Ottobre e novembre sono i mesi di apertura delle grandi mostre dedicate all’arte. Tante le inaugurazioni, specie sui capolavori pittorici, che percorrono in lungo e in largo la nostra penisola. Fra la visione di un Picasso o di un Matisse, abbiamo voluto selezionare una decina di esibizioni che rappresentano percorsi meno noti, da scoprire intimamente. Sono in gran parte mostre fotografiche, retrospettive, opere uniche o installazioni immersive. Tappe ricercate che possono integrare la conoscenza dell’arte con spunti di riflessione sull’oggi.
1 – “Light Cycles”, Milano
Una passeggiata notturna tra installazioni artistiche multisensoriali per connettersi con la natura. Quando le luci della sera calano sulla città, la natura si rivela. Milano si prepara ad accogliere, dal 25 ottobre fino alle feste natalizie, la prima tappa europea di “Light Cycles,” un’esperienza d’arte digitale, per la prima volta in Europa, creata da Moment Factory, studio internazionale di intrattenimento multimediale in collaborazione con Fever, piattaforma leader di experience dal vivo. Con ingresso serale da giovedì a domenica, si snoda un percorso notturno immersivo attraverso cinque installazioni artistiche multisensoriali che combinano luci, proiezioni e musica: una fusione di arte e tecnologia che guida i visitatori in un viaggio sensoriale per connettersi con la natura. Ogni opera d’arte è progettata per esaltare la bellezza naturale dell’Idroscalo di Milano. Questa esperienza immersiva integra arte e natura utilizzando projection mapping all’avanguardia, con effetti di luce e una scelta musicale composta appositamente per questo viaggio multimediale notturno. La colonna sonora originale di “Light Cycles” è realizzata dai Barr Brothers, band di Montreal celebre per l’innovativa fusione di folk, rock e blues. Ogni installazione racconta una storia unica per circa 45 minuti di percorso. Ispirata a studi che dimostrano i diversi modi in cui gli alberi possono comunicare, permette di scoprire il linguaggio segreto degli alberi attraverso una luce brillante e sussurri melodici.
2 – “Ivo Saglietti- Un fotografo in cammino”, Genova
Dal 14 novembre fino al 31 dicembre a Palazzo Grillo di Genova (primo piano) “Ivo Saglietti-Un fotografo in cammino” è la retrospettiva promossa da Archivio Saglietti Aps a cura di Giovanni Battista Martini e Federico Montaldo. Per ricordare, a un anno dalla sua scomparsa, il grande fotografo nella città in cui aveva scelto di vivere e che oggi ospita il suo archivio. La mostra presenta circa 40 fotografie “vintage” originali in bianco/nero di questo grande fotografo, schivo e silenzioso, sorretto da un forte senso etico. Saglietti ha da sempre orientato il suo sguardo e il suo obiettivo verso la parte più sofferente dell’umanità, percorrendo ed abitando le strade di Paesi in situazioni di crisi e di conflitto per raccontarne il dolore, ma anche la resistenza e la speranza. Le sue opere sono state esposte in sedi importanti in Italia e all’estero e i suoi reportage hanno conquistato il World Press Photo Award, uno dei premi internazionali più prestigiosi nel campo del fotogiornalismo. La retrospettiva genovese indaga e valorizza il prezioso contributo di Saglietti al fotogiornalismo italiano e non solo: un lavoro profondo, mai autocompiaciuto, sempre rispettoso quanto duro e diretto: drammaticamente attuale nelle domande che ancora pone e nei temi che ha affrontato in oltre quarant’ anni di attività. La guerra e le sue conseguenze sulla popolazione civile, le migrazioni e le frontiere, le grandi questioni del cibo e dell’acqua, i nuovi sfruttamenti della manodopera. Dalle tante guerriglie centro e sudamericane degli anni ’80 al Medio Oriente Un cammino di scatti rigorosamente in bianco e nero in cui ogni foto è una domanda, una narrazione, una testimonianza per immagini del suo aver voluto essere testimone delle tragedie del genere umano cosi come della sua cecità.
