di Nadia D’Agaro

“In una remota strada di Mosca, in una casa bigia con colonne bianche, ammezzato e balcone panciuto, viveva un tempo una signora vedova, circondata da numerosa servitù. I figli prestavano servizio a Pietroburgo, le figlie s’erano maritate; lei stessa usciva di rado e trascorreva in solitudine gli ultimi anni d’una gretta e tediosa vecchiaia. La sua giornata, malinconica e piovorna, era passata da un pezzo; ma la sua sera era più cupa della notte.”

Questo meraviglioso incipit appartiene al racconto Mumù, di Ivan Turgenev, la cui uscita editoriale per Adelphi nella traduzione di Tommaso Landolfi non è recente: e ancora più lontana nel tempo è la redazione di questa perla letteraria, ambientato com’è il racconto nella Russia ottocentesca della servitù della gleba, a tutti gli effetti una schiavitù, che verrà abolita solo nel 1861. E allora perché ricordare questo libriccino?

Per trovare sollievo dalle notizie di cronaca che riportano la strage di cani in Turchia, in seguito alla “legge massacro” approvata il 31 luglio 2024 dal parlamento turco. Chiudo i social, con le loro foto di cani morti dentro sacchetti di plastica neri, e rileggo Mumù, perché Mumù è un cane, anzi, “una bella cagnetta di razza spagnola, con lunghe orecchie, coda folta a tromba e grandi occhi espressivi.” Il suo “proprietario” – termine quanto mai inappropriato – era un sordomuto, Gerasim, che era proprietà – stavolta il termine è adeguato – di una signora russa, che abbiamo cominciato a conoscere nell’incipit.

Lo schema narrativo può sembrare troppo semplice: da una parte il sordomuto Gerasim, un gigante che lavora per quattro, che la signora ha strappato dalla sua vita in campagna per portarselo in città, immerso nel silenzio, dove non sente abbaiare, né altri rumori: è il “buono” del racconto. E’ di nessuna parola, e il suo corpo massiccio è un poco inquietante, quanto la sua anima è gentile e ferma: alla ragazza che le piaceva, e che la padrona dà in moglie a un altro, regala un fazzoletto di cotone rosso. Il gesto accompagna la ragazza nella sua nuova destinazione con il marito beone, e la fa piangere.

Dall’altra parte abbiamo la signora che, fin dall’incipit, è inequivocabilmente il personaggio “cattivo”: si circonda di servitù, non di amici, servitù che deve capire che aria tira, perché la padrona è lunatica e malfidente, ricca di malcontento e di noia, malata di nessun male oltre a se stessa.

Tuttavia lo svolgimento del racconto è talmente sublimato dall’arte narrativa di Turgenev e dalla traduzione di Landolfi, che era a sua volta uno scrittore di grande levatura, che quando chiudiamo il libro, anche se è stata dura arrivare fino alla fine, la nostra anima ne esce consolata, con il pensiero ancora a lungo rivolto a questa coppia “bella” – sto parlando ovviamente di Gerasim e Mumù: un essere umano e il suo cane.

Riapro dunque i giornali online e i social, e vedo che il randagismo è un problema che non si riesce a risolvere. Ce n’è in abbondanza nel sud d’Italia tanto che alcune volontarie dell’Enpa hanno portato sette randagi al sindaco di Carini dicendogli: adesso sono tuoi. Sono state portate via dalle forze dell’ordine e denunciate. E poi ricordo ancora la strage di cani a Sciacca, sempre in Sicilia: avvelenati una quarantina o forse più. Perché? Perché si può fare impunemente.

E invece, dall’altra parte del paese, in Friuli, per adottare un cane si va al rifugio comunale, nessun cane è adottabile, per questo o quel motivo, quindi uscendo si arriva nella parte della struttura che è un allevamento di cani di varie razze. Ecco, lì il cane si può acquistare senza problemi. E’ successo a una mia amica, che ha denunciato la cosa: ma tanti non denunciano e rinunciano, oppure il cane lo prendono da qualche associazione del sud, e arriva con la “staffetta”.

Cerco di non pensarci più: potrei portare i miei cani al campetto cinofilo, e mentre loro si divertono, leggere un buon libro, una novità però, voglio qualcosa di leggero… Consigli?

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!
Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti