di Gianluigi Perrone
Come da accordi di mutuo soccorso stipulati a luglio tra Vladimir Putin e Kim Jong-Un, che prevedono l’intervento di un paese in caso l’altro venga direttamente attaccato, la Corea del Nord ha inviato 12mila soldati a seguito dell’entrata delle truppe ucraine sul territorio di Kursk. La mossa di Zelensky, considerata in un primo momento avventata e inspiegabile, rivela un disegno chiaro ora che il conflitto si allarga all’Asia.
Il Presidente sudcoreano ha annunciato che incontrerà Zelensky per accordare un supporto armato a favore dell’Ucraina. Ciò vuol dire che, direttamente o indirettamente, le due Coree torneranno a fronteggiarsi. Sarà questione di tempo prima che il conflitto si manifesti anche in Asia. Ciò quindi impensierisce ulteriormente Pechino, come già avevo suggerito in un post del luglio scorso, per via della vicinanza tra la capitale cinese Pechino e quella nordcoreana Pyongyang, facendo di fatto della Corea del Nord un paese cuscinetto tra Cina e Corea del Sud.
Non sembra un caso quindi che il Parlamento Europeo abbia rincarato la dose contro Pechino con una risoluzione che condanna l’intenzione di riunire Taiwan alla Repubblica Popolare Cinese. I rappresentanti dell’opposizione a Seoul e parte dell’opinione pubblica sudcoreana hanno accusato il Presidente Yoon Suk Yeol di speculare politicamente sul conflitto e di mettere in pericolo la stabilità del paese con il possibile invio di armi e intelligence in Ucraina.
La Corea del Sud fino ad ora ha seguito la regola ideologica di non coinvolgimento e invio di armi a paesi in conflitto. Di fatto quindi la mossa di Putin spinge la Cina a considerare l’entrata nel conflitto mondiale a prescindere dalle tensioni con Taiwan, con quelle recentemente sopite con l’India e quelle con le Filippine, che hanno un simile patto di mutuo soccorso con il Giappone.
C’è da dire che ce la stanno mettendo tutta per far scoppiare la Terza Guerra Mondiale. Se due soggetti non trovano alcun motivo per scontrarsi, vanno direttamente a prenderli da casa e li mettono l’uno contro l’altro. Ed è chiarissimo che esiste un’agenda comune tra Russia e Stati Uniti, perché una mossa così coordinata per spostare il conflitto in Asia non avviene certo per caso.
Adesso rimane da capire quale pantomima si inventeranno per vedere la Russia restituire il favore a Kim Jong-Un.