In Italia il dibattito politico sull’argomento, caldissimo a livello globale dopo che la tassazione dei super ricchi è stata discussa anche al G20, è durato lo spazio di pochi giorni. Presto sopravanzato dalle polemiche sulla manovra del governo Meloni e i tagli previsti nei prossimi sette anni. A ritirare fuori la patrimoniale ci ha pensato però FiscoOggi, il quotidiano on line dell’Agenzia delle entrate. Che ha dato conto dei risultati emersi dal paper Taxing extreme wealth: what countries around the world could gain from progressive wealth taxes di Tax Justice Network, che simula l’applicazione in 172 Paesi dell’imposta temporanea di solidarietà spagnola. Quella tassa, con aliquote comprese tra l’1,7% e il 3,5% sullo 0,5% più ricco, farebbe incassare a livello globale 2.100 miliardi di dollari l’anno. Secondo la simulazione dei ricercatori Miroslav Palansky ed Alison Schultz, le entrate fiscali aumenterebbero mediamente del 7%.

L’imposta che ha ispirato lo studio è quella introdotta in Spagna nel 2022, denominata ‘Imposta temporanea di solidarietà sulle grandi fortune’, che interessa le persone fisiche con un patrimonio netto superiore a 3 milioni di euro. L’imposta trova applicazione in tutto il territorio spagnolo (a eccezione di alcuni regimi fiscali regionali in vigore nei Paesi Baschi e in Navarra) e prevede un’aliquota che va dall’1,7% per i patrimoni superiori ai 3 milioni di euro al 3,5% per quelli superiori ai 10 milioni di euro. Colpisce l0 0,5% più ricco.

Lo studio fa una stima puntuale, su 172 Paesi, delle entrate aggiuntive che si potrebbero ricavare applicandola nel resto del mondo. L’Italia potrebbe ottenere un gettito di 23,9 miliardi anche tenendo conto di eventuali “effetti comportamentali“, cioè la possibilità che una parte della platea colpita possa spostarsi all’estero. La Germania raccoglierebbe 68,2 miliardi, la Francia 39,2. Fra i ‘big’, la Cina potrebbe incamerare entrate aggiuntive per oltre 622 miliardi di dollari all’anno e gli Stati Uniti supererebbero i 681 miliardi annui. Le entrate aggiuntive stimate non sarebbero in alcun modo sostitutive di precedenti tasse sul patrimonio.

Sulla base delle precedenti esperienze degli Stati che hanno introdotto imposte patrimoniali analoghe, nota FiscoOggi, si può ipotizzare che le entrate stimabili non varierebbero molto causa ‘fuga’ dei contribuenti più ricchi. Infatti passate riforme fiscali che hanno avuto come target i ‘super ricchi’ raramente li hanno indotti a trasferirsi in altri paesi. Tax Justice Network ricorda che soltanto lo 0,01% delle famiglie più ricche si è spostato dopo l’applicazione di riforme fiscali sul patrimonio in Norvegia, Svezia e Danimarca. In particolare, “Su 236.000 milionari e miliardari norvegesi, solo 30 persone si sono trasferite. Le entrate perse costituiscono una piccola percentuale del gettito complessivo ricavato dall’aumento delle tasse”. Peraltro, ricorda lo studio, sarebbe sufficiente stabilire che la tassa sulla ricchezza netta “si applica a tutti i cittadini che sono stati residenti nel Paese per gli ultimi x anni”. Una soluzione suggerita anche dall’economista Gabriel Zucman, sostenitore di una tassa minima sui miliardari globali che è stata discussa la scorsa estate al G20 dei ministri delle Finanze.

Il gettito globale della tassa sarebbe il doppio rispetto alla cifra necessaria ai Paesi in via di sviluppo per affrontare la crisi climatica, tema che sarà al centro dei negoziati della Cop29 che si terrà a Baku, in Azerbaigian, dall’11 al 22 novembre.

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