Ambiente & Veleni

Spagna, nuova allerta rossa nel Sud. Re Felipe, Sanchez e il governatore Mazón contestati con lanci di fango. Premier colpito con un bastone

Una giornata di visite ufficiali in uno dei comuni più colpiti, Paiporta, terminata prima del previsto a causa di pesanti proteste. Il re di Spagna Felipe VI, la moglie Letizia, il capo del governo Pedro Sanchez e il governatore della Comunidad valenciana Carlos Mazón (da giorni nel mirino per non avere dichiarato l’emergenza), erano arrivati nel comune spagnolo, ma sono stati contestati da persone che hanno lanciato fango, bastoni e bottigliette al grido di “assassini“. Sanchez è stato anche colpito alle spalle con un bastone, ha ricevuto spinte, fischi e insulti. A un’auto della sua delegazione sono stati rotti i finestrini, e tre persone della sua scorta e di quella del re Felipe e Letizia sono rimaste ferite in maniera lieve. A quel punto, la tensione è stata talmente alta da decidere di annullare la successiva visita a Chiva.

Il tutto mentre a Valencia non si esaurisce la preoccupazione, e torna l’allerta per le forti piogge. I soccorsi sono ancora impegnati a ripulire città e paesi, svuotare i locali ancora invasi dall’acqua e a cercare di rintracciare le centinaia di persone ancora disperse, con le vittime che intanto sono salite a 217, ma scatta di nuovo l’allerta rossa nella costa meridionale: “Nelle prossime ore in questa zona potrebbero verificarsi temporali di forte intensità, oltre 90 litri al metro quadrato in un’ora. In linea di massima non si tratterà di rovesci molto persistenti. Pericolo estremo. Stai molto attento”, si legge nell’account X dell’Agenzia meteorologica statale (Aemet). “Possibili straripamenti di canali e allagamenti. Il pericolo è estremo! Non viaggiare se non strettamente necessario”, comunicano le autorità alla cittadinanza.

Di nuovo allerta arancione, invece, sulla costa e nell’entroterra settentrionale di Castellón con le precipitazioni potrebbero raggiungere i 150 litri per metro quadrato in 12 ore. La preoccupazione sale nelle ore di maggiore intensità, anche se l’allerta sarà attiva dalle 9 alle 23.59 di domenica. Secondo l’agenzia, i temporali potrebbero essere accompagnati anche da grandine. Nel comune valenciano di Carcaixent le conseguenze di questo nuovo evento atmosferico si vedono già: in quattro ore lì sono caduti già 41 litri di pioggia per metro quadrato. Sei comunità rimangono in allerta arancione o a rischio significativo nelle aree della Catalogna (Tarragona), Murcia (Valle del Guadalentín, Lorca, Cartagena, Marrazón e Águilas) e nell’intera Comunità Valenciana. Intanto Aemet, l’ente del meteo statale spagnolo, ha revocato tutti gli allarmi di pioggia e tempesta attivati da questa mattina ad Almería.

L’apprensione, oltre che per la nuova pioggia attesa nelle prossime ore, è per il rischio concreto che il numero delle vittime possa continuare a salire vertiginosamente. I sommozzatori si sono infatti immersi nell’enorme parcheggio sotterraneo del più grande centro commerciale di Valencia e hanno già parlato di un “cimitero sott’acqua“. Ci vorranno almeno 36 ore per drenare l’acqua che lo ha riempito totalmente, nonostante si tratti di un’area da 5.800 posti auto.

Le contestazioni – Dalle immagini trasmesse da emittenti televisive si vede Re Felipe circondato da persone che gli si sono avvicinate per parlargli nonostante il cordone di sicurezza che comunque tiene a distanza la folla. Il sovrano ha cercato anche di ripararsi con alcuni ombrelli mentre risponde ad alcune persone presenti: “Non credete a tutto ciò che viene pubblicato perché ci sono un sacco di informazioni tossiche diffuse da molte persone interessate a questo, in modo che ci sia il caos”, ha detto re Felipe, aggiungendo più tardi di “comprendere la rabbia e la frustrazione” delle persone colpite dalle inondazioni.

“Voglio esprimere tutta la nostra solidarietà e il riconoscimento dell’angoscia, della sofferenza e del bisogno di certezza di molti abitanti di Paiporta e del resto di Valencia“, ha dichiarato invece Sanchez dopo l’incontro con il Centro di Coordinamento Operativo Integrato (Cecopi), durante il quale ha ringraziato i volontari per il loro lavoro di solidarietà e ha respinto gli atti di violenza delle contestazioni. “Rifiutate qualsiasi tipo di violenza che possa essere perpetrata come quella a cui abbiamo assistito oggi”, ha aggiunto. “Non devieremo dal nostro obiettivo nonostante alcune persone violente assolutamente marginali” perché “l’obiettivo principale è salvare vite umane, recuperare i corpi di coloro che potrebbero essere morti a causa di questa tragedia e impegnarsi per la ricostruzione”, ha spiegato il presidente.

Migliaia di militari e poliziotti sul territorio – Nell’area sono già intervenuti altri 5mila militari, come annunciato ieri dal premier. Sono in tutto 7.500 i membri delle Forze Armate impegnati sul territorio nella ricerca dei dispersi, ai quali si sono uniti 5mila fra agenti di polizia e guardia civile mobilitati dal ministero dell’Interno in aggiunta ai 5mila già presenti sul territorio. Secondo le autorità è stata ripristinata l’elettricità per il 94% delle utenze, ma 7mila persone restano ancora senza luce e in migliaia senza acqua.

Il governo ha comunque fornito un’informazione che limita un po’ la preoccupazione, dopo i dati usciti nelle scorse ore sulla stampa locale: “Non si stimano 1.900 dispersi, 1.900 è il numero di chiamate al 112 di familiari che non hanno notizie dei propri cari, ma in gran parte questo risponde alla mancanza di comunicazioni”, ha chiarito il ministro dell’Interno, Fernando Grande Marlaska ieri sera a Cadena Ser. “Stime del genere ci indurrebbero in errore e non generano fiducia”, ha aggiunto.