Oltre 100 dipendenti della Bbc hanno accusato l’emittente televisiva e radiofonica pubblica inglese di offrire una copertura della guerra a Gaza favorevole alle posizioni di Israele. Chiedono quindi un maggiore impegno per garantire “equità, l’accuratezza e l’imparzialità” nei reportage. La presa di posizione è contenuta in una lettera inviata al direttore Tim Davie. Le firme sono in tutto 237 tra cui 101 membri dello staff della Bbc che auspicano “un giornalismo costantemente imparziale e accurato basato su prove nella sua copertura di Gaza”.
Tra i sottoscrittori compaiono pure Sayeeda Warsi, membro della Camera dei Lord , l’attrice Juliet Stevenson, lo storico William Dalrymple, la direttrice del Centre for Media Monitoring Rizwana Hamid e il conduttore radiotelevisivo John Nicolson. La lettera, pur concentrandosi sulla Bbc, evidenzia analoghe carenze di altri media, tra cui Itv e Sky.
La lettera chiede all’emittente una serie di impegni editoriali, tra cui “ribadire che Israele non concede ai giornalisti esterni l’accesso a Gaza; chiarire quando non ci sono prove sufficienti a sostegno delle affermazioni israeliane; ricordare il contesto storico che precede il 7 ottobre 2023; evitare interviste compiacenti con i rappresentanti del governo e dell’esercito israeliani”. La Bbc ha respinto le accuse, affermando che “si impegna nel fornire notizie attendibili e imparziali”.
Non è la prima volta che la Bbc viene criticata per parzialità su Gaza. I firmatari della lettera insistono sul fatto che i favoritismi verso Israele proseguano invariati. Alcuni dipendenti hanno anche scelto per questa ragione di lasciare l’emittente. “Non ho mai visto, in tutta la mia carriera, livelli così bassi di fiducia tra il personale“, hanno detto alcuni dipendenti al quotidiano The Indipendent. “Stiamo perdendo fiducia dopo aver notato una enorme disparità a favore di Israele. Stiamo perdendo la fiducia del pubblico, in tutto il mondo”, aggiungono. La lettera ricorda come oltre 100 giornalisti siano stati uccisi da Israele mentre lavoravano sul campo a Gaza.
A titolo di esempio, parlando del titolo “Hind Rajab, 6 anni, trovata morta a Gaza giorni dopo le telefonate di aiuto”, un firmatario della lettera ha detto: “Non è accaduto per volontà divina. Il colpevole, ovvero Israele, avrebbe dovuto essere citato nel titolo e avrebbe dovuto essere chiaro che la bimba è stata uccisa”. Un altro collega ha affermato: “I palestinesi sono sempre trattati come una fonte inaffidabile e noi diamo sempre la precedenza alla versione israeliana degli eventi, nonostante la ben documentata storia di menzogne delle Idf (le forze armate israeliane, ndr).
La lettera di protesta esce mentre nel Regno fa rumore anche la vicenda di Amos Schocken, editore del giornale progressista israeliano Haaretz, che in una recente conferenza a Londra ha accusato il governo di Benjamin Netanyahu di volere “una seconda Nakba” contro i palestinesi, una pulizia etnica, e di meritare sanzioni internazionali. Parole in risposta alle quali il governo israeliano ha minacciato di boicottare Haaretz e un ministro è giunto ad invocare l’arresto di Schocken.