3 – “Respiro”, Milano
Un murale d’autore per ridare “respiro” alla città: l’arte sostenibile di Gianluca Patti arriva alla Cittadella degli Archivi di Milano. Il murale “Respiro”, realizzato dall’artista Gianluca Patti, è un intervento artistico che unisce arte e sostenibilità e invita a riflettere su come migliorare la qualità della vita in città, trasformando lo spazio urbano in un manifesto di consapevolezza ambientale. L’artista lascia la sua impronta attraverso un’opera che non solo racconta la sua visione personale e i suoi ricordi d’infanzia, ma guarda anche a un futuro più green con la sua particolarità. La scelta di utilizzare vernici ecosostenibili che, grazie a una speciale nanotecnologia di ultima generazione, sono capaci di disgregare in modo naturale i principali agenti inquinanti presenti nell’aria per un equivalente di cinque nuovi alberi piantumati. Un intervento artistico vuole agire come un invito a prendere coscienza della questione ambientale, una vera e propria “call to action” indirizzata a cittadini e istituzioni.
4 – “Fotografia e femminismi”, Ravenna
Fino al 15 dicembre “Fotografia e femminismi. Storie e immagini dalla Collezione Donata Pizzi” è una mostra collettiva a cura di Federica Muzzarelli, che mette in dialogo il lavoro di diverse generazioni di fotografe e artiste del panorama italiano degli ultimi cinquant’anni. La collettiva, a ingresso libero, focalizza l’eredità culturale, lo sviluppo e i mutamenti dell’immagine e della presenza delle donne nella società attraverso quattro nuclei tematici: album di famiglia, identità di genere, stereotipi e spazi domestici, ruoli e censure sociali. Attraverso un montaggio che ne rivela concretamente continuità e dissonanze propone i lavori di artiste quali Liliana Barchiesi, Lisetta Carmi, Lucia Marcucci, Paola Mattioli e Tomaso Binga, e quelli di Martina Della Valle, Giulia Iacolutti, Moira Ricci, Alessandra Spranzi e Alba Zari. La mostra è anche il focus sull’iniziativa pionieristica e lungimirante di Donata Pizzi, che ha portato avanti un percorso di valorizzazione del lavoro delle donne artiste e fotografe italiane: un patrimonio storico e culturale eccezionale. Completano la mostra la riproduzione di alcune maquette dell’iconico volume collettivo femminista “Ci vediamo mercoledì. Gli altri giorni ci immaginiamo” (1978) e una selezione di pubblicazioni e cataloghi che tracciano la storia espositiva della Collezione Donata Pizzi. La mostra è realizzata in collaborazione con il Gruppo di Ricerca Faf/Dipartimento delle Arti, Università di Bologna nel Progetto Prin 2020 “La Fotografia Femminista Italiana”.
5 -“Between Breath and Fire”, Bergamo
Gres Art 671, nuovo polo per l’arte e la cultura ricavato dalla riqualificazione di un luogo dismesso a Bergamo, sceglie la celebre artista serba, Marina Abramović, una delle figure più rivoluzionarie dell’arte contemporanea, per inaugurare la stagione autunnale. Con Fondazione Pesenti, ospita fino al 16 febbraio la mostra “Between Breath and Fire” a cura di Karol Winiarczyk. A Winiarczyk è stato affidato il compito di valorizzare l’intensità e il rigore del lavoro di Abramović creando un percorso espositivo che evidenzia la sua capacità di trasformare concetti astratti in esperienze fisiche e concrete. Un percorso immersivo nel meraviglioso universo di Abramović fra sperimentazione e avanguardia, ricerca della bellezza e studio dell’impatto sociale. La mostra si apre con l’installazione cinematografica “Seven Deaths”, un tributo di Abramović a Maria Callas, e si snoda in una selezione di trenta opere, sia recenti che storiche. Il giardino circostante diventa parte attiva della mostra grazie al paesaggio sonoro “Tree”, presentato nel 1972 al Centro Culturale Skc di Belgrado, che genera un dialogo tra spazio naturale e opera d’arte. La connessione tra respiro e fuoco che dà il titolo alla mostra ““Between Breath and Fire” è potente: ha segnato momenti performativi estremi dell’artista. Era il 1974 quando a Belgrado Marina Abramović diede fuoco a una monumentale stella a cinque punte, simbolo del regime di Tito. Il fuoco è l’incarnazione del cambiamento, la purificazione e la potenza distruttrice, ma anche creativa. Il respiro, invece, è l’elemento di esplorazione della resistenza del corpo e della capacità di trascendere il dolore e la paura.
