Questa volta hanno fatto proprio bene i sindacati dei ferrovieri a dichiarare subito uno sciopero del personale ferroviario per chiedere maggiore tutela dei lavoratori in servizio e maggiori controlli da parte della polizia ferroviaria sui treni e nelle stazioni. Ferrovieri che, già in aperto conflitto con Trenitalia, sciopereranno di nuovo venerdì prossimo per il rinnovo del contratto.

La gravissima aggressione, avvenuta a Genova su un treno pendolari, è l’ennesima azione di violenza nei confronti del personale sui treni italiani. A Milano anni fa un capotreno venne aggredito a colpi di machete, mentre controllava i biglietti, perdendo un braccio per la brutalità con la quale gli sono stati inferti i colpi. Anche un ferroviere fuori servizio, intervenuto per aiutarlo, fu colpito alla testa e trasportato all’ospedale Fatebenefratelli con trauma cranico.

Quella del capotreno sta diventando una professione sempre più a rischio. Ormai, da troppo tempo, sono presi di mira soprattutto i lavoratori dei servizi pubblici con azioni violente e intimidatorie. I servizi pubblici, in particolare, sono venuti alla ribalta a causa di episodi di violenza ed intolleranza anche nel settore della sanità, nei pronto soccorso, davanti alle scuole, nelle sale insegnanti, sui treni, sugli autobus e nelle stazioni. Episodi da farwest, sempre più frequenti, colpiscono ferrovieri, autoferrotranvieri, infermieri e dottori, insegnanti e bidelli.

La grave crisi economica e sociale, che sta attraversando il nostro paese, ha degli effetti sempre più evidenti che si manifestano con atti di violenza nei confronti del personale che svolge un’attività di pubblica utilità. Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, non ha perso l’occasione per riproporre la sua logica repressiva e per condannare la tolleranza e l’accoglienza verso i migranti, che sarebbero le cause di questa escalation di violenza. È la profonda crisi in cui versa il settore ferroviario italiano che dovrebbe essere al centro della sua attenzione e delle sue proposte per migliorare i servizi. I treni sono oramai quasi tutti in grave ritardo, sia quelli dell’alta velocità che i pendolari e i trasporti delle merci.

La pesante situazione tecnica ed economica delle ferrovie italiane (crescono le risorse trasferite, ma diminuisce l’efficienza) permane, nonostante gli enormi sussidi pubblici annuali di circa 12 miliardi e gli enormi investimenti infrastrutturali. Anziché far cambiare faccia al settore, rendendolo simile a quelli dei partner nord europei, il Ministero continua a tollerare gestioni consociative inefficienti e spesso clientelari.

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