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Netanyahu licenzia Gallant: Katz va alla Difesa. Migliaia in strada contro la decisione: scontri con la polizia davanti a casa del premier

Mesi di tensione si sono risolti con un’ovvia conclusione e hanno innescato un terremoto politico in Israele e proteste, con scontri, a Gerusalemme. Benyamin Netanyahu ha cacciato Yoav Gallant e ha nominato Israel Katz, già alla guida degli Esteri, come nuovo ministro della Difesa. Il primo ministro ha annunciato il licenziamento di Gallant, suo rivale di lunga data all’interno del partito Likud e nonostante Israele sia in guerra, adducendo come motivo la mancanza di fiducia reciproca: “Purtroppo, anche se nei primi mesi della guerra c’era fiducia e c’era un lavoro molto fruttuoso, negli ultimi mesi questa fiducia si è incrinata”, ha affermato Netanyahu che ha rimpiazzato Katz agli Esteri con Gideon Sàar. “La sicurezza dello Stato di Israele è stata e rimarrà sempre la missione della mia vita”, è stato il messaggio di addio di Gallant che sarebbe stato informato della rimozione solo dieci minuti prima dell’annuncio.

Secondo il premier israeliano – che starebbe pensando anche alla rimozione dei vertici di Idf e Shin Bet – con l’ormai ex ministro non erano d’accordo sulla gestione della guerra e l’ormai ex ministro della Difesa ha preso decisioni e fatto dichiarazioni che contravvenivano alle decisioni del governo. “Ho fatto molti tentativi per colmare queste lacune, ma continuavano ad ampliarsi”, ha affermato Netanyahu. “Sono anche giunte a conoscenza del pubblico in un modo inaccettabile e, cosa ancora peggiore, sono giunte a conoscenza del nemico: i nostri nemici ne hanno tratto piacere e ne hanno tratto un sacco di benefici”, ha rimarcato il premier sostenendo che la maggior parte dei membri del governo è d’accordo con lui.

Subito dopo la decisione, migliaia di persone hanno iniziato a radunarsi a Tel Aviv e Gerusalemme per protestare contro il licenziamento. Secondo i media israeliani, la polizia ha eretto barricate vicino alla residenza del premier a Gerusalemme e fuori dal quartier generale dell’Idf a Tel Aviv. Proprio davanti alla residenza di Netanyahu, sono scoppiati tafferugli tra i manifestanti e gli agenti, come mostrano le immagini delle tv israeliane. Un tentativo di Netanyahu di licenziare Gallant l’anno scorso per la sua opposizione alla riforma giudiziaria aveva portato decine di migliaia di persone in piazza, costringendo infine Netanyahu a fare marcia indietro.

Uno degli ultimi attriti tra i due risale all’inizio di ottobre, quando il premier aveva bloccato il viaggio negli Usa di Gallant, dove avrebbe incontrato Joe Biden, toccando l’apice di mesi contrassegnati da rapporti tesissimi tra i due. Ancora pochi giorni fa il ministro della Difesa era tornato ad attaccare in una lettera l’operato di Netanyahu, probabilmente il punto di non ritorno: nella sua missiva, indirizzata anche ai vertici dell’Esercito, si sottolineava che la guerra sta cambiando il suo volto, le minacce a Israele sono in continua evoluzione, ma gli obiettivi dell’offensiva a Gaza e nel Libano non sono aggiornati e le discussioni sulla questione non sono nemmeno in corso. Israele, aveva scritto Gallant, sta combattendo con una “bussola obsoleta”. La risposta dell’ufficio di Netanyahu era stata gelida, limitata al definire la lettera come “bizzarra”.

Il posto di Gallant nel gabinetto di guerra sarà ora occupato da Katz, che lo scorso gennaio fece infuriare l’Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell. Durante una riunione del Consiglio Affari Esteri dell’Ue, l’allora ministro degli Esteri aveva rispolverato un suo vecchio pallino e proposto di creare un’isola artificiale di fronte alle coste di Gaza nella quale dovrebbero sorgere un porto e altre strutture fondamentali. E dove i palestinesi della Striscia potrebbero anche andare a vivere, salvo poi precisare – differentemente da quanto filtrato da fonti Ue – che non intendeva spostare nessuno. Katz, inoltre, è uno dei sostenitori della “guerra totale” di Israele e ha sempre spinto per l’apertura del fronte nord verso il Libano.

A supporto della decisione si è subito schierato il ministro della Sicurezza nazionale israeliano di estrema destra Itamar Ben Gvir accogliendo con favore la decisione del primo ministro di licenziare Gallant: “Non era possibile ottenere una vittoria assoluta con lui in carica – ha detto, come riportato dal Times of Israel – Il premier ha fatto bene a rimuoverlo dal suo incarico”. L’opposizione ha invece criticato con fermezza la decisione: “Scendete in piazza”, ha scritto su X il presidente dei Democratici Yair Golan, dopo l’annuncio del premier. “Politica a spese della sicurezza nazionale”, afferma il presidente di National Unity Benny Gantz. “Non c’è nulla di più basso in cui questo governo possa sprofondare”, ha detto il parlamentare di Unità Nazionale Orit Farkash Hacohen, sottolineando come il licenziamento sia avvenuto alla vigilia di un possibile attacco iraniano.