I campi e le verdure, la soddisfazione di vedere nei colori del raccolto la bellezza della fatica. Andrea Tommasi, 41enne torinese, aveva un’azienda agricola a Chiva, comune nella provincia di Valencia, devastata dall’alluvione che al momento ha provocato oltre 200 morti e un numero ancora imprecisato di dispersi. I campi e coltivazioni sono stati spazzati via dall’inondazione: lì dove c’erano le filiere di pomodori e melanzane c’è solo fango. “Sono vivo ho visto la morte in faccia … però sono vivo” ha scritto ieri l’imprenditore sul suo account Facebook.

“Ho visto la morte in faccia, è stato come un tornado che si è trasformato in uno tsunami. Una catastrofe che non si si può spiegare”. Quando l’acqua ha inondato i suoi campi e la casa “ho dovuto prendere i quattro cani e un signore che stava con me e portarli sul tetto, rischiando la vita. Siamo stati 8 ore sul tetto e poi altre 4-5 ore chiusi in uno sgabuzzino”, racconta Tommasi, contattato al telefono da LaPresse.

Arrivato in Spagna 12 anni fa, apre prima un bar, poi decide di trasferirsi in campagna per coltivare i nostri prodotti – dai pomodori San Marzano alle cime di rapa – nell’azienda Mi Huerta Italiana (Il mio orto italiano) con cui riforniva soprattutto la rete di ristoranti italiani di Valencia. “Ora non ho più niente, ho perso tutto“, aggiunge, parlando anche della situazione che riguarda l’intera zona: “Siamo disperati. Abbiamo solo tonnellate di detriti. A cento metri da casa mia ho trovato tre macchine con sei morti dentro, due per ogni auto. Un disastro, anche psicologico”.

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