Speciale legge di bilancio

Manovra, Bankitalia: “Obbiettivi di crescita economica a rischio”. Dall’Istat allarme sanità, aumenta chi rinuncia alle cure

Seconda giornata di audizioni parlamentari sulla legge di bilancio. Oggi ad esprimere la loro valutazione sui contenuti della manovra sono Anci, Inps, Cnel, Istat, Corte dei conti, Banca d’Italia ed Ufficio parlamentare di bilancio. Il presidente dell’Inps Gabriele Fava ha sottolineato che sulle pensioni il ddl bilancio “prevede interventi che potrebbero determinare effetti positivi in termini macroeconomici, con risvolti anche favorevoli sulla tenuta del sistema previdenziale“.

Quota 103, introdotta nel 2024 per il pensionamento anticipato, risulta poco utilizzata “in ragione della scarsa convenienza del calcolo contributivo del regime delle decorrenze previste e del limite all’importo della pensione fino all’età di accesso alla pensione di vecchiaia: ad oggi risultano circa 1.600 domande”, ha sottolineato il presidente dell’Inps. “Il sistema contributivo sta andando progressivamente a regime e i potenziali lavoratori interessati al canale di uscita hanno una rilevante quota di pensione calcolata con il sistema contributivo; quindi, anticipare il pensionamento non risulta conveniente per l’effetto dei coefficienti di trasformazione in rendita del montante”, ha spiegato.

Renato Brunetta, presidente del Cnel, ha detto che il reperimento di fondi per la sanità è “un segnale importante”. Ha poi espresso apprezzamento per le misure a sostegno della natalità pur sottolineando che “non bastano”. Infine ha rimarcato come la sostenibilità dei conti pubblici darà all’Italia credibilità sui mercati.

L’Istat e i problemi della sanità pubblica – Nel 2023 il 7,6% della popolazione italiana aveva rinunciato a curarsi, contro il 6,3% del 2019. “La quota di quanti hanno rinunciato a causa delle lunghe liste di attesa risulta pari al 4,5% (2,8% nel 2019). Le rinunce per motivi economici riguardano il 4,2% della popolazione, quelle per scomodità del servizio l’1%. A lanciare il monito è il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli durante la sua audizione.

Il numero di infermieri ed ostetriche in Italia “è da molti anni ritenuto insufficiente rispetto ai bisogni di salute della popolazione” con una dotazione nel 2022 è pari a 6,8 per mille abitanti, 0,4 punti in più rispetto al 2019. I medici di medicina generale “sono la categoria, insieme agli infermieri, che desta maggiori preoccupazioni tra le professioni sanitarie per le prospettive future. Sono caratterizzati, infatti, da una struttura per età spostata verso le età prossime al pensionamento”, da un trend decrescente nel numero degli occupati e da un “incremento significativo” del numero di assistiti per ciascun medico, ha detto Chelli. “I medici di medicina generale sono 6,7 per 10.000 abitanti e rappresentano il 15,7% dei medici totali”, ha aggiunto.

Sono 2,4 milioni in più i lavoratori che nel 2025 beneficeranno del nuovo taglio del cuneo previsto dalla manovra nella forma di bonus fino a 20mila euro e di detrazione da 20mila a 40mila euro, portando il totale dei beneficiari a 17,4 milioni. Questi i dati presentati dall’Ista. Nel dettaglio, i nuovi beneficiari saranno 2,9 milioni e riceveranno un beneficio medio di 576 euro l’anno. D’altro canto, circa 500mila individui lo perderanno: si tratta, spiega l’Istituto, di coloro che hanno un reddito di riferimento per i contributi sociali inferiore a 35mila euro e un reddito complessivo superiore a 40mila e che usufruivano della decontribuzione in vigore nel 2024.

Banca d’Italia, allarme crescita – “Secondo i dati recenti, ancora insufficienti a tracciare un quadro completo e affidabile, l’attività economica faticherebbe a recuperare slancio nello scorcio di quest’anno”, ha sottolineato il vice capo del dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia Andrea Brandolini in audizione. “In prospettiva la riduzione dei tassi di interesse e il recupero del potere d’acquisto delle famiglie potranno fornire un impulso positivo all’economia”. Tuttavia alla luce dei nuovi dati, “in assenza di una significativa accelerazione dell’attività economica nella parte finale di quest’anno, la crescita del prodotto prefigurata nel Psb per il biennio 2024-25 appare più difficile da conseguire”.

L’approccio della manovra sulle detrazioni “può rivelarsi efficace nel ridurre l’ammontare delle spese fiscali, rispetto al tentativo di intervenire selettivamente solo su alcune. Tuttavia, il disegno basato su soglie fisse per scaglioni di reddito genera inevitabilmente discontinuità che a regime potrebbero essere significative e compromettere l’equità del prelievo”, afferma Brandolini.

