“Con The substance ho fatto i conti con la paura di invecchiare”. Il treno del ringiovanimento della propria carriera per Demi Moore meglio di così non poteva capitare. A 61 anni la celebre protagonista di Ghost è rientrata nei radar indie hollywoodiani dal portone regale della cinefilia che conta. Moore è protagonista particolare di The Substance (qui la nostra recensione), l’opera seconda della regista francese Coralie Fargeat, dove l’attrice interpreta Elisabeth una star dell’aerobica in tv – modello tutina alla Jane Fonda – che vista l’età viene ferocemente messa da parte da un bavoso e squallido direttore di rete (Dennis Quaid). Elisabeth non esiterà troppo a tentare il classico patto col diavolo offerto da un mellifluo infermiere d’ospedale: il siero The Substance comprato al mercato nero che una volta iniettato in vena produrrà un suo doppio più giovane e bello (qui con le sembianze di Sue/Margaret Qualley (la figlia di Andie MacDowell ndr). Creatura idilliaca che uscirà direttamente dalla schiena sanguinolenta spaccata a mezzo di Elisabeth.
Insomma, Elisabeth e Sue sono la stessa persona, ma dovranno, a turno, attendere una settimana di pausa affinchè entrambe possano sopravvivere una nella versione under 30 e l’altra la settimana dopo in quella over 50. Peccato però che Sue, affamata a sua volta di bellezza, fama, successo, voglia avidamente prolungare tutto ciò usufruendo del fluido concesso in regalo oltre il siero che andrà a velocizzare, per converso, l’invecchiamento precoce di Elisabeth. Ed è proprio questo lavoro sul proprio corpo che si sfalda e si incartapecorisce, sul trucco prostetico realisticamente materiale (come si faceva nei film anni settanta/ottanta prima dell’avvento del digitale) che Moore si è giocata ben oltre metà della performance del suo personaggio. Come Moore ha spiegato ad Indiewire durante l’ultimo festival di Cannes, dove The substance era in Concorso ed ha vinto la Palma d’oro per la miglior sceneggiatura, il trucco sul proprio corpo ha richiesto ore e ore di preparazione. Solo per l’iconica sequenza del dito indice che si raggrinzisce, primo inquietante segnale del deperimento organico di Elisabeth, Moore si sottoponeva a tre ore di trucco che diventavano anche tra le sei e le nove ore quando si trattava di ricostruire viso e intere parti del corpo. “È un impegno molto grande e ho un enorme rispetto per i colleghi che hanno accettato ruoli in cui l’intero film dall’inizio alla fine si fa uso del trucco prostetico”. Moore ha anche ricordato che questa sorta di linfa vitale che Sue ruba a Elisabeth è in realtà Elisabeth che la ruba a se stessa: “Penso che la metafora sia molto potente. È come se inseguire la perfezione fisica e corporea così ossessivamente ti lasciasse in una situazione peggiore rispetto a quella da cui eri partita”.
Insomma, attenzione a quando si inizia a fare ritocchi e ritocchini: sai dove cominciano, ma non sai mai come finisce. Il caso di Laura Antonelli, ad esempio, ricorda molto questa trasformazione tragica che in un film come The substance assume i tratti grotteschi e granguignoleschi del body horror. “Mi sono ritrovata a fare i conti con le mie paure e ad accettare il mio corpo anche attraverso i difetti. Il film mi ha fatto capire che devo apprezzarmi così come sono. Sto ancora scrivendo la mia vita, la mia storia non viene dettata in base alla mia età”. C’è infatti una scena nel film citata da molte spettatrici come emblematica rispetto all’accettazione del proprio corpo e della propria bellezza che sfuma con l’età. Elisabeth/Demi si sta truccando per uscire a cena e non riesce a vedersi “bella” quindi comincia a struccarsi con violenza deformandosi il viso: “È stato uno dei momenti più strazianti del film. Penso che possiamo tutti relazionarci, cerchiamo di migliorarci con il trucco, ma non basta a un certo punto sono arrivata al punto di dovermi fermare. La mia faccia era nuda e cruda, il truccatore è entrato e ha detto: ‘Abbiamo finito’. L’idea di guardarsi allo specchio e vedere solo ciò che è sbagliato può distruggere”.
The Substance in un solo weekend di programmazione in Italia ha raggiunto 903mila euro d’incassi, un risultato alquanto lusinghiero. Le tematiche del film sono diventate motivo di sfrenato chiacchiericcio sui social con interazioni per centinaia di migliaia di utenti. In queste ore alla Cinémathèque Française di Parigi, infine, la Moore è stata accolta con grande visibilio, una rassegna dei film da lei interpretata nel passato, e nientemeno che una masterclass.