Il re di Interlagos è olandese e si chiama Max Verstappen. Una prestazione da urlo quella dell’olandese che non vinceva da giugno a Barcellona e che dal 17° posto ha chiuso davanti a tutti, con un vantaggio di 19 e 22 secondi sulle Alpine di Ocon e Gasly, incredibilmente sul podio. Russell (4°) ha preceduto Leclerc (l’inglese ha però una doppia penalizzazione in corso), poi le deludenti McLaren di Norris (6°) e Piastri (8°). Nel mezzo Tsunoda, 7° e davanti all’australiano per la sanzione di 10 secondi dopo il contatto del numero 81 con Lawson (9°). La Mercedes di Hamilton ha chiuso la top-10 di un soffio su Pérez (11°), anche se il team delle Frecce d’Argento è investigato per pressione irregolare delle gomme.

La gara – Sarà simpatico Lando Norris, non c’è che dire, ma vincere il Mondiale è un’altra cosa. Quella è più roba da Verstappen che, nonostante i tentativi (a vuoto) di penalizzarlo da parte della Fia, ha risposto col pedale sull’acceleratore per prendersi una vittoria che mancava da 10 GP. Partiva 17° Max, dopo l’uscita di oggi nel Q2 (tra grandi polemiche per l’ennesimo timing di bandiera rossa in ritardo messo dalla Fia), poi si è sbarazzato di sette piloti al via, è arrivato sesto dietro a Leclerc e quindi è stato favorito dalla bandiera rossa messa per Hulkenberg — squalificato per essere ripartito su aiuto dei commissari (una sanzione del genere non si vedeva da Canada 2007 con Massa e Fisichella) — superando in un solo colpo Norris e Russell. Ripartito dietro a Ocon, lo ha passato subito e ha poi salutato tutti, a voler ribadire che il re è lui, e non solo sul bagnato.

Con un ritmo umiliante per tutti, con la pista via via finita più asciutta nel finale di gara, Verstappen ha umiliato tutta la concorrenza, tra 1’20” alti e 1’21” bassi. Un ritmo da otto decimi al giro sul povero Ocon, a cui vanno fatti gli applausi per una gara perfetta. Per un attimo ha sognato la vittoria, a bordo di una Alpine molto veloce sul dritto. Un successo che gli manca dal GP d’Ungheria 2021, protetto allora dall’ex compagno Alonso dal ritorno della Mercedes di Hamilton. Può comunque andare a casa entusiasta, insieme al suo team, già rivitalizzato dalla cura di Flavio Briatore, che gode anche per il terzo posto di Gasly. Mai fatti così tanti punti in stagione rispetto a quelli contati fino a prima del Brasile (16), per un grande balzo nei Costruttori che ha permesso alla scuderia di Enstone di superare in un boccone Williams e Racing Bulls.

Ma i riflettori sono tutti per Verstappen che in Brasile, di fronte ai tifosi che speravano in una vittoria del cittadino onorario Hamilton (in pista prima della gara con la McLaren 1990 di Senna), ha regalato una delle prestazioni migliori della sua carriera. Una rimonta tipo quelle che si sono viste l’anno scorso, come in Ungheria o a Monza. Un messaggio netto lanciato a Norris che dopo stasera dirà addio (anche se non aritmeticamente) al suo Mondiale. La McLaren è la vera delusione di questo weekend, nonostante fosse la favorita. Norris non è pronto a lottare per il Mondiale — deve ancora sapere se prenderà penalità per la procedura di partenza sbagliata al via di gara — e un Piastri confusionario si è beccato 10 secondi nel contatto con Lawson.

Ha deluso anche la Ferrari, ma si sapeva in partenza che non fosse la sua gara. Sainz ha collezionato carambole e non ha mai avuto il ritmo per stare davanti. Leclerc ha fatto fatica come il suo compagno a rimanere in pista sullo scivoloso asfalto di Interlagos, con evidenti problemi di messa in temperatura delle gomme, specie quelle posteriori. Perlomeno è stato bravissimo alla ripartenza di gara, superando Russell e Norris, ed è finito davanti al duo McLaren. Il divario in classifica costruttori sulla McLaren non è alla fine così ampio rispetto. Tra gli altri piloti, da applausi Tsunoda, ingiustamente penalizzato dalla bandiera rossa di Hulkenberg (dopo la strategia azzeccata delle full wet qualche giro prima), ma anche Lawson (9°), che ancora una volta ha dimostrato di meritare la Red Bull più di Pérez, 11° nel finale confuso e superato anche da Hamilton.

Hamilton, meno parole e più fatti – Nel sabato pomeriggio brasiliano lo si era visto andare da Stefano Domenicali, ripreso dalle telecamere quasi come fosse un attore mentre protestava sulle mancate qualifiche disputate. “Dateci termocoperte e gomme full wet da bagnato migliori e possiamo competere”, diceva Hamilton, che quando però domenica si è trovato a disputare qualifiche e corsa sul bagnato ha faticato come non mai, eliminato in Q3 e poi bruciato alla “S” di Senna da Colapinto. Il momento più emozionante di un GP anonimo (l’ennesimo di stagione) è stato aver guidato la McLaren 1990 dell’idolo Ayrton Senna, poi il nulla.

Fia, così non va – Nuvole nere come quelle sopra Interlagos le ha viste anche la Fia che per l’ennesima volta ha dimostrato di non capirci nulla, prendendo decisioni ingiuste contro Verstappen, quasi a voler riaprire volontariamente il Mondiale Piloti favorendo Norris. La confusione è iniziata sabato con il ritardo della Virtual dopo il ritiro nella Sprint della Haas di Hulkenberg: un paio di giri persi che hanno dato la possibilità al duo McLaren di scambiare le posizioni di vertice facendolo prima che Max attaccasse Piastri sul rettilineo. Stessa cosa nella mattinata di domenica durante le qualifiche con l’ennesima bandiera rossa a fine Q2 quando l’olandese stava terminando il giro e si stava migliorando. Per non parlare della procedura di partenza sbagliata in gara da Norris che ha tratto in errore altri piloti: non si può decidere di investigare un pilota solo dopo la gara, con tutto questo ritardo.

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