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“Puntiamole un fucile in faccia”, aperta un’inchiesta per minacce di morte dopo le parole di Trump contro Liz Cheney

L’ultimo duro attacco di Donald Trump nei confronti della sua acerrima rivale nel campo repubblicano, Liz Cheney, può costargli un altro guaio giudiziario. La figlia dell’ex vicepresidente americano Dick Cheney e l’opposizione democratica avevano già definito le parole del tycoon una “minaccia”, ma adesso sull’auspicio di The Donald di veder puntato “un fucile in faccia” alla politica 58enne indaga anche il dipartimento di Giustizia dell’Arizona, Stato dove Trump ha pronunciato le parole incriminate nel corso di uno dei suoi comizi elettorali, che dovrà stabilire se si tratti di una minaccia di morte.

Nel suo discorso, Trump ha pensato di rispondere alle accuse mosse ormai da settimane da Cheney nei suoi confronti, che ha chiesto all’elettorato di esprimere la propria preferenza per Kamala Harris, definendola “un falco della guerra” e “una persona instabile”: “Il motivo per cui non mi sopportava è che ha sempre voluto andare in guerra con le persone – ha detto – Se fosse per lei saremmo in guerra con 50 Paesi diversi. Mettiamola davanti a un fucile che le spara addosso e vediamo come si sente. Sono tutti falchi di guerra quando sono seduti a Washington in un bel palazzo e dicono ‘oh, cavolo, mandiamo 10mila truppe proprio nella bocca del nemico’”.

Sabato il tycoon è tornato sulla questione attaccando anche il padre della politica, l’ex vicepresidente Dick Cheney, sfruttando l’appellativo di guerrafondai che gli ha affibbiato per usarlo come arma elettorale con la comunità araba e musulmana del Michigan: “Molti musulmani e arabi americani hanno amici e familiari che vivono in Medio Oriente e Kamala sta conducendo una campagna a fianco di guerrafondai come Liz Cheney”, ha detto in una manifestazione a Warren, un sobborgo di Detroit. “Vuole ottenere il voto arabo-americano e sceglie Liz Cheney il cui padre ha praticamente distrutto il Medio Oriente. Non penso che funzioni”.