6 – “Puccini – Opera meets new media”, Milano
L’Archivio Storico Ricordi e Bertelsmann portano al Museo del Teatro alla Scala la mostra inedita su Puccini e i media “Opera meets new media”. Si racconta l’impatto dirompente che i nuovi media dell’epoca, musica registrata e film, ebbero sull’industria dell’intrattenimento, sulla cultura e sulla società. Inaugurata a Berlino lo scorso aprile, la mostra è visitabile fino al 12 gennaio. In esposizione documenti dell’Archivio Storico Ricordi, tra cui gli abbozzi inediti per il duetto finale di “Turandot” che Puccini aveva con sé a Bruxelles prima di morire, e un’animazione che utilizza l’Intelligenza artificiale per ricreare le scenografie dell’opera incompiuta secondo le intenzioni originarie del compositore. In occasione del centenario della morte di Giacomo Puccini, la mostra, curata dal direttore scientifico dell’Archivio, Gabriele Dotto, e dalle musicologhe Christy Thomas Adams e Ellen Lockhart, racconta una svolta epocale nel mondo dell’opera e delle industrie culturali. Dall’introduzione della mostra: “Primo Novecento: il mondo sta vivendo una trasformazione senza precedenti. Nuove tecnologie considerate fino a pochi anni prima semplici curiosità diventano parte integrante della quotidianità della società occidentale; il grammofono, per esempio, porta la musica e il teatro direttamente nelle case scuotendo dalle fondamenta l’esperienza d’ascolto e fruizione di un genere come l’opera. Poi, l’espansione del cinema”. Quali impatti avranno le sfide della modernità sull’editoria, sui diritti d’autore, sul teatro dal vivo? I materiali esposti e le installazioni descrivono le sfide dei nuovi media dell’epoca sul diritto d’autore, la costruzione del “brand” Puccini e i viaggi transoceanici del compositore per la promozione delle sue opere. Una delle sezioni più coinvolgenti permette di ammirare alcune scenografie della Turandot, l’ultima opera (incompiuta) di Puccini, ricreate con l’Intelligenza artificiale.
7 – “Da Arturo Martini a Andy Warhol- Il Novecento nelle Collezioni Crédit Agricole Italia”, Milano
Alla Galleria Crédit Agricole – Refettorio delle Stelline fino al 14 dicembre un tour tra le migliori opere d’arte del Novecento dalle Collezioni di Crédit Agricole Italia. Una rassegna che raccoglie una sessantina tra opere di pittura, scultura e design di alcuni degli autori novecenteschi più innovativi, noti e rappresentativi, tra cui Andy Warhol, Arturo Martini, Max Ernst, Emilio Vedova, Ennio Morlotti, Roberto Crippa, Gianni Dova, Giuseppe Terragni, Pietro Consagra, Daniel Spoerri, Victor Brauner, Ettore Sottsass Jr., Sebastián Matta, William Congdon, Wifredo Lam, Novello Finotti, Marino Marini, Alessandro Pomi, Renato Guttuso, Francesco Messina, Graham Vivian Sutherland e Arnaldo Pomodoro. La mostra “Da Arturo Martini ad Andy Warhol. Il Novecento nelle Collezioni Crédit Agricole” ruota intorno al polo oppositivo complementare di due “Cenacoli”, quello appunto di Andy Warhol ispirato all’Ultima Cena leonardesca e quello intimista ed enigmatico dipinto da Alessandro Pomi nel 1931 con l’obiettivo di offrire ai visitatori un “Grand Tour” attraverso molteplici esperienze artistiche del “secolo breve”. Nell’allestimento della mostra, nomi di prima rilevanza a livello nazionale, europeo e mondiale si alternano in una visione curatoriale nella storia dell’arte del Novecento impreziosita dall’eccezionale qualità prospettica dell’involucro architettonico che custodisce la rassegna, lo spazio dell’ex Refettorio delle Stelline.
