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Colosimo e lo zio condannato, M5s chiede le dimissioni della presidente dell’Antimafia: “Acquisire tutti gli atti”. Lei: “Vado avanti”

I parlamentari del Movimento 5 stelle chiedono le dimissioni di Chiara Colosimo da presidente della Commissione Antimafia. Diventa un caso politico la pubblicazione dell’articolo del Fatto Quotidiano, che dà conto della condanna di Paolo Colosimo, zio dell’esponente di Fdi, condannato a 4 anni e 6 mesi e intercettato con esponenti della ‘Ndrangheta.

“Dopo i rapporti di affettuosa vicinanza con Luigi Ciavardini, efferato esecutore della strage di Bologna e feroce assassino del giudice Amato che aveva scoperto i legami della destra eversiva con la P2, si accerta ora che la presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo ha uno zio di primo grado, Paolo, già condannato a 4 anni e 6 mesi con sentenza definitiva e radiato dall’albo degli avvocati, che era a disposizione di potenti cosche della ‘Ndrangheta e che di tali rapporti parlava tranquillamente al telefono con il fratello Cesare, padre di Chiara Colosimo“, scrivono una nota i rappresentati dei 5 stelle in Antimafia, Stefania Ascari, Federico Cafiero De Raho, Francesco Castiello, Michele Gubitosa, Luigi Nave e Roberto Scarpinato chiedendo le dimissioni di Colosimo. “Con una simile presidenza, la credibilità della commissione Antimafia, una istituzione che deve essere al di sopra di ogni sospetto, è irrimediabilmente compromessa e la stessa reputazione internazionale del Paese nel contrasto alla mafia rischia di essere appannata. Per senso di responsabilità dei confronti del Paese, Chiara Colosimo deve rassegnare le dimissioni da presidente della commissione Antimafia“, concludono i commissari.

“Presidenti Camere acquisiscano atti” – Gli esponenti dei 5 stelle hanno scritto anche ai presidenti di Camera e Senato per chiedere l’acquisizione di “tutta la documentazione processuale concernente i rapporti dei fratelli Colosimo con esponenti della criminalità mafiosa. E’ inoltre evidente, visto il palese conflitto di interessi, che tale acquisizione non può in alcun modo essere disposta dall’onorevole Chiara Colosimo. Il nostro auspicio è che i Presidenti delle Camere vogliano ottemperare a questa richiesta”.

La replica di Colosimo – La presidente dell’Antimafia, però, non intende fare un passo indietro. E anzi rilancia, con un comunicato di replica. “Oggi il Fatto Quotidiano titola a tutta pagina una non notizia, relativa a un mio zio che ha subito una condanna penale per fatti che risalgono a 15 anni fa. Tutto già noto e tutto già ampiamente raccontato dalla stampa nel corso degli anni. L’articolo, evidentemente, troppo scarno di fango è arricchito con il racconto di una mia presunta vicinanza all’ex terrorista Ciavardini. Se questa volta intervengo dopo l’attacco preventivo durato settimane di maggio del 2023, e quello di queste ultimi giorni, è solo perché lo devo all’Istituzione che presiedo”, sostiene l’esponente di Fdi. “Paolo Colosimo – aggiunge – era un avvocato penalista, che di norma non credo difendesse stinchi di Santo; è stato condannato ed io ne ho preso le distanze da subito, prima della condanna definitiva. Sì, ho un parente che ha avuto un problema giudiziario. Grande scoop!”.

“Conosco Ciavardini come chiunque vada a Rebibbia”-La presidente dell’Antimafia torna anche sulla foto che la immortala con Ciavardini: “Era un appartenente ai Nar, organizzazione eversiva alla quale non ho mai partecipato e della quale non ho mai condiviso, non dico la militanza perché quello lo dice l’anagrafe, ma i principi. Conosco Ciavardini come chiunque sia entrato a Rebibbia, dove la sua associazione era fortemente presente in più reparti. Sì, come chiunque, anche qualcuno a sinistra, ma questo non fa notizia. Incredibilmente queste due notizie entrambe pubbliche e note da molti anni oggi meritano tanta attenzione. E vi domando, perché?”. Colosimo sostiene che “onestà, legalità, passione e trasparenza continueranno a segnare il mio impegno, con una lotta senza quartiere alla criminalità organizzata. Irreprensibile, e lo sarò nonostante un ingiustificato fango. Con immenso rispetto e grande rammarico per alcuni familiari delle vittime posso promettere solo di restare quella che sono, senza farmi mai intimidire”. E ancora la fedelissima di Giorgia Meloni arriva a scrivere: “Capisco che una donna libera che presiede questa importante istituzione senza interesse alcuno, senza fili di burattinai, che da subito ha dato voce ai figli del giudice Borsellino e messo in evidenza macroscopiche reticenze dia fastidio, capisco che andare a fondo senza dover difendere alcuno nel caso del dossieraggio spaventi altri, ma la cosa non mi tocca. Sempre più forte rimbomba la domanda chi ha paura della verità?”.

Le critiche dei familiari delle vittime – La questione dei figli di Paolo Borsellino, citata da Colosimo, ha tenuto banco in questi giorni di roventi polemiche. Alla presidente dell’Antimafia, infatti, sono arrivate le critiche dei familiari delle vittime di mafia e terrorismo, che hanno contestato il noto scatto di Colosimo con Ciavardini. Tra i principali critici della presidente si segnalano Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso nella strage di via d’Amelio, e Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione Familiare delle vittime della strage di Bologna. Non si sono esposti sulla questione, invece, i figli di Borsellino, che notoriamente non condividono le opinioni dello zio su questo punto. È sopportabile, accettabile, legittimo, che lo stragismo nero, ancora oggi nel 2024, possa accarezzare l’idea di avere santi in Paradiso ai vertici delle istituzioni? Non vorremmo sbagliarci, ma anche la stessa famiglia Borsellino, ci riferiamo a quella parte che non condivide le opinioni di Salvatore Borsellino sulle cause che portarono alla strage di via D’Amelio, troverà modo per lasciar trapelare il proprio disappunto di fronte alla foto del ‘duo’ Ciavardini-Colosimo”, ha scritto il giornalista Saverio Lodato sul sito Antimafiaduemila. Le contestazioni a Colosimo sono tornate d’attualità ora che il Parlamento si prepara a varare una nuova norma per sospendere dai lavori di San Macuto i parlamentari in conflitto d’interesse. Un provvedimento che avrebbe l’effetto di allontare Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho, esperti ex magistrati Antimafia eletti in Parlamento con i 5 stelle, da alcune indagini dell’Antimafia.