Il rapper si è sempre mostrato molto sensibile nei confronti degli avvenimenti che, come in questo caso, hanno “macchiato” Napoli del sangue di vittime giovanissime
“Facili omicidi. La Napoli che non vorrei. Basta“, così Geolier in una storia postata su Instagram in cui prende, nuovamente, una netta posizione nei confronti dei preoccupanti fatti di cronaca che, nelle ultime settimane, stanno coinvolgendo la città partenopea. Il rapper, nato e cresciuto in una realtà complicata come quella di Secondigliano, è da anni uno dei principali portavoce della scena napoletana. Geolier si è sempre mostrato molto sensibile nei confronti degli avvenimenti che, come in questo caso, hanno “macchiato” Napoli del sangue di vittime giovanissime. L’escalation di decessi per colpi d’arma da fuoco sta destando molte preoccupazioni: prima l’omicidio di Giovanbattista Cutolo (24 anni), a piazza Municipio, poi quello di Francesco Pio Maimone (18 anni) a Mergellina.
Oltre a Maimone e Cutolo, nelle ultime ore altri due ragazzi – di cui uno minorenne – hanno perso la vita. Emanuele Tufano (15 anni), ucciso nel cuore di Napoli, ed anche il diciannovenne Santo Romano, freddato davanti al Municipio di San Sebastiano al Vesuvio, mentre cercava di sedare una rissa. Tutti e quattro gli omicidi sono avvenuti per mano di sparatorie in cui, a premere il grilletto, sono stati ragazzi coetanei delle vittime. Oltre alla storia caricata in rete, Geolier ha anche postato delle strofe del suo brano “Ricchezza”. “Nu guaglione me facette spará. Jеtte â casa, c”o dicette a papà. Isso ricеtte: ‘Nn’ce vonno ‘e palle a ffá ‘e reate, ce vonno ‘e palle a faticá’” (“Un ragazzo mi ha fatto sparare. Vai a casa, dillo a papà. Lui dice: ‘Non ci vogliono le palle a fare i reati, ci vogliono le palle a lavorare’”), si legge nella parte di testo condiviso dall’artista.
Geolier, essendo ascoltato da un pubblico prettamente giovanile, può essere considerato come un positivo portavoce per le nuove generazioni. L’artista non si è mai tirato indietro nel dire la propria su fatti di cronaca che hanno coinvolto alcuni quartieri campani. Un mese fa, in occasione di un evento sulla legalità promosso dall’Associazione Nazionale Magistrati di Torre Annunziata, aveva detto a 1.500 studenti che “un libro è meglio di una pistola, perché è la cultura che annienta la criminalità”. Geolier ha anche raccontato di essere “cresciuto in un quartiere difficile e ho visto molti ragazzi prendere una cattiva strada. Ma sono anche tanti quelli che come me hanno scelto di stare dalla parte giusta”.
Anche durante il Red Bull 64 Bars Live di Scampia, il rapper aveva preso la parola sul palco nel tentativo di infondere un messaggio di fiducia all’indirizzo del pubblico più giovane: “Penso che da soli non si possa combattere l’abbandono, non si possa combattere il degrado. Abbiamo una fortuna che siamo cresciuti per strada. E dalla musica dobbiamo ripartire. La musica può curare, può creare, può dare una prospettiva migliore. E se non è la musica può essere anche un’altra cosa. Non bisogna mai scappare da questo posto, dobbiamo costruire da qua come ho fatto io. Ed io, da figlio di Napoli, parlo a voi figli di Napoli: non eravamo niente… Adesso siamo campioni d’Italia, non per uno scudetto oppure il 64 Bars di Geolier. Per Scampia, per Secondigliano, tutte le periferie d’Italia, per chi crede che nonostante tutto in un futuro migliore”, aveva detto l’artista.
Oltre a Geolier, anche il collega Lele Blade si è espresso sulle tragiche morti: “La situazione è fuori controllo. È diventato troppo facile sparare e togliere una vita per niente… 14,15, 16 anni. Amma fa coccos (dobbiamo fare qualcosa, ndr)”, ha scritto il rapper su Instagram.