8 – “Please do not sit”, Milano
“Please do dot sit” è una mostra personale dell’artista Shlomo Harush, alla Nilufar Gallery di Milano. Nina Yashar, fondatrice di Nilufar, cura una selezione di nuove opere che manipolano e modificano gli oggetti e materiali instaurando un dialogo unico negli spazi della galleria. Shlomo Harush (1961) ha sperimentato vari media per creare un’arte trasformativa e multidisciplinare che rappresenta la condizione umana nel suo stato di metamorfosi perpetua. Le sue installazioni, sculture, disegni e opere multidisciplinari sono espressione delle infinite possibilità di esplorazione creativa: incarnano la sua percezione del mondo, combinata con la potente forza che esercita fisicamente per modellare e trasformare il lavoro. La luce e l’ombra, quando si fondono con le sue opere, creano momenti metamorfici, mentre i disegni si trasformano in sculture e le sculture tornano a essere disegni. Le dimensioni fluiscono senza soluzione di continuità l’una nell’altra, immateriali ma percepibili. Questa indefinitezza consente alle sue opere di indulgere nel movimento, con il semplice flusso d’aria che gioca con la luce. Acclamato per la trasformazione di materiali comuni come alluminio, bronzo e acciaio in esperienze artistiche, evidenzia il ruolo centrale del materiale con forme che sono ingenue, primitive. Per questa mostra Shlomo ha creato una serie di installazioni e opere che attenuano i confini tra arte e funzione, tra disegno bidimensionale e scultura tridimensionale, tra parole, idee e materiale. Lavora con leghe di rame per incidere e dare forma al materiale. Il suo uso del filo di ottone crea un disegno tridimensionale in cui il filo, invece di una matita, traccia una linea continua.
9 – “Fratello Sole, Sorella Luna”, Firenze
I costumi di Danilo Donati dal film del 1972 di Franco Zeffirelli in una mostra a cura del Presidente della Fondazione Zeffirelli Pippo Zeffirelli e del direttore della Fondazione Cerratelli Diego Fiorini, con il contributo di Gelsi Costumi d’Arte. Fino al 30 novembre la sala della musica della Fondazione Zeffirelli di Firenze ospita la mostra dei Costumi disegnati da Danilo Donati per il film “Fratello Sole, Sorella Luna” di Franco Zeffirelli. L’allestimento mette a disposizione dei visitatori oltre 70 costumi originali indossati durante le riprese del film “Brother Sun, Sister Moon” diretto da Franco Zeffirelli con Graham Faulkner e Judi Bowker, Alec Guinness e Valentina Cortese, realizzati da Casa d’Arte Cerratelli. Per la prima volta, dopo oltre 50 anni, i costumi di scena saranno visibili al pubblico in un’unica esposizione che raccoglie gli elementi più significativi dell’intera produzione. Gli abiti esposti rendono omaggio al grande maestro costumista Danilo Donati, già Oscar per i costumi di Romeo&Giulietta di Franco Zeffirelli. Il film “Fratello Sole Sorella Luna” valse a Franco Zeffirelli il David di Donatello per la regia e la candidatura all’Oscar per la miglior regia. La mostra temporanea è visitabile con il biglietto intero d’ingresso al Museo Zeffirelli. Non sono previste riduzioni.
10 -“Quello che vedete non è né cibo, né arte”, Milano
Nella società contemporanea il cibo ha assunto e assume nuove caratteristiche. Riprodotto costantemente da immagini che popolano i media e i social network, è oggi paradigma della spettacolarizzazione della vita quotidiana. Seguendo l’aforisma di Daniel Spoerri che dà il titolo alla mostra collettiva alla Galleria Gaburro di Milano, l’esposizione ricostruisce un dialogo intergenerazionale e intermediale a partire dall’artista romeno, che conserva e preserva scene di vita ordinaria facendo riferimento alle ritualità spettacolari del consumo dei pasti o di qualsiasi azione. Inserendosi in un’ampia riflessione sulla quotidianità, sulla ritualità, sull’alchimia e sul cibo (“sul cibo, con e senza il cibo, attraverso il cibo e il corpo”), quattro artisti contemporanei declinano un aspetto della poetica di Spoerri. “Quello che vedete non è né cibo, né arte” esplora l’immaginario di Daniel Spoerri con un percorso di 27 opere che, fino al 31 gennaio, sfidano la percezione dei visitatori intrecciando presenza e assenza, reale, iperreale e surreale. La mostra, curata da Matteo Scabeni con lavori firmati da Iain Andrews, Leda Bourgogne, Nebojsa Despotovic, Daniel Spoerri e Malte Zenses, interpreta l’alchimia della tavola, dove tutto è una trasformazione costante e ripetuta della realtà. Daniel Spoerri ha segnato una svolta nella storia dell’arte preservando scene di vita quotidiana, come i rituali legati al consumo dei pasti. La sua pratica, in linea con il Nouveau Réalisme consiste nel repêchage di oggetti consunti, de-contestualizzandoli per renderli altro. Nei suoi tableau-piège (quadri trappola), ricostruisce le architetture delle tavole imbandite, intrecciando simbolismi e suggestioni intime e biografiche.