un istituto religioso. Il tribunale di Sorveglianza di Napoli (Formoso è detenuto a Secondigliano, dove ci sono condannati classificati Alta Sicurezza), dopo vent’anni di carcere e alcuni permessi premio, ha stabilito che può accedere alla semilibertà. Una misura che prevede il rientro in cella la sera.

A godere della semilibertà, sempre secondo La Repubblica è Raffaele Galatolo, un altro mafioso che sta scontando l’ergastolo che torna in permesso premio a Palermo. Un terzo ergastolano che rientra nel capoluogo siciliano è Paolo Alfano considerato da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino “uno dei killer più fidati e spietati della famiglia di corso dei Mille”.

Dopo la sentenza del 23 ottobre del 2019 della Consulta – che dichiarò incostituzionale il divieto di concedere permessi a chi non si è pentito – anche i mafiosi possono accedere ai permessi premio. Una decisione storica – contro l’ergastolo ostativo – che ha colpito duramente la lotta antimafia permettendo anche a chi non ha mai dato cenno di pentimento di poter ottenere appunto la semilibertà o tornare nei luoghi dove ha commesso i reati grazie ai permessi che vengono concessi anche agli altri detenuti.

Solo un paio di settimane fa aveva suscitato indignazioni la riduzione in appello – con la caduta di un’aggravante – per alcuni fedelissimi del bosso Matteo Messina Denaro, che aveva comportato la scarcerazione. Mentre il 23 ottobre scorso un altro bosso di Cosa Nostra, Giuseppe Corona, era tornato libero per scadenza termini.