Economia

Concordato fiscale, flop di adesioni: incassato la metà del previsto. Ma Leo esulta: “Risultato straordinario”. Il governo valuta la riapertura

Per ridurre dal 35 al 33% la seconda aliquota Irpef, come nelle intenzioni del governo, servirebbero 2,5 miliardi. Ma ormai si può affermare che quei soldi non arriveranno dal concordato preventivo biennale: il patto col Fisco proposto dal governo alle piccole partite Iva – pagare una somma concordata per due anni in cambio di minori accertamenti – si conferma un flop. A confermarlo è lo stesso viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, seppur in termini più impliciti: “Stiamo ancora elaborando le adesioni che si sono chiuse il 31 ottobre scorso“, afferma intervistato dal Sole 24 ore, ammettendo però che, “stando ai primi carotaggi, l’incasso attuale si attesta a più di 1,3 miliardi di euro”. Praticamente la metà di quanto sarebbe servito.

Trovano quindi conferma le previsioni negative dei commercialisti, che pure il governo non aveva voluto ascoltare: insieme con tributaristi e consulenti del lavoro, avevano chiesto in coro di avere più tempo per valutare la convenienza dell’operazione per i clienti, tenuto conto che l’ultima modifica normativa, quella che ha introdotto la sanatoria a prezzi di saldo (e a rate) riservata a chi sottoscrive l’intesa, è diventata legge solo il 7 ottobre. Ed è stata nuovamente ritoccata il 19. Col risultato che il termine del 31 ottobre ha finito per violare lo Statuto del contribuente, in base al quale devono passare almeno sessanta giorni tra l’entrata in vigore di una disposizione e l’adempimento.

I numeri, secondo il Sole24Ore, sono questi: le partite Iva tra soggetti Isa e forfettari che hanno aderito alla misura sarebbero oltre 500mila. E secondo i primi dati, “già ora su 2,7 milioni di contribuenti soggetti all’indice di affidabilità fiscale oltre il 15% e quindi 403mila imprese hanno accettato il patto proposto dall’Agenzia delle Entrate”. Il viceministro sa bene che non può essere sufficiente, ma esulta per quello che definisce un “risultato straordinario: per la prima volta e in un colpo solo, fermo restando i controlli delle Entrate e quelli della Guardia di Finanza, abbiamo portato fuori dal perimetro dell’evasione fiscale 160mila soggetti per farli rientrare in quello della legalità”, afferma.

Leo si dice favorevole alla riapertura del concordato “a condizione che ci sia il via libera collegiale del governo e della maggioranza e che porti ad un effettivo giovamento alla finanza pubblica”. Come e dove inserire la riapertura è in queste ore allo studio, ma una cosa è assolutamente certa: “La nuova finestra per il concordato preventivo si riaprirà soltanto per quei contribuenti che hanno presentato entro il 31 ottobre la dichiarazione dei redditi ma non hanno aderito al concordato”, afferma il viceministro. Che in serata, a Rainews 24, insiste nella sua narrazione: “Sembra che il concordato sia andato bene, adesso si vedrà una valutazione sulla riapertura dei termini, quindi ci sono tutte le condizioni per portare a casa un risultato sicuramente interessante”, sostiene. Il gettito, aggiunge, sarà messo “al servizio della maggioranza e del governo, per misure a favore delle fasce più deboli, del ceto medio o per altri interventi”.