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Gasperini è da scudetto, chissà se lo sarà mai anche la sua Atalanta

Ha perso Conte, d’accordo. Ma ha soprattutto stravinto Gasperini. Per una volta soffermiamoci sui meriti, più che i demeriti. Napoli-Atalanta ha rappresentato un primo stop alla corsa degli azzurri: per capirne le reali ambizioni basterà aspettare domenica prossima lo scontro diretto contro l’Inter. Però potrebbe averne rilanciate delle altre: se gioca cosi, domina in casa della capolista, ridicolizza il calcio speculativo di Conte col pressing a tutto campo, incanta con le individualità, vince le ultime 5 partite segnando 18 gol e subendone appena 2, allora anche l’Atalanta di Gasperini è da scudetto. Forse.

Perché no in fondo, in un campionato così incerto in cui l’asticella si è alzata verso l’alto (soprattutto nel lato sinistro della classifica) e sembrano improbabili cavalcate da 90 e passa e punti, anche gli orobici potrebbero inserirsi nella lotta per il titolo. Ormai non sono più l’eterna incompiuta dal bel gioco, dopo la conquista dell’Europa League che ha sfatato il tabù. Potrebbero essere pronti a riscrivere la storia anche in Italia.

C’è un però. Dopo tutto quello che ha dimostrato negli ultimi anni, da campione in carica dell’Europa League, l’Atalanta dovrebbe essere considerata di diritto una delle favorite al titolo. La notizia è che non lo sia. È il perché l’ha già ricordato Gasperini, non soltanto per mettere le mani avanti, specialità di tanti suoi colleghi più blasonati. Il mister sta forgiando l’ennesimo capolavoro del suo ciclo, quasi non ci sorprende più perché si ripete ormai ogni anno. Però avrebbe voluto non farlo. In estate, e poi a inizio settembre quando la macchina non girava come d’abitudine, ha dovuto sottolineare con un po’ di amarezza come, nonostante il trionfo europeo e le promesse estive, si fosse trovato comunque a ricostruire equilibri e meccanismi di un gruppo che aveva comunque perso il suo elemento principale. Anzi due, ma se l’infortunio di Scamacca è sfiga, per altro subito tamponata alla grande con l’acquisto di Retegui già diventato capocannoniere della Serie A, la cessione di Koopmeiners alla Juventus è qualcosa di più. Quasi una dichiarazione d’intenti: significa rimanere subalterni alle big del campionato.

Non è nemmeno colpa della società, a cui possono andare solo lodi per quello che è senza ombra di dubbio il miglior prodotto del calcio italiano odierno. Quest’estate si era proposta di fare qualcosa di diverso: aveva dichiarato di voler trattenere tutti big, per rinforzarsi e basta. Sarebbe stato qualcosa di rivoluzionario per chi è sempre stato abituato a vendere prima, comprare poi (ed è anche uno degli argomenti con cui è stato convinto Gasperini a rimanere). Volente o nolente, però, si è dovuta però piegare allo strapotere della Juve e ai capricci di Koopmeiners (a cui a un certo punto si sono aggiunti anche quelli di Lookman). Certo, l’Atalanta ha ceduto a modo suo, dettando tempi e condizioni, facendosi strapagare l’ennesimo calciatore che lontano da Bergamo chissà se performerà allo stesso modo. Però quella quella che doveva essere l’estate del consolidamento si è trasformata nell’ennesima ricostruzione, che Gasperini si è trovato ad affrontare all’inizio del campionato, dove ha perso infatti punti preziosi. Una fatica a cui non ci si abitua mai. Percassi era certamente in buona fede quando aveva promesso di cambiare la storia della Dea. Ma se non c’è riuscito dopo una vittoria in Europa League, allora quando.

Ora l’Atalanta è tornata la squadra che macina gioco e risultati, ed è giusto faccia sognare i suoi tifosi e tutti gli appassionati che ancora credono ai miracoli. In fondo il calcio è lo sport più bello al mondo perché l’unico in cui non vince sempre la più forte, intesa come più ricca. Però l’Atalanta resta anche una squadra che ha l’ottavo monte ingaggi della Serie A, meno della metà di Inter e Juve, inferiore anche a Milan, Roma, Napoli, Lazio e persino Fiorentina. Un club che anche nel momento più alto della sua storia continua a fondarsi sul player trading, a cedere i suoi pezzi pregiati alle big che rimarranno sempre altre. Invece per una volta sarebbe stato bello vederla giocarsela se non alla pari (non si può pretendere che possa competere in termini di fatturato con le grandi del Nord), almeno da rivale vera per il titolo. Perché Gasperini ha dimostrato di essere da scudetto. La sua Atalanta chissà se lo sarà mai.

X: @lVendemiale