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Torino Art Week, un’intera città si trasforma in fiera d’arte: ecco cosa abbiamo visto e cosa ci è piaciuto di più tra grandi maestri, giovani talenti e qualche bella sorpresa

Questa settimana Torino si è trasformata in una grande fiera diffusa, dove i “padiglioni” non si limitano più a eventi consolidati come Artissima e The Others, ma si estendono in ogni angolo della capitale sabauda, offrendo uno spaccato variegato e innovativo del panorama artistico attuale

di Sabino Maria Frassà
Torino Art Week, un’intera città si trasforma in fiera d’arte: ecco cosa abbiamo visto e cosa ci è piaciuto di più tra grandi maestri, giovani talenti e qualche bella sorpresa

Torino si allinea al trend internazionale che vede arte e design espandersi oltre i confini delle fiere tradizionali, trasformando la città ospitante in un vasto palcoscenico artistico. Così questa settimana Torino si è trasformata in una grande fiera diffusa, dove i “padiglioni” non si limitano più a eventi consolidati come Artissima e The Others, ma si estendono in ogni angolo della capitale sabauda, offrendo uno spaccato variegato e innovativo del panorama artistico attuale. Tuttavia, emerge una qualità eterogenea che riflette un desiderio diffuso di visibilità, talvolta a scapito di una visione unitaria. Accanto ai rassicuranti maestri, amatissimi dai collezionisti, trovano spazio giovani talenti che esplorano, sperimentano e persino sbagliano, creando un ambiente vivace e in divenire che merita attenzione nel tempo.

Tra i “maestri” che animano il mercato dell’arte spicca Carla Tolomeo, che ha aperto la settimana ricevendo il Premio alla Carriera Alfredo d’Andrade 2024 a Palazzo Graneri della Roccia, e il tributo della Pinacoteca Agnelli a SALVO con la mostra “Arrivare in tempo”. Ad Artissima, accanto ai nomi più amati dal collezionismo nostrano come Pistoletto, Capogrossi e Boetti, si può ammirare Franco Mazzucchelli con un bellissimo lavoro del ciclo “Bieca Decorazione” e Marinella Senatore che con “I contain Multitude” del 2022 arricchisce e impreziosisce lo stand di Mazzoleni.

La vera sorpresa di Torino è rappresentata da alcuni progetti presentati ad Artissima, che meritano un approfondimento e si distinguono come le rivelazioni più autentiche e senza tempo di questa edizione torinese. La proposta di WHATIFTHEWORLD, galleria di Città del Capo che dal 2008 promuove l’arte contemporanea sudafricana, si impone quasi come una mostra museale. In esposizione, sette artisti – Cathy Abraham, Mia Chaplin, Maja Marx, Michele Mathison, John Murray e Lyndi Sales – colpiscono per eleganza, uso dei materiali e concetto, sfidando il pensiero strutturato e esplorando la fluidità come accesso all’invisibile. La selezione si immerge nell’astrazione, fondendo sogno e creatività in un flusso non lineare. Particolarmente intriganti le opere tessili di Maja Marx, dove la linea si concretizza attraverso l’introduzione (inedita) di fili, ipnotizzando e portando lo spettatore a riflettere sulla percezione del mondo a occhi chiusi. Cathy Abraham, invece, adotta un approccio meditativo e introspettivo: con una palette tenue e gesti pittorici ripetitivi, trasforma traumi passati in simboli di miracolosa bellezza, dando forma a emozioni evanescenti e profonde.

Nella sezione Disegni, la Galleria 1301PE espone Carvings (2010) dell’artista statunitense Pae White, opera che, pur apparendo come una stampa tradizionale, è realizzata con un processo minuzioso in cui uno strato di vernice viene rimosso dalla carta Color-Aid tramite laser, simile a una microdermoabrasione. Degno di nota anche il progetto di Johanna Calle, presentato da Galeria MPA, che esplora il disegno con materiali inusuali come acciaio e rete metallica per riflettere sulla vita quotidiana e i ritratti sociali in Colombia. Calle usa esclusivamente colori naturali dei materiali, creando un’espressione intensa e sobria; tra le opere esposte, spiccano Perímetros e Ramas, che trascrivono la “Ley de Víctimas” del 2011, una legge volta a restituire terre ai contadini colombiani. Calle utilizza piante come simbolo di resistenza e continuità, esplorando i concetti di “espropriato” e “sfollato”. La galleria Ribot presenta invece un intrigante dialogo tra le pitture di Marco Reichert e le sculture di Harrison Pearce, entrambe incentrate sul tema della forma del pensiero. Le opere esplorano il cervello come materia attraverso l’interazione tra tecnologia e l’errore delle macchine, unendo riflessione e innovazione artistica.

Infine tra gli emergenti si distingue per eleganza e maturità il lavoro “Sogno di polvere, fango, inchiostro” dell’under 30 Lorenzo Gnata, esposto nella collettiva delle residenze d’artista “GugArt – Guido Gobino”. Ad Artissima invece in scena il femminismo dei dipinti tessili di Adelaide Cioni per la galleria p420. Tra i giovani artisti, uno dei trend più evidenti è l’ispirazione animale e la trama animalier: dal sinuoso Autoritratto come Santa Olivia riversa su giaguaro di Marta Roberti per Z2O Sara Zanin, al giovane americano Drew Dodge, che strizza l’occhio ai collezionisti cinofili con i suoi dipinti proposti da Semiose, fino a Giuseppe Mulas, artista acerbo ma promttente, presentato da LUPO con il progetto S’areste. Chiudendo la sezione “emergenti”, a The Others, Nicoletta Rusconi presenta un dialogo originale incentrato sul “segno” tra l’artista albanese Arjan Shehaj e il cileno Jaime Poblete, accanto ai 40 artisti del suo noto progetto online e itinerante Bite&Go.

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