Salute

L’Italia dovrà rispondere alla Cedu sul Covid: la prima vittoria dei familiari delle vittime

Hanno i giorni contati. E dovranno rispondere. Finora Conte e Speranza, all’epoca del Covid, premier e ministro della Sanità, sono stati archiviati davanti al Tribunale dei ministri a Brescia, dove erano indagati per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo nell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della prima fase della pandemia in Val Seriana. Intanto Giuseppe Conte si è “infilato” dentro a una commissioni bicamerale nazionale che gli permette di parlare con grave conflitto di interesse: una Commissione d’inchiesta sull’operato di un avvocato, che si è definito “del popolo” che si difende, da avvocato ex presidente del Consiglio, dalle interrogazioni proprio del suo operato quando avrebbe dovuto difendere tutti i cittadini italiani. Un non senso.

Meno male che è stato messo alle corde nella prima riunione della Commissione dalla sua collega Consuelo Locati che rappresenta i familiari delle vittime raccolti nella associazione serenisempreuniti di cui sono onorato di essere Consigliere. Meno male che il Presidente della Commissione d’inchiesta, Marco Lisei, ha promesso di voler rispettare la volontà di “Giuseppi” Conte ad essere audito sul suo operato. Forse allora almeno risponderà alle domande dei suoi colleghi.

Nel frattempo proprio Consuelo Locati ha ottenuto la prima vittoria che le permette di continuare nel suo percorso per raggiungere quella verità storica che verrà scritta nei libri. Per non perdere la memoria.

Lei, al centro di un pool di avvocati (Luca Berni, Giovanni Benedetto, Piero Pasini, Alessandro Pedone e Giulio Lana e Alessio Sangiorgi di Roma), ha ottenuto un risultato storico che avviene solo nel 10% dei casi: la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha ammesso il ricorso di una cinquantina di famiglie italiane. Il governo italiano dell’epoca dovrà rispondere (Conte e Speranza in particolare come Presidente del Consiglio e ministro della Salute) alle domande. Non potranno più tacere agli italiani, all’Europa ed al mondo intero. Entro il 17 gennaio 2025 dovranno rispondere in particolare su due aspetti fondanti di tutta la vicenda Covid.

Il primo riguarda le presunte carenze organizzative nella gestione pandemica ed in particolare l’assenza ormai da anni di un piano pandemico aggiornato e periodicamente testato come chiede l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Mentre il secondo riguarda il diritto delle famiglie, che hanno avuto uno o più familiari deceduti durante la pandemia, di partecipare ai procedimenti giudiziari.

Nessuno, io per primo, vuole giustizia sottraendo la libertà personale come hanno deciso di fare Conte e Speranza sapendo, perché se vuoi gestire la cosa pubblica l’ignoranza non è ammessa, che, ad esempio, l’Italia aveva un piano pandemico obsoleto e nemmeno sperimentato da esercitazioni periodiche.

La storia ci dirà se avremmo potuto evitare tutte le sottrazioni di minuti, di ore e di giorni di vita che abbiamo avuto con gravi ripercussioni soprattutto sulle giovani generazioni ma almeno, forse, l’Europa obbligherà i politici che hanno gestito a chiedere scusa del loro operato come, fuori dall’Europa, in Inghilterra, il Primo ministro ha fatto con i cittadini. Da quattro anni aspettiamo questo momento perché la giustizia è utile per la verità storica, per l’onestà e la memoria da mantenere viva.

Mentre i nostri politici vogliono far dimenticare come hanno fatto con Francesco Zambon a cui tutti gli italiani dovrebbero in un coro assordante urlare: GRAZIE. Quella verità invisibile che speriamo diventi visibilissima a tutti fra qualche settimana.