La devastante alluvione che ha colpito Valencia nei giorni scorsi è stata vissuta in prima persona anche da Stefano Garzelli, l’ex campione di ciclismo vincitore del Giro d’Italia nel 2000. Oggi 51enne e commentatore Rai, Garzelli ha scelto la Spagna come sua seconda patria, dove ha fondato una prestigiosa scuola di ciclismo che porta il suo nome. “Gli ultimi giorni sono stati complicati. Io vivo a Betera, a 4 chilometri da Valencia e solo per semplice fortuna non siamo stati toccati dal disastro”, spiega in un’intervista all’Adnkronos. Il suo racconto prosegue con i momenti concitati dell’emergenza: “Martedì scorso ho accompagnato i miei figli a scuola, mi hanno richiamato poco dopo per l’allerta meteo e sono tornato a prenderli. A noi è andata bene, ma la quantità di morti della Dana al momento è ancora indecifrabile“.

Garzelli offre una precisa ricostruzione geografica del disastro: “Il disastro non è successo in città – precisa l’ex ciclista – ma a circa 300 metri dal fiume Turia, toccando tutti i piccoli paesi attaccati. Nel 1957 qui ci fu un’inondazione (la Gran riada de Valencia, ndr) e il corso del fiume venne deviato. Valencia si è salvata per questo”. La sua testimonianza è particolarmente toccante anche perché ha già vissuto un’esperienza simile: “Anch’io, 12 anni fa, ho vissuto una cosa simile e la mia casa è stata distrutta. Stavolta siamo stati avvisati dalle tv, arrivate addirittura prima dell’allarme”.

Il quadro che dipinge della situazione attuale è drammatico: “Purtroppo, non ci sono parole. Al momento tanta gente non può mangiare, centinaia di persone sono chiuse dentro casa e sono state distrutte ottantamila macchine“. E aggiunge: “Qui le strade sono strette e un simile accumulo non permette nemmeno l’intervento di mezzi pesanti. E pensiamo anche ai negozi distrutti. Tanti hanno perso la vita, altri i propri cari, chi si è salvato ha perso il futuro. Le conseguenze si vedranno nei prossimi mesi, forse anni“. Garzelli evidenzia anche rischi sanitari: “Ora non bisogna sottovalutare il problema delle infezioni, legato ai morti rimasti per strada e non ancora trovati. È il motivo per cui tanti girano in mascherina. E non voglio parlare di un fenomeno ripugnante come lo sciacallaggio, per fortuna limitato soprattutto ai primi giorni”.

La sua “Escuela de ciclismo Stefano Garzelli“, riconosciuta fucina di talenti in Spagna, si è mobilitata per aiutare: “Dopo averla messa in salvo – spiega Garzelli – abbiamo pensato di dare un contributo nel nostro piccolo. Ai discorsi economici penserà poi il governo, ora serve l’essenziale e abbiamo organizzato una raccolta fondi per comprare cibo e beni di prima necessità per le famiglie in difficoltà. Insieme a tante altre iniziative, come quelle partite dal Valencia e dal Levante, ricominceremo. L’importante è continuare a parlarne. E non dimenticare“.

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