Sono particolarmente amareggiato per come certuni denigrano e offendono i figli di Paolo Borsellino e il legale che li rappresenta Fabio Trizzino, marito di Lucia Borsellino. Sono altrettanto amareggiato di come è ridotta l’antimafia. Non pensavo che l’antimafia, potesse ridursi a fan da tifo da stadio. Da poliziotto, il mio paradigma era accertare la verità, perché solo con la verità si potrà ottenere giustizia. Parimenti, mi guardai bene di cavalcare teoremi senza costrutto, da qualsiasi parte provenivano e quindi invito tutti a rapportarsi con elementi fattuali e se del caso, recarsi a denunciare, visto che le Procure d’Italia sono sempre aperte.
Mi chiedo perché questo accanimento nei confronti dei figli di Borsellino? Perché mai la loro pista riferibile all’ormai famoso fascicolo “Mafia-appalti”, debba essere considerata farlocca, mentre altre vengono citate come le uniche da seguire? Addirittura, qualcuno paventa l’ipotesi che il comportamento dei figli di Paolo Borsellino rasenti il depistaggio. Che assurdità! Cattiveria allo stato puro. Dissento totalmente.
La mia amarezza diventa ancor più amara nel vedere personaggi noti contrapporsi ai figli di Paolo Borsellino. Persino Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, rema contro i nipoti. Un obbrobrio stellare! E anche alcuni personaggi politici, che inopinatamente si appropriano del pensiero di Paolo Borsellino, per portare acqua al proprio mulino. Mi spiace, e anche tantissimo nel vedere questo astio. Basta per favore! Vi prego, lasciate lavorare la Commissione antimafia e la Procura di Caltanissetta.
Io ebbi l’onore di stare accanto al magistrato Paolo Borsellino, sino all’ultimo venerdì della sua vita e mi duole che oggi i suoi figli vengano offesi sol perché chiedono giustizia per il loro papà.
L’accertamento della verità, dovrebbe essere la bussola che indica il cammino delle persone oneste. E quindi faccio appello a tutti, di rispettare pensiero degli altri, anche quando un’ipotesi investigativa appare distante anni luce dalla nostra visione. Occorre far nascere una nuova primavera affinché si possa far rinverdire quel “fresco profumo di libertà” – tanto caro a Paolo Borsellino -, capace di spazzare via la cappa nebulosa che ancora oggi ammanta il cielo di via D’Amelio e il Palazzo di giustizia di Palermo: quest’ultimo definito da Paolo Borsellino “nido di vipere”. C’è qualcuno che vuol mettere in dubbio l’affermazione di Borsellino? Si faccia avanti se ritiene d’aver i gioielli di famiglia. Altrimenti taccia.
Giova che io dica che vissi in prima persona l’attesa dell’arrivo di Paolo Borsellino a Roma per interrogare Gaspare Mutolo: un’attesa ritardata proprio per decisione di quel “Palazzo dei veleni”. Rispetto, rispetto e rispetto, verso chi ha perso il proprio familiare per mano mafiosa. Ma questo rispetto, deve valere per tutti: non possono esistere familiari di serie A e di serie B. E’ indispensabile, che tutti i familiari vittime di mafia si coalizzino al fine di raggiungere l’agognata verità.
Non fa parte del mio dna parlare di fatti o circostanze apprese de relato, come non mi sognai nemmeno di prendere in considerazione fantasiose ricostruzioni in ordine ad efferati delitti. Esplicai la mia attività investigativa solo su elementi che potessero essere poi comprovati nel dibattimento. E quindi, nulla posso dire sulla strage di via D’Amelio per il semplice fatto che non fui coinvolto nelle indagini, cosa diversa invero per la strage di Capaci, ove svolsi insieme ai colleghi della Dia, delle indagini.
Pertanto, non mi permetto di giudicare la pista investigativa di “Mafia-appalti” suggerita dai figli di Borsellino, né su altre piste suggerite da altri, compreso quella di Salvatore Borsellino. Purtuttavia, sento la necessità di ribadire, che nelle stragi di Chinnici, Falcone, Borsellino, e nei delitti di Pio La Torre e Dalla Chiesa, la responsabilità oggettiva dello Stato è ampiamente dimostrabile. In tanti dimenticano – anche ex addetti ai lavori – che le verità giudiziarie, si ottengono nelle aule dei Tribunali, tutto il resto lasciamolo ai clienti del bar dello sport. Qui habet aures audiendi audiat.