Politica

Anche il pluralismo è un valore. Ne parlo ne ‘L’incanto del mondo’

Lunedì 4 novembre, alle 18, al mitico Caffè San Marco di Trieste, dove Claudio Magris ha inventato la Mitteleuropa, presento il mio ultimo libro, L’incanto del mondo. Un’introduzione al pluralismo (Meltemi, Milano, 2024, 257 pp., 20 €). Ogni libro è bello a papà suo, e Trieste non è proprio dietro l’angolo, ma lo presenterò anche altrove, e qui vi fornisco un assaggio, tratto dal Prologo intitolato programmaticamente “Il mondo è bello perché vario”: così, tanto per prenderci gusto.

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Non so che effetto faranno al lettore di oggi le parole che sto per citare; io ne sono rimasto stregato sin dalla prima volta che le ho lette […]. Quel che mi ha sempre folgorato […] è il passo [di Max Weber] sul politeismo dei valori […] che metteva in guardia contro la fede cieca nella verità scientifica – un valore [come gli altri], dopotutto –, ma che poi ha ispirato a Isaiah Berlin il pluralismo dei valori, facendo su di me un altro effetto. Mi ha indotto a riproporre, in vesti profane, quasi pagane, una teoria aggiornata del pluralismo: la consapevolezza che, in un mondo sempre più complesso, anche i valori possono solo essere plurimi, confliggenti, e richiedere continui compromessi.

[…] Di questo, se non altro, oggi siamo certi: che qualcosa può essere sacro non solo senza essere bello, ma proprio perché e in quanto non è bello […]; che qualcosa può essere bello non solo senza essere buono, bensì in quanto non è tale, come abbiamo imparato da Nietzsche, e come troviamo illustrato nelle Fleurs du mal [di] Baudelaire […]; ed è infine una verità di tutti i giorni che qualcosa può essere vero sebbene e in quanto non sia bello, né sacro, né buono. Ma questi sono soltanto gli esempi più elementari di tale conflitto tra gli dèi che presiedono ai singoli ordini e valori. […] Avviene come nel mondo antico, ancora sotto l’incantesimo dei suoi dèi e dei suoi demoni: come i greci sacrificano ora ad Afrodite e ora ad Apollo, e ciascuno in particolare agli dèi della propria città, così è ancor oggi, senza l’incantesimo […].

Proprio “pluralismo”, mi sembra, è oggi il nome più adatto, meno usurato del novecentesco “democrazia”, per l’unico modus vivendi possibile fra valori differenti. Valore anch’esso, il pluralismo, non mero fatto: come […] giustizia, diritti, democrazia e libertà, analizzati nei primi quattro capitoli del libro. […] Proprio il pluralismo, più in generale, è l’ultima trincea contro l’assalto populista, nativista e fondamentalista oggi condotto contro la liberaldemocrazia occidentale: l’unica rimasta degna del nome “democrazia”, fra l’altro. Trincea giuridica, ma non formalista: il pluralismo/politeismo dei valori qui proposto, al contrario, tenta di rimediare al disincanto del mondo diagnosticato da Weber (Gauchet 1985) con un re-incanto cui cooperino scienza, etica, estetica e religione.

Cosa possa significare questa proposta lo vedremo nell’ultimo capitolo, dedicato al pluralismo. Qui vorrei anticiparlo così: pur vivendo nelle società più ricche, sicure e libere di tutti i tempi, noi occidentali-e-contemporanei siamo quotidianamente visitati dagli incubi. Riscaldamento globale, digitalizzazione, migrazioni, la stessa triade populismo-nativismo-fondamentalismo, oggi persino la guerra ai confini dell’Europa, guerra altrove mai veramente finita, sono rischi concreti, perché derivano dall’unica legge bronzea che regge l’evoluzione: l’aumento continuo della complessità, sino al limite dell’entropia.

Ci sono due modi diversi, però, di affrontare questa deriva. Uno è il modo apocalittico dominante, che contagia anche i giovani e produce solo senso di impotenza, indifferenza, disincanto: così va il mondo, che ci possiamo fare? L’altro ricorda quanto Friedrich Nietzsche chiamava amore del destino (amor fati), Weber missione quotidiana, e che qui viene ribattezzato re-incanto: facciamocela piacere, questa complessità, la varietà è bella, tanto da riscattare tutto il dolore che produce. Dopotutto, compiere il proprio dovere, di giurista o di spazzino, non è così difficile: basta seguire, come Weber, il demone che regge i fili delle nostre vite.