Beauty e Benessere

Influencer passa nove ore in sala operatoria per “estrarre” tutto il filler che si era iniettata nel viso, il monito dell’esperto: “Attenzione, spesso lo si fa per riempire vuoti interiori”

Il dottor Raniero Facchini, chirurgo generale e docente di medicina estetica, spiega al FattoQuotidiano.it tutto quello che c'è da sapere sull'impiego di questi trattamenti

di Ennio Battista
Influencer passa nove ore in sala operatoria per “estrarre” tutto il filler che si era iniettata nel viso, il monito dell’esperto: “Attenzione, spesso lo si fa per riempire vuoti interiori”

Una donna è ricorsa a un lifting all’età di soli 34 anni. La ragione? L’impiego per molti anni di filler, botox, interventi di rinoplastica, liposuzione e anche blefaroplastica sulle palpebre che l’hanno resa ai suoi occhi una maschera irriconoscibile. Lei è Ashley Stobart, un’influencer americana che ha confessato di avere speso migliaia di dollari negli ultimi dieci anni nel tentativo di migliorare il suo aspetto. Di recente quindi ha scelto di sottoporsi a un lifting completo del viso, del collo e delle labbra della durata di nove ore per “estrarre” 4 centimetri di filler su entrambi i lati del viso. Anni di filler iniettati in qualsiasi parte del viso le avevano infatti dato un “aspetto strano“, “Non mi sentivo più me stessa – ha raccontato la donna al MailOnline -. Fin da quando avevo vent’anni ho lavorato nel settore della chirurgia estetica per molto tempo. Per cui avevo sempre la tentazione di fare qualche intervento estetico”.

Oggi la Stobart ha realizzato un podcast in cui sottolinea i rischi della chirurgia estetica e le implicazioni emotive legate a essere insoddisfatte del proprio aspetto, incoraggiando a essere più riflessivi in merito agli interventi sulla propria bellezza e di ricorrere di più a scelte sane legate agli stili di vita. FqMagazine.it ha voluto fare quindi un po’ di chiarezza su questi trattamenti con l’aiuto del dottor Raniero Facchini, chirurgo generale e docente di medicina estetica.

Il parere dell’esperto

Dottor Facchini, qual è la differenza tra filler, acido ialuronico, botox?
“Il termine filler deriva dall’inglese to fill ossia riempire. Indica l’azione di riempire o biostimolare un tessuto con un materiale di diversa natura. L’acido ialuronico viene utilizzato come sinonimo di filler in quanto da solo rappresenta l’iniettivo riassorbibile più utilizzato in assoluto. Anche collagene, agarosio, idrossiapatite di calcio, acido polilattico, polinucleotidi sono impiegati come ulteriori filler. Per il botox il meccanismo è completamente diverso. Non si tratta infatti di un prodotto riempitivo che una volta iniettato permane nella pelle creando volume, come può succedere con certi tipi di filler. La sua azione infatti è quella di inibire in forma transitoria la contrazione muscolare”.

Questi interventi, quando sono realmente indicati e a che età?
“I filler sono indicati in casi di svuotamenti e depressioni cutanee di vario genere derivanti da traumi, perdite repentine di peso, attività fisica importante, aumentata esposizione ad agenti atmosferici (soprattutto il sole). Il botox invece va eseguito in caso di ‘ipertono muscolare’; in altri termini, quando uno o più muscoli concorrono nell’azione non più fisiologica di una contrazione. Fatte queste premesse non possiamo generalizzare e dare un’età atta al trattamento quanto piuttosto un’indicazione a un trattamento filler o botox”.

Quanto dura l’effetto di un intervento di filler o botox?
“Per il botox si tratta di una durata di azione massima ben precisa che varia dai 4 ai 6 mesi. Per i filler esistono innumerevoli variabili dipendenti dal tipo di sostanza e nel caso dell’acido ialuronico dalla maniera in cui viene ‘lavorato’. Questo gel – che possediamo tutti e che nella nostra pelle ha funzione di sostegno – viene prodotto industrialmente da batteri messi in coltura. Ma iniettato sotto forma libera verrebbe riassorbito in 24-48h dal nostro organismo. Proprio per questo motivo alle catene di questo polimero vengono aggiunte sostanze ad azione ‘legante’ per diminuirne il riassorbimento che avviene quindi non più in pochi giorni ma in alcuni mesi o addirittura superare l’anno. Nei pazienti giovani i filler di acido ialuronico hanno maggior durata mentre un riassorbimento accelerato si può verificare in pazienti fumatori, con attività fisica importante, con esposizione solare o con diete povere di frutta e verdura”.

Ci sono precauzioni da prendere da parte della persona che si sottopone a queste iniezioni?
“Per il botox le restrizioni sono davvero molto poche e riguardano principalmente rare affezioni dell’apparato muscolare. Prima di iniettare un filler invece, una particolare attenzione va posta nei confronti di chi soffre di patologie della pelle nell’area di inoculo, patologie autoimmuni, oltre la verifica di compatibilità con eventuali terapie farmacologiche in atto”.

Che cosa può portare una persona a pentirsi di essersi sottoposta a questo intervento e come evitare di arrivare a questa decisione?
“Come ricordato prima, sul mercato sono presenti unicamente sostanze che vengono riassorbite. Ma se si superano certi quantitativi, i meccanismi fisiologici di degradazione della sostanza iniettata vanno in crisi perché nel frattempo all’interno dei tessuti possono verificarsi fenomeni infiammatori con conseguente comparsa di tessuto fibrotico. La pelle in questo modo può perdere elasticità, cambiare colore e sensibilità. Si parla infatti molto da alcuni anni di evitare l’overfilling sia per non compromettere la fisiologica funzione della pelle sia per evitare le ‘moon face’, ossia i volti a luna piena. Visi tondi gonfi, spesso somiglianti, rappresentano il target a cui il medico non dovrebbe arrivare mai. Torniamo all’esempio della giovane donna in questione: probabilmente tutto si sarebbe potuto evitare con una buona anamnesi psicologica per capire la reale necessità dell’iniezione di filler. Può accadere infatti di ricorre all’atto inconscio di voler ‘riempire’ laddove siano presenti vuoti interiori non riconosciuti e affrontati. Al professionista il dovere deontologico di saper dire di no e di informare la paziente sui rischi a lungo termine di una pratica compulsiva nei confronti di una disciplina, la medicina estetica, nata per trattare inestetismi e non per crearli!”.

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