La prima volta che Real Madrid e Milan si ritrovarono di fronte fu in occasione della semifinale di andata di Coppa dei Campioni giocata il 19 aprile 1956: di fronte a 129.690 persone, in un impianto già ribattezzato dal 1955 Santiago Bernabeu, ma ancora sprovvisto di riflettori per le notturne, finì 4-2 per i Blancos. Al ritorno, 2-1 per i rossoneri e Madrid lanciato verso la conquista del trofeo. L’ultima partita tra due grandi potenze del calcio mondiale – Real leader assoluto per numero di trionfi internazionali a quota 32, Milan terzo con 18 successi, in compagnia di Boca Juniors e Independiente – risale al 3 novembre 2010, fase a gironi della Champions: 2-2 (doppietta di Inzaghi, nella foto). In totale, 15 match e bilancio in equilibrio: 6 vittorie a testa, 3 pareggi. Real-Milan è la crema del football europeo: storia, tradizione, successi, fuoriclasse, gol straordinari, visioni, imprenditoria. È una sfida che profuma d’Europa: scendono in campo 22 Coppe dei Campioni/Champions, 15 in quota Blancos, 7 i rossoneri. Ma è Europa anche oltre i confini del calcio. Madrid e Milano sono le città più cosmopolite di Spagna e Italia. Madrid sta diventando la Londra del Mediterraneo, con i suoi 5 milioni abbondanti di abitanti, la riqualificazione di diversi quartieri, la crescita dell’area business grazie anche all’effetto-Brexit. Milano, con tutti i suoi problemi e i costi sempre più elevati, resta il motore dell’Italia.

Carlo Ancelotti è il collante di questi due mondi: 13 stagioni da calciatore e allenatore in rossonero, 5 con i Blancos in panchina. Madrid e Milano sono i forzieri della sua carriera: ha sollevato trofei a non finire, 17 (9 da giocatore) con il Diavolo, 14 con il Real. Numeri leggendari, ma questa partita arriva in un momento particolare: il 26 ottobre il Real ha perso 0-4 al Bernabeu il Clàsico con il Barcellona e la settimana scorsa la Spagna è stata travolta dalla tragedia di Valencia. Ancelotti ha fatto sentire la sua voce contro chi ha deciso di non fermare il calcio: “Noi non volevamo, ma ci costringono a giocare. La verità è che allenatori e giocatori contano zero”. Madrid è stata risparmiata dalla violenza del clima, ma questo non cambia l’ordine delle cose.

Ancelotti è una voce autorevole del Real: è il secondo allenatore della storia madridista. Lo precede Miguel Munoz, 14 anni da condottiero dei Blancos tra il 1960 e il 1974, 605 presenze con 357 successi. È il totem di un club che ha avuto 43 tecnici nella sua storia. Quando il 19 aprile 1956 Real e Milan si affrontarono per la prima volta, il grande capo dei madridisti fu però José Villalonga: Munoz era ancora giocatore. Al centro dell’attacco dei Blancos, Alfredo Di Stefano, un mito, capostipite di una galleria di fuoriclasse, nei quale ritroviamo, a rappresentare le due squadre, Cristiano Ronaldo, Raul, Butragueno, Liedholm, Schiaffino, Rivera, Van Basten, Gullit, Rijkaard, Paolo Maldini, Donadoni, Pirlo, Ronaldo il Fenomeno, Ronaldinho, Zidane, Ibrahimovic e via andante.

Il 28 maggio 1958, le due squadre si ritrovarono di fronte a Bruxelles nella finale di Coppa dei Campioni. Gli spagnoli vinsero 3-2, grazie a un gol nei tempi supplementari di Gento, ala velocissima. Il Milan era passato con Schiaffino ed era stato raggiunto da Di Stefano, 2-1 rossonero con Grillo e 2-2 un minuto dopo con Rial, fino all’epilogo dell’extratime. Sono due i sopravvissuti di quella partita: il centrocampista Juan Santisteban, 87 anni, e il difensore José Santamaria, 95.

Nella memoria collettiva rossonera ci sono le semifinali di Coppa dei Campioni 1988-89. All’andata, il 5 aprile 1989, Marco Van Basten ammutolì il Bernabeu con un gol favoloso: colpo di testa in tuffo, in avvitamento, sul cross di Tassotti. Al ritorno, il 19 aprile, il Milan umiliò il Real: 5-0, con rete dell’1-0 firmata da Ancelotti al 18’, con una sassata da 25 metri. Per il portiere dei Blancos, Buyo, davvero una notte oscura: segnarono anche Rijkaard, Gullit, Van Basten e Donadoni. Un Milan splendido, che 35 giorni dopo, il 24 maggio, andrà a vincere 4-0 la finale contro la Steaua Bucarest e farà trionfare la rivoluzione “sacchiana”.

Il Real attuale, secondo nella Liga, con Mpappé, Vinicius e Bellingham ha un potenziale offensivo enorme. Il problema è che manca, a centrocampo, un sostituto di Toni Kroos, mentre in difesa, la lunga assenza di Carbajal si sta rivelando un handicap importante. Il Milan viaggia tra alti e bassi. Ha un potenziale fuoriclasse in Leao che, come annunciato da Fonseca, giocherà dal primo minuto. I rossoneri non sono al livello dei Blancos. La classifica di Champions è chiara: madridisti dodicesimi, rossoneri venticinquesimi. Il calcio è però abile nel dribblare le gerarchie, soprattutto quando scendono in campo storia e nobiltà.

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