Uno scoop in grado di far tremare il mondo della politica per Paolo Mieli, un criminale che dà consigli a un comico – Paolo Rossi – su come stare sul palco e scorie ancora dolorose su un matrimonio finito da tempo per Sergio Rubini: piatto ricco quello offerto dalla terza puntata de La Confessione, in onda sabato 2 novembre alle 20.15 su Rai 3.
PAOLO MIELI, NUOVE RIVELAZIONI SULL’INVITO A COMPARIRE A BERLUSCONI – Una vita trascorsa nelle testate più importanti d’Italia, Paolo Mieli – attualmente in libreria con Fiamme dal passato (Ed. Rizzoli) – ripercorre nello studio di Peter Gomez la propria carriera di giornalista mostrando gratitudine per Renzo De Felice, suo maestro e noto storico, definendolo “l’incontro più importante della mia vita”. A lui, infatti, deve un insegnamento che si porta dietro da 50 anni: “Vivevo in ambienti dove tutti avevamo le stesse idee, De Felice mi ha insegnato che il bello della vita è appassionarsi a tutto ciò che sta fuori dalla bolla. Dal momento in cui l’ho incontrato non mi importò più niente di parlare con gente che la pensava come me. Mi piaceva parlare con gente che la pensava all’opposto di me”.
Entrato a L’Espresso giovanissimo, a 18 anni, “perché ero fidanzato con la figlia di un illustre redattore”, negli anni a venire gli si aprono le porte dei giornali più prestigiosi, da Repubblica a La Stampa. Un passaggio, quest’ultimo, che scatena la rabbia di Eugenio Scalfari, il suo primo direttore, che lo definisce “figlio ingrato”, una definizione che Mieli accetta: “Sì, sono stato un po’ ingrato”.
È però legato al periodo della sua direzione del Corriere della Sera l’aneddoto cruciale dell’ospitata di Paolo Mieli a La Confessione. La notte tra il 21 e il 22 novembre 1994, Mieli ha tra le mani lo scoop più importante della sua vita: la notizia dell’invito a comparire che il giorno dopo sarà recapitato al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dalla procura di Milano. “Ci sono ancora molte cose di quel giorno che non ho raccontato. Il capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro mi chiese di rinviare la pubblicazione per tanti motivi. Lei sa meglio di me: quando uno ha uno scoop di quel tipo, rinviarlo significa bruciarlo ed essere fucilato dai giornalisti che ce lo avevano in mano”, spiega al conduttore che ricordando come il direttore avesse scritto la lettera di dimissioni prima di mandare in stampa il giornale, chiede: “C’era davvero il rischio che ai suoi cronisti fosse stata passata una polpetta avvelenata?”. “Ho pensato che i magistrati potessero revocare quell’ordine di notte”, ribatte Mieli.
PAOLO ROSSI, LO SCHERZO AL CAVALIERE E IL CONSIGLIO DI UN CRIMINALE – Di Silvio Berlusconi si parla anche con il secondo ospite, Paolo Rossi. L’attore e cantautore – fino al 10 novembre al Teatro Ambra Jovinelli di Roma con lo spettacolo Da questa sera si recita a soggetto. Il metodo Pirandello – ricorda infatti una sua ospitata in compagnia di Enzo Jannacci al Maurizio Costanzo Show nella puntata in cui Berlusconi annunciò la celebre discesa in campo. “C’era solo un camerino, quello del Cavaliere – racconta Rossi – il catering era molto ricco, gli ho ciucciato tutti i cannoli e poi li ho girati al contrario perché non si vedesse che erano vuoti. Credo sia veramente l’unico atto trasgressivo che ho fatto contro Forza Italia, ciucciare i cannoli del Cavaliere”.
Quanto invece agli esordi come cabarettista al mitico Derby di Milano, Paolo Rossi conferma la presenza di un pubblico molto variegato, da quello borghese, agli industriali, fino ai malavitosi. Proprio a un esponente di quest’ultimo gruppo, l’artista deve molto: “Quello che m’ha fatto cambiare da così a così sul palco è stato uno che rapinava banche, che diceva: ‘Devi salire sul palco come fosse una rapina in banca, nel senso che se li rapini bene, i rapinati ti applaudono’”.
E se oggi il politicamente corretto può rappresentare un problema per chi fa il suo mestiere, Rossi fa spallucce: “Sì, però io me ne fotto, vado dritto, non ho problemi anche perché la comicità comunque è offensiva e ho diritto di dire come commediante anche quello che non penso, sono un attore, quindi devo tirare fuori la parte nera che c’è dentro di me”.
SERGIO RUBINI TURBATO DALLE PAROLE DI MARGHERITA BUY – Infine Sergio Rubini, che di recitare, all’inizio, non voleva proprio saperne. Voleva invece diventare un tastierista, ma quando il suo gruppo lo rimpiazzò accettò di recitare nella compagnia filodrammatica del padre, una prospettiva che fino a quel momento gli era sembrata odiosa. Quindi l’esperienza all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico a Roma dove ebbe come insegnante anche Andrea Camilleri: “Le sue lezioni di regia erano seguitissime, ma per tutti noi era un regista sfigato, parcheggiato in Accademia, sapevamo che continuava a mandare le sue sceneggiature in Rai e che molte venivano rifiutate – confida – Anche per questo sono stato così felice per il suo successo, perché dimostra che la tenacia e il talento pagano sempre anche in età avanzata”.
Agli inizi degli anni Novanta il matrimonio, durato due anni, con Margherita Buy. Proprio alcune parole dell’ex moglie sembrano turbare il regista. Invitato da Gomez a vedere un estratto dell’intervista che l’attrice ha concesso lo scorso aprile a Belve, Rubini resta di sasso. “Mio padre sicuramente non aveva una grande passione per Sergio – ha ammesso Buy nel programma di Francesca Fagnani – Ma neanche mia madre. Ma neanche mia sorella, insomma è una persona complicatissima. Mi ha fatta soffrire molto”.
“Non avevo mai visto questa intervista, mi colpisce molto – commenta Rubini rimanendo qualche secondo in silenzio, interdetto – La Buy ha una grande passione per la commedia, sa bene cosa sono i tempi comici. Preferisco pensare che in questa intervista non sia stata sincera e sia stata presa più dal mestiere dell’attore e abbia voluto fare delle belle battute, piuttosto che dire la verità”, chiosa il regista, che a dicembre sarà su Rai 1 con la miniserie Leopardi, il poeta dell’infinito.
Buy non è la sola attrice ad aver rubato il cuore di Rubini. In passato ha avuto una storia anche con Asia Argento, che però parlando della loro relazione ha usato l’espressione “amore tossico”. Un’etichetta che non trova d’accordo il regista: “Io lo definirei un amore notturno” spiega a Gomez, “Ci siamo visti sempre molto di notte, anche quando poteva essere vissuto alla luce del giorno è rimasto un tratto molto clandestino”. E chiosa: “Non lo definirei tossico, anzi quella storia probabilmente mi ha aiutato a liberarmi della tossicità della vita”.