Società

Ogni tanto gli imperi votano: noi anche, ma coi semplici fatti della nostra vita quotidiana

Si vota a Milazzo, Sicily, come a Springfield, Illinois. I secondi metteranno qualcosa dentro un’urna, i primi si limiteranno ad ascoltare la tv (entrambi fan parte dello stesso mondo). In altri posti non si vota affatto: una parte della gente (le donne) deve stare attenta a non mostrare in giro la propria faccia, un’altra parte (i bambini) deve correre svelta per non farsi ammazzare, e infine una terza (più o meno quasi tutti), che s’è svegliata con la paura, cercherà di far fuori come capita chi gli fa paura. Il pianeta, frattanto, continua a girare attorno alle sue stelle come fa da tempo, un tempo che a noi sembra infinito.

In parte di questo pianeta, che fino a non molto fa campava diviso in due, suonavano frasi del tipo “Libertà, Vita, Felicità e buone cose!” oppure, più brevemente, “lavoratori, unitevi!”. Due guerre terrificanti avevano riso in faccia a ‘ste parole, e forse insegnato qualcosa, a carissimo prezzo.

Così, si vota (oppure no) da un lato fra nordisti e sudisti, dall’altro fra zar e cosacchi, come tanti anni fa. Qua i figli degli ammazzati si sforzano di diventare assassini, là i vari dei si combattono, in cielo come in terra, per stabilire con quale preciso nome e soprannome vogliono essere adorati.

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Ma io, e tu che leggi, che cavolo c’entriamo con tutte queste cose? Boh. E’ il nostro pianeta, e a quelle belle parole, in un momento o nell’altro, ci abbiamo creduto tutti. Votare, qui ed ora, è una cosa difficile, perché non è più un pezzo di carta ma una serie incredibile di piccoli e amorosi gesti quotidiani. Rispetto, dignità nostra e altrui, cortesia, spazio a tutti; e anche non-prepotenza, né fatta né subita, e attenzione reciproca, nessuno solo. Come diceva quel tale? “Libertà, fraternità, sorellità”, roba del genere. Funziona ancora, almeno per gente come me e come te può funzionare. Però bisogna scambiarsela, rispondersi al telefono, far delle cose insieme, ragionare.

Nel nostro piccolissimo, siamo qui. Di questi piccolissimi però ce ne sono tanti, noi siamo solo uno di loro. Ma i gatti e gli scoiattoli ci sono ancora, i grandi dinosauri no.

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E le elezioni? Beh, noi in ogni caso una candidata ce l’abbiamo. 28 anni, nigeriana, da nove anni in Sicilia (Italy). Ha salvato un tizio – un rider) – che stava per annegare travolto dalle acqua piovane (in quella città nessuno cura l’acquedotto). Ha una bambina piccola, una delle scolarette che ufficialmente non esistono perché “straniere”. E’ cittadina della Sicilia, dell’Italia e del pianeta. E su questo noi votiamo ogni giorno, in ogni respiro e momento della nostra vita.