L’abilismo che colpisce le persone con disabilità lo si trova un po’ ovunque, lo si può vedere chiaramente o a volte è sottilmente nascosto. E’ qualcosa che riguarda non solo i comportamenti dei singoli individui, ma l’organizzazione della società in cui viviamo. Tornano a parlare di abilismo le sorelle Maria Chiara (1991) e Elena Paolini (1995), attiviste con disabilità motoria di Senigallia, nel loro secondo libro intitolato “Che brava che sei! 8 storie di abilismo quotidiano” (Edizioni Laterza, pag.180, euro 16,00).
Entrambe scrivono sul blog Witty Wheels di disabilità e giustizia sociale con un’ottica femminista basata sui Disability Studies e si occupano da diversi anni di formazione su questi temi, oltre ad essere seguite da migliaia di persone sui loro profili social di Facebook e Instagram. “Che brava che sei! è un saggio a fumetti per cui abbiamo collaborato con l’illustratrice editoriale e scientifica Claudia Flandoli che vive e lavora in Inghilterra. Specifichiamo che non è un libro per bambini” dicono a Ilfattoquotidiano.it le autrici.
I capitoli parlano, nell’ordine, di relazioni e sessualità, di abilismo interiorizzato delle stesse persone con disabilità, del carico di lavoro extra legato alla condizione di disabilità, del disability pride, di scuola e università, dell’assistenza personale, di cinema e disabilità oltre che di abilismo nelle sue varie sfaccettature. “È un fumetto – spiegano le attiviste marchigiane – composto da otto storie che svela i pregiudizi e l’oppressione strutturale che circondano ogni giorno le persone con disabilità. Senza tralasciare qualche strategia e soluzione per combatterli”. E, da lettori, possiamo testimoniare che cerca di farlo con una buona dose di intelligenza e ironia.
Il loro primo libro, uscito nel 2022, si intitolava “Mezze persone” e raccontava che cos’è l’abilismo, la discriminazione e lo stigma nei confronti delle persone con disabilità, spiegando come riconoscerlo e perché è un’oppressione molto profonda.
Abilismo e scuola – Uno dei primi ambiti in cui un bambino con disabilità affronta l’abilismo è la scuola, un ambiente che dovrebbe essere protetto, accogliente e inclusivo per chiunque ma che spesso non è pensato per tutti i tipi di corpi-menti. Nel capitolo sono presenti varie storie di studenti con disabilità che si trovano di fronte insegnanti che li sottovalutano e che si aspettano poco da loro, scuole piene di barriere architettoniche, gravi difficoltà a partecipare alle gite scolastiche come tutti gli altri compagni di classe. Vengono anche citate esperienze specifiche che variano in base al tipo di disabilità (ad esempio persone sorde, persone cieche, che usano una carrozzina o con disabilità intellettive).
Partendo dall’esperienza a Londra di Elena Paolini, si parla anche di università, in cui spesso gli studenti con differenti disabilità non possono concentrarsi solo sullo studio ma sono costretti a impegnarsi anche nelle questioni legate all’accessibilità, cercando di sopperire alle carenze, alle barriere e ai pregiudizi. “In questo capitolo vogliamo mettere in luce alcuni gravi problemi del sistema educativo” spiegano le sorelle Paolini. “A scuola e all’università l’abilismo si manifesta potenzialmente in tantissimi modi: basse aspettative, svalutazione, esclusione, dove gli edifici scolastici italiani sono pieni di barriere architettoniche e sensoriali, fino a vere forme di segregazione, dato che esistono ancora le cosiddette aule H dove gli studenti disabili passano tantissimo tempo”.
Il “lavoro nascosto della disabilità” – In questo capitolo si segue un intero weekend di Maria Chiara Paolini che vorrebbe godersi il fine settimana libero, rilassarsi e divertirsi, ma si trova a doversi barcamenare in mezzo a un sacco di lavoro arretrato e di lavoro extra che le capita man mano nel corso della giornata. Si tratta di un carico di lavoro tutto legato, in un modo o nell’altro, alla disabilità, che viene definito nel libro “lavoro nascosto della disabilità”.
Maria Chiara finisce per trascorrere questo weekend un po’ mettendosi in pari con la farraginosa burocrazia necessaria per accedere ai servizi essenziali per la sua qualità di vita, un po’ informandosi sull’accessibilità di luoghi che vorrebbe visitare tramite snervanti telefonate agli addetti, e addirittura comprando una rampa di tasca propria, e perde un sacco di tempo a cercare parcheggi per persone con disabilità, dato che sono quasi tutti occupati. “L’abilismo vede le persone disabili come qualcosa di superfluo, un’eccezione, qualcuno che non ci si aspetta, un “peso” per la società, per cui non vale la pena investire risorse”, sottolineano le attiviste. “In quanto persone disabili che vivono in una società, di fatto, non pensata per persone disabili o pensata per escluderle, ci troviamo a dover sopperire di persona, con le nostre risorse, tempo, energie, alle mancanze della società e a contrastare le discriminazioni”.
Abilismo e relazioni d’amore – Se per strada una persona con una disabilità visibile bacia il proprio partner, c’è ancora gente che rimane stupita. C’è chi invece scambia i partner per fratelli o sorelle della persona con disabilità, che non concepisce che una persona con disabilità possa avere dei figli e crearsi una famiglia o anche chi considera i partner delle persone disabile come “santi” o “eroi”. In questa storia vengono raccontate attraverso i fumetti numerose situazioni di questo tipo. Secondo una concezione abilista, una persona disabile è una pessima scelta di partner. “Avere una relazione con una persona disabile può essere malvisto, esiste ancora un forte stigma intorno a determinate coppie in cui una persona è disabile e l’altra no” affermano Elena e Maria Chiara.
Nel capitolo viene descritto che può capitare anche che le persone con disabilità trovino partner che vogliono tenere nascosta la relazione e non farla uscire alla luce del sole, temendo il giudizio di amici, familiari e conoscenti, oppure che mettono in atto il tira e molla ambiguo di chi sente forte il peso delle aspettative sociali e fa fatica a prendere una decisione. E’ illustrata una varietà di situazioni più o meno sfumate tramite storie di amici con diverse disabilità che si confidano l’un l’altro le proprie esperienze.
La sfida che ne emerge è quella di provare a districarsi in una società così giudicante, fregandosene del giudizio altrui e dello stigma sociale e godendosi le proprie relazioni. “Si parla poco e si conosce poco di abilismo e relazioni amorose” commentano le autrici. “L’abilismo in questi casi si può manifestare nella svalutazione e nelle basse aspettative verso le persone disabili, tanto da non considerarle partner come gli altri. Da notare anche che questo non riguarda solo le relazioni amorose: anche quando si tratta di relazioni amicali possono emergere narrazioni e dinamiche di questo tipo. L’abilismo in cui siamo tutti quanti immersi”, concludono, “si insinua anche nelle relazioni interpersonali e secondo un’idea abilista chi ha una disabilità non può apportare molto a una relazione, di qualsiasi tipo”.