Anche Bankitalia affronta poi il tema della sanità. Nel prossimo decennio il turnover del personale sanitario e il potenziamento dell’assistenza territoriale previsto dal Pnrr genereranno un fabbisogno, in termini di incidenza sull’organico alla fine del 2022, per i medici (compresi di base e pediatri) pari al 30% e per gli infermieri al 14. Queste dinamiche sono ancora più pronunciate nel Mezzogiorno. Questi i dati salienti portati in audizione.

Corte dei Conti, “Dalle banche solo un anticipo” – Il quadro dei conti pubblici della manovra nel biennio 2026-27 stabilizza la spesa sanitaria “al 6,4% del Prodotto, un livello pari a quello registrato prima della crisi del Covid (era il 6,41 per cento nel 2019)”. Lo rileva la Corte dei conti durante l’audizione alle commissioni riunite Bilancio sulla manovra.

La manovra, nella riduzione del cuneo fiscale, è “sicuramente positiva” nel trasformare “lo sgravio contributivo in una misura di sostegno del reddito di natura fiscale. La soluzione adottata finisce per introdurre nel nostro ordinamento una sorta di imposta negativa, anche in questo caso spesso prefigurata ma ancora mai prevista con una così ampia base di riferimento”, scrive la Corte dei conti nel testo dell’audizione sulla manovra. “Si tratta – aggiunge tuttavia la Corte – di misure non prive di elementi che richiedono un’attenta riflessione: infatti, esse finiscono per acuire la penalizzazione dei nuclei familiari mono reddito, complicare ancora la gestione degli adempimenti tributari; ampliare ulteriormente l’area dei soggetti che risultano sostanzialmente esentati dal contribuire al finanziamento dell’apparato pubblico, con una ulteriore riduzione della manovrabilità della leva fiscale”.

“Considerando la fase positiva degli utili registrati dalle imprese bancarie nell’ultimo biennio è plausibile che il contributo per il 2025 e 2026 possa essere più consistente di quello ipotizzato nella Relazione Tecnica”, scrive ancora la Corte a proposito dell’anticipo che la manovra chiede al sistema bancario. Va peraltro sottolineato, scrive ancora la Corte, che, trattandosi in via generale di un puro anticipo di imposta, un effetto più consistente di incasso nel prossimo biennio si rifletterebbe in una perdita di gettito ancora più pronunciata a partire dal 2027″.

Upb, misure fiscali poco intellegibili – Come Banca d’Italia anche l’Ufficio parlamentare di bilancio sottolinea i problemi per la crescita economica: “Aumentano i rischi al ribasso, l’abbrivio di ripresa post-pandemica sembra avviato al termine”, ha sottolineato la presidente Lilia Cavallari, alla luce degli ultimi dati Istat sul Pil del terzo trimestre. Gli obbiettivi di crescita 2025 sono più difficili, ha aggiunto spiegando che il +1,2% stimato dal governo “poggia molto sulla domanda interna che dipende in buona parte dall’attuazione del Pnrr”. Per questo “è importante che i progetti siano accelerati”.

“La riforma fiscale introdotta dalla manovra, che comprende Irpef, bonus fino a 20mila euro e detrazione da 20mila a 40mila euro, aumenta le già ampie differenze nel trattamento fiscale delle diverse categorie di contribuenti (dipendenti, pensionati e autonomi) che tuttavia si annullano per redditi superiori a 50mila euro. La compresenza di tre strumenti per la riduzione del prelievo sul lavoro dipendente, che interagiscono tra loro in modo articolato, “produce un’architettura fiscale complessa e difficilmente intellegibile per i suoi destinatari”. È la valutazione sulla manovra dell’Ufficio parlamentare di bilancio, ascoltato dalle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Anche sulle detrazioni e l’introduzione del quoziente familiare, “sebbene la riforma costituisca un passo nella direzione del contenimento delle spese fiscali (tax expenditures), occorrerebbe un approccio più organico alla loro razionalizzazione, anche per evitare di aumentare la complessità del sistema”.

“Il finanziamento della sanità previsto dalla manovra cresce meno della spesa del Servizio sanitario nazionale con rischio di disavanzi regionali”, sottolinea poi l’Upb. In termini di incidenza sul Pil, spiega la presidente Lilia Cavallari, la spesa sanitaria tornerebbe nel 2026 al 6,4% cioè al livello pre-pandemia: “considerando che la stessa spesa è prevista crescere a un tasso superiore a quello del finanziamento del Ssn, vi è il rischio di un significativo aumento del disavanzo dei servizi sanitari regionali, anche oltre il 2027″.