La scena a cui si riferisce è quella di un cardinale (tal Tesorone interpretato da Peppe Lanzetta) che ama praticare sesso orale mentre maneggia la sacra teca del sangue di San Gennaro
“Un film blasfemo. Parthenope offende la sensibilità di tutta Napoli”. Era inevitabile che dopo un papa giovane (non nero) in Young Pope un cardinale (tal Tesorone interpretato da Peppe Lanzetta) che ama praticare sesso orale mentre maneggia la sacra teca del sangue di San Gennaro potesse scandalizzare.
È quello che è accaduto dopo una decina di giorni di visione in sala dell’ultimo film di Paolo Sorrentino. Parthenope veleggia oltre i 4 milioni di euro d’incassi dopo solo due settimane di programmazione, è già il film italiano più visto dell’anno, e rischia di diventare il titolo che incasserà di più dell’intera filmografia del regista napoletano. Ad ora è infatti La Grande Bellezza che gli valse l’Oscar nel 2013 a detenere il primato con 7 milioni e tre d’incasso, mentre segue il dittico Loro che ha totalizzato 4 milioni il primo film e due e rotti il secondo. Ma torniamo alle parole grosse uscite su giornali e web nelle scorse ore. Chi si è scandalizzato di fronte all’untuoso e grottesco Tesorone? Il fumantino governatore campano De Luca? Il Di Maio baciatore a sorpresa della reliquia? Ebbene gli strali contro Tesorone e Parthenope sono giunti nientemeno che dal deputato alla Real Cappella del Tesoro di San Gennaro (ruolo alquanto simile a quello di Tesorone nel film ndr), il signor Pierluigi Sanfelice e da Don Franco Rampullino, parroco di San Giuseppe a Chiaia.
Misurato ma ficcante il primo: “Il film presenta una visione della religione troppo personale e distante dalla sensibilità comune”. Più energico e infuriato il secondo: “Non ha diritto di essere così blasfemo (nei confronti di San Gennaro ndr) la satira è una cosa, ma a San Gennaro tutti ci tengono e in quelle scene in cui inserisce un cardinale profanatore ha reso disgustoso quanto è di più caro ai napoletani, rendendoli grotteschi nella fede che invece è autentica”. Rampullino fu quel prete che nel 1990 di fronte all’uccisione da parte della camorra di un bimbo di pochi mesi invitò i napoletani ad andarsene dalla città (“fuitevenne a Napule”). “Napoli è migliore di quella che lui ha messo in quel film – ha chiosato il parroco – niente di quel film si può apprezzare: sembra che tutto a Napoli ruoti incontro al potere, all’ambizione, al sesso e al denaro”.