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Usa 2024, la guida all’Election Day: alle 12 italiane aprono i seggi sulla East Coast, dalle 3 di notte i primi risultati – La diretta del Fatto.it

La maratona elettorale dell’Election Day negli Stati Uniti inizia alle 12 ora italiana con l’apertura dei primi seggi sulla East Coast (ma in alcune municipalità del Maine le urne aprono alle 11) e attraversa sei fusi orari, dall’Atlantico al Pacifico, con la reale possibilità che siano necessari giorni – forse più dei quattro del 2020 […]

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La maratona elettorale dell’Election Day negli Stati Uniti inizia alle 12 ora italiana con l’apertura dei primi seggi sulla East Coast (ma in alcune municipalità del Maine le urne aprono alle 11) e attraversa sei fusi orari, dall’Atlantico al Pacifico, con la reale possibilità che siano necessari giorni – forse più dei quattro del 2020 – per decretare il prossimo capo della Casa Bianca. A meno che non si verifichi una (inaspettata) onda rossa o blu che consegni un vincitore chiaro sin da subito: in questo caso il risultato potrebbe arrivare già tra le 2 e le 3 del mattino. Ecco gli orari italiani della chiusura dei seggi nei vari Stati, dalla East Coast alle Hawaii. Sul fattoquotidiano.it la diretta ora per ora.

Ore 1.00 DI MERCOLEDÌ 6 NOVEMBRE – Chiudono i seggi in sei Stati, incluso quello chiave della Georgia (che assegna 16 grandi elettori), oltre a Indiana, Kentucky, South Carolina, Vermont e Virginia.

Ore 1.30 – Chiudono i seggi in North Carolina (uno degli Stati in bilico con 16 grandi elettori), ma anche in West Virginia e in Ohio.

Ore 2.00 – Sono complessivamente 17 gli Stati Usa in cui chiudono i seggi, inclusa la cruciale Pennsylvania, che mette in palio 19 grandi elettori, il premio più ambito tra gli ‘swing states’. Tra gli altri ci sono Oklahoma, Missouri, Tennessee, Mississippi, Alabama, Florida, Maine, New Hampshire, Massachusetts, Rhode Island, Connecticut, New Jersey, Delaware, Maryland e la capitale Washington. Se Trump si aggiudicasse anche la Pennsylvania dopo Georgia e N. Carolina con ogni probabilità avrebbe vinto, altrimenti si dovrà aspettare ancora un’ora.

Ore 3.00 – E’ la possibile ora della verità. Chiudono i seggi in 15 Stati, dal Texas, roccaforte repubblicana, a tre Stati chiave: Arizona, Wisconsin e Michigan. E ancora Wyoming, North Dakota, South Dakota, Nebraska, Iowa, Kansas, Louisiana, New Mexico, Colorado, Minnesota e New York.

Ore 4.00-5.00 – Alle 4 ora italiana urne chiuse in altri tre Stati, tra cui Utah, Montana e soprattutto l’ultimo in bilico, il Nevada. Alle 5 invece chiudono California, Oregon, Washington e Idaho.

Ore 6.00-7.00 – Alle 6 del mattino chiudono le Hawaii, alle 7 l’Alaska, l’ultimo Stato americano.

ELEZIONE INDIRETTA E GRANDI ELETTORI. Il sistema di elezione presidenziale negli Stati Uniti è indiretto. I cittadini non votano direttamente per il presidente, ma eleggono i grandi elettori, che successivamente voteranno per il candidato presidenziale. Ogni Stato ha un numero di grandi elettori proporzionale alla sua popolazione. In tutto sono 538, numero che deriva dal totale dei rappresentanti del Congresso (435 più a00) a cui si aggiungono i 3 rappresentati del Distretto di Columbia, dove si trova Washington. Per vincere, un candidato deve ottenere almeno 270 voti, con ciascuno Stato che assegna i voti in base alla regola del ‘winner-take-all’(il vincitore prende tutto), eccetto Nebraska e Maine, dove è in vigore un sistema misto. Se nessun candidato ottiene i 270 voti necessari, il voto si sposta alla Camera dei Rappresentanti, dove ogni stato esprime un unico voto. Questo tipo di elezione è raro, l’ultimo caso risale al 1837. Il Senato sceglie invece il vicepresidente con un voto individuale.

IL PESO DEL VOTO POPOLARE. Il voto popolare non determina direttamente il vincitore, e questo sistema può portare a esiti in cui il candidato con più voti a livello nazionale non vince. Esempi recenti sono le elezioni del 2000, quando George W. Bush sconfisse Al Gore, e del 2016, quando Trump vinse contro Hillary Clinton pur avendo meno voti popolari. PERCHÉ SI VOTA IL MARTEDÌ. L’Election Day americano è fissato per legge il martedì dopo il primo lunedì di novembre. Questo calendario, istituito nel 1845, ha origini agricole: novembre è un mese meno impegnativo per il mondo rurale e il martedì permetteva agli elettori di raggiungere i seggi senza interferire con il giorno di culto (domenica) o con il giorno di mercato (mercoledì).

VOTO IN PRESENZA, ANTICIPATO E POSTALE. Oltre al voto in presenza all’Election Day, i cittadini americani possono scegliere di votare in anticipo o per posta. Occorre avere almeno 18 anni, tutti gli stati tranne il North Dakota richiedono la registrazione degli elettori, con metodi e scadenze che variano da stato a stato. L’early voting e il mail voting mirano a facilitare l’accesso al voto e a evitare il sovraccarico dei seggi e del sistema postale il giorno dell’elezione. Ogni stato decide autonomamente la data di inizio per il voto postale, alcuni accettano schede arrivate anche dopo l’Election Day, purché siano state inviate entro il 5 novembre, e questo può portare problematiche e ritardi nel conteggio.

QUANDO ARRIVANO I RISULTATI. Il nome del vincitore si potrebbe sapere già la notte del 5 novembre quando inizieranno ad arrivare i primi risultati, ma non necessariamente. Gli stati hanno cinque settimane di tempo dopo il giorno delle elezioni, quindi fino all’11 dicembre, per risolvere eventuali controversie legate alle elezioni, in vista della riunione del Collegio elettorale dei grandi elettori che si terrà il 17 dicembre. Il 6 gennaio 2025 avviene il conteggio ufficiale dei voti durante una sessione congiunta del Congresso e il presidente del Senato annuncerà i risultati delle elezioni. Il vincitore entrerà alla Casa Bianca il Giorno dell’inaugurazione, l’Inauguration Day, il 20 gennaio 2025, per un mandato di quattro anni.

GLI STATI IN BILICO. Mentre alcuni stati sono storicamente roccaforti repubblicane o democratiche, gli stati in bilico tra i due partiti, noti come swing states, spesso decidono chi vincerà la presidenza. Per il 2024 i principali stati in bilico includono Pennsylvania e Wisconsin, dove nel 2020 Joe Biden ha vinto con un margine ristretto; Michigan, parte della ‘Rust Belt’; Georgia, Stato del sud tradizionalmente repubblicano che ha sorpreso nel 2020 passando ai Democratici; Arizona, che nel 2020 ha fatto il salto verso i Democratici; Nevada e North Carolina.