La disastrosa alluvione che ha colpito Valencia e il suo entroterra nel pomeriggio-sera di martedì 29 ottobre è stata innescata