Il leader iraniano Khamenei minaccia di reagire contro qualsiasi attacco contro l’Iran o i suoi gruppi alleati. “I nemici, tanto gli Stati Uniti quanto il regime sionista, devono sapere che riceveranno certamente una risposta feroce alle loro azioni contro l’Iran, la Nazione iraniana e il fronte della resistenza“, i gruppi armati nella regione sostenuti da […]
Il leader iraniano Khamenei minaccia di reagire contro qualsiasi attacco contro l’Iran o i suoi gruppi alleati. “I nemici, tanto gli Stati Uniti quanto il regime sionista, devono sapere che riceveranno certamente una risposta feroce alle loro azioni contro l’Iran, la Nazione iraniana e il fronte della resistenza“, i gruppi armati nella regione sostenuti da Teheran, da Hamas a Hezbollah passando per gli Houthi. L’annuncio è arrivato dalla Guida Suprema dell’Iran durante un intervento a un gruppo di studenti a Teheran. Poco prima, nella notte italiana, gli Stati Uniti avevano annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari in Medio Oriente e il dispiegamento di nuove forze proprio per rispondere all’Iran. Il portavoce del Pentagono, il generale Pat Ryder, ha parlato di nuovi cacciatorpedinieri per la difesa contro i missili balistici, squadroni di caccia e aerei cisterna e diversi bombardieri d’attacco a lungo raggio B-52 dell’aeronautica americana nella regione. Forze che inizieranno ad arrivare nei prossimi mesi, ha precisato il Dipartimento della Difesa.
Il discorso di Khamenei è stato tenuto in occasione della Giornata degli Studenti, che commemora un incidente avvenuto il 4 novembre 1978, quando i soldati iraniani aprirono il fuoco contro gli studenti che protestavano contro il governo dello scià all’Università di Teheran. La sparatoria uccise e ferì diversi studenti e inasprì ulteriormente le tensioni che si consumavano all’epoca in Iran e che alla fine portarono alla fuga dello scià e alla Rivoluzione islamica del 1979. La folla ha accolto Khamenei cantando: “Il sangue nelle nostre vene è un dono al nostro leader”. Alcuni hanno anche fatto il gesto della mano fatto dal leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, ucciso nel 2020 in un discorso in cui aveva minacciato che le truppe americane sarebbero “tornate nelle bare“.
Questa domenica, secondo il calendario persiano, l’Iran celebrerà il 45° anniversario della crisi degli ostaggi dell’ambasciata statunitense. Il 4 novembre 1979, l’assalto all’ambasciata da parte di studenti islamisti portò alla crisi dei 444 giorni, che cementò l’inimicizia decennale tra Teheran e Washington che persiste tuttora.