Mafie

Laura Bonafede condannata a 11 anni e 4 mesi di carcere: favorì la latitanza di Matteo Messina Denaro

Condanna a 11 anni e 4 mesi per Laura Bonafede, l’insegnante e amante di Matteo Messina Denaro. Così ha deciso il gup Paolo Magro che ha in sostanza dato ragione alla Procura, guidata da Maurizio De Lucia (che aveva chiesto 15 anni di carcere), riconoscendo l’associazione mafiosa. Secondo l’accusa “Laura Bonafede era legata a Matteo Messina Denaro da un pluridecennale rapporto ed aveva, in molteplici occasioni, condiviso con lui spazi di intimità familiare, talvolta in compagnia della figlia, tanto che loro stessi si definivano una famiglia”. Per questo la donna era stata arrestata il 13 aprile del 2023, tre mesi dopo l’arresto del boss.

Figlia di Leonardo Bonafede, storico capomafia di Campobello di Mazara, cugina dei due Andrea Bonafede, il più grande che ha prestato l’identità al boss e il minore che ritirava le ricette dal medico di base, Alfonso Tumbarello, e di Emanuele Bonafede arrestato insieme alla moglie Lorena Lancieri, considerati i vivandieri dell’ex latitante morto il 25 settembre del 2023. Tutti arrestati per avere favorito la latitanza dell’ex primula rossa di Castelvetrano. Sposata con l’ergastolano Salvatore Gentile, condannato per due omicidi ordinati proprio da Messina Denaro, Laura Bonafede, secondo le indagini del pm Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dal capo della procura Maurizio De Lucia aveva iniziato una relazione con Messina Denaro alla fine degli anni 90, dopo l’arresto del marito. A processo anche la figlia Martina Gentile: per anni il boss avrebbe vissuto in casa con la donna e la figlia condividendo un ménage familiare.

Due giorni prima che Matteo Messina Denaro venisse arrestato i due si erano incontrati alla Coop di Campobello di Mazara. Il fermo immagine delle telecamere del supermercato li riprende mentre fingono un incontro casuale. I carabinieri del Ros avevano trovato nel covo di Messina Denaro una lettera scritta da “cugino”, così era firmata. E poco dopo anche un pizzino in cui il boss rispondeva a “cugino”: “Ci siamo visti da vicino ed anche parlati – scriveva il capomafia – mi avrai trovato invecchiato e stanco a me ha fatto piacere vederti e parlarti, cercavo di tenere la situazione sotto controllo ma non ho visto niente di pericoloso, certo c’è da vedere cosa ha pensato l’affetta-formaggi, perché a te ti conosce e sa che tipo sei, a me mi conosce di vista come cliente ma non sa nulla, certo ora che mi ha visto parlare con te sarà incuriosito di sapere chi sono”.

“Dopo avere conosciuto Matteo Messina Denaro nel 1997, ha addirittura instaurato con lo stesso uno stabile rapporto quasi familiare coinvolgente anche la figlia Martina Gentile, durato dal 2007 sino al dicembre 2017 quando venne necessariamente interrotto a seguito di un importante ennesima operazione di polizia, per poi riprendere, appena calmatesi le acque negli ultimi anni sino all’arresto del latitante il 16 gennaio 2023″, si legge nell’ordinanza di misura cautelare firmata dal gip Alfredo Montalto. “Eravamo una famiglia”, le scriveva il boss in un altro pizzino scovato nel covo di Campobello di Mazara, chiamandola Blu, uno dei tanti pseudonimi usati dalla coppia per sviare le indagini.

Dopo aver scontato la pena Laura Bonafede dovrà restare in libertà vigilata per 3 anni. Il giudice ha deciso anche il risarcimento danni a favore del comune di Castelvetrano e Campobello di Mazara, ciascuno di 25mila euro. Diecimila euro per il ministero dell’Istruzione, 3mila ciascuno per le associazioni Caponnetto, Antiracket e antiusura Trapani, Codici Sicilia e Centro Studi Pio La Torre.