Alla luce delle torce e immersi nell’acqua fangosa i soccorritori cercano nelle auto lasciate nei parcheggi o garage gli eventuali dispersi dell’alluvione che ha devastato l’area metropolitana di Valencia. Un numero di dispersi incerto e che non viene determinato per la confusione determinata anche dalla gravità della situazione. Contemporaneamente, mentre si spala fango e si drena acqua, si lavora per ripristinare i servizi essenziali: luce, acqua e linee telefoniche.
Le vittime – Il numero di vittime della catastrofe provocata dalla Dana (il fenomeno atmosferico registrato in Spagna) è di 211 persone, secondo l’ultimo bilancio ufficiale del centro operativo di emergenze del governo regionale della Generalitat, confermato dalle forze di sicurezza. Un numero che il ministero dell’Interno eleva a 217, includendo i morti nelle altre regioni in Castilla La Mancia e una in Andalusia.
La confusione – Il bilancio resta sostanzialmente fermo da sabato, mentre sui social rimbalza il balletto di cifre. Il motivo, segnalano i servizi di emergenza, è che le vittime segnalate dai municipi si notificano alle forze di polizia, ma non sempre vengono aggiornate in tempo reale le liste. E a questo si aggiunge la disinformazione e le fake news diffuse sui social, come la notizia di 700 ticket da ritirare da presunti clienti rimasti intrappolati nel parcheggio sotterraneo del centro commerciale di Bonaire ad Aldaia, che invece non è mai stato a pagamento e dove i vigili del fuoco e i militari dell’Ume impegnati nelle ricerca non hanno al momento riscontrato vittime nei primi 50 veicoli ispezionati.
Sanchez – L’enorme spiegamento di persone e mezzi” per soccorrere le persone colpite dall’alluvione a Valencia ha permesso di realizzare in 72 ore “1.300 salvataggi” e distribuire “95.000 litri d’acqua in bottiglia” e “18.000 razioni d’acqua ha ietto il premier spagnolo, Pedro Sánchez, dopo il Consiglio dei ministri dedicato all’emergenza alluvione. Sánchez – pesantemente contestato quando si è recato nella zona alluvionato – ha aggiunto che sul terreno sono al lavoro oltre 15.000 tra militari, membri delle forze dell’ordine, pompieri e altri addetti. Inoltre, il premier ha spiegato che l’elettricità è già tornata nel 98% delle case colpite dalle inondazioni e che è stato ripristinato il 68% delle linee telefoniche danneggiate. Sono anche stati “riparati 40 chilometri di strada e 74 chilometri di ferrovie”.
I dispersi – Quanto al numero di dispersi, ancora indefinito, la mancanza di informazione ufficiale alimenta la sensazione che la catastrofe possa essere stata molto più letale. Il generale dell’Unità militare dell’esercito (Ume), Javier Marcos, al comando dei 7.800 militari schierati nel territorio ha confermato ieri che è stata allestita una morgue per 400 persone, che potrebbe avvicinarsi al numero complessivo dei dispersi. Intanto continua l’azione per l’identificazione delle vittime trasferite della Ciudad di Giustizia a Valencia dove squadre di medici legali hanno finora realizzato 190 autopsie e identificato con certezza 111 dei cadaveri recuperati, successivamente trasferiti alla seconda morgue allestita alla Fiera di Valencia. Qui fino a ieri, 47 corpi erano stati restituiti ai familiari, secondo l’ultimo bilancio del Centro di Integrazione di Dati (Cid), costituito per far fronte all’emergenza. Resti umani sono stati ritrovati nella zona di Las Ramblas a Letur, in provincia di Albacete, uno dei comuni della regione di Castiglia-La Mancia – confinante con la Comunidad Valenciana -e dove si cercano 5 dispersi. Sui resti, ritrovati ieri sono in corso esami medico legali per procedere all’identificazione.
Il ministro dei Trasporti spagnolo Oscar Puente, uno dei fedelissimi del premier Sanchez, ha affermato che non si sta rendendo noto un numero ufficiale dei dispersi per “prudenza“. “C’è una cifra che viene discussa nelle riunioni ed è piuttosto bassa, ma non siamo sicuri che questa cifra corrisponda alla realtà e vogliamo essere molto cauti”, ha affermato Puente in un’intervista a Cadena Ser. Il ministro ha sottolineato che si è parlato di 1.900 dispersi, che “corrisponde al numero di segnalazioni” ricevute dai servizi di emergenza, che può essere spiegata con il fatto che “più persone denunciano la scomparsa di una stessa persona” e che “ci sono molte persone che denunciano una scomparsa e poi non richiamano” i servizi di emergenza “quando il parente si fa vivo”. Inoltre, riferisce Puente, si teme che ci siano “persone scomparse di cui nessuno abbia denunciato la scomparsa”. “Parlare di cifre richiede cautela. Non c’è alcuna intenzione di nascondere qualcosa al pubblico. Semplicemente non c’è una cifra sufficientemente affidabile per il numero di persone scomparse, e per questo non la rendiamo pubblica”, ha rimarcato il ministro, “spero che nei prossimi giorni saremo in grado di avere una cifra definitiva per il numero di morti e chiudere così questo capitolo disastroso”.
Open Arms – Intanto Open Arms, la ong spagnola impegnata nel soccorso dei migranti nel Mediterraneo, dallo scorso giovedì 31 ottobre ha mobilitato diverse sue squadre nelle zone colpite per collaborare ai lavori di soccorso e al supporto logistico nelle aree ad alto rischio, sotto il coordinamento dei Vigili del Fuoco di Valencia e di altre squadre di soccorso. Open Arms sta svolgendo attività di drenaggio nei sottopassaggi e nei parcheggi allagati in varie località, oltre a fornire mezzi di comunicazione e supporto mobile alle squadre di soccorso che lavorano instancabilmente sul posto. “Oggi le nostre squadre – si legge in un comunicato – operano a Paiporta, ma siamo stati anche a Benetússer e Utiel, rispondendo rapidamente alle esigenze e spostandoci ovunque sia richiesto il nostro lavoro. Il nostro obiettivo è fornire supporto operativo e logistico per accelerare i soccorsi e ridurre al minimo l’impatto di questa tragedia sulle comunità colpite”. Open Arms ribadisce “il suo impegno a essere al fianco delle persone in situazioni critiche, offrendo le nostre risorse e il nostro team umano in questa emergenza”.
Barcellona – Intanto martedì le piogge torrenziali si sono spostate in Catalogna, in particolare lungo il litorale della provincia di Barcellona, dove è stata dichiarata lunedì mattina l’allerta rossa. Decine di voli sono stati cancellati all’aeroporto di El Prat e la circolazione dei treni regionali è rimasta bloccata per quasi tutta la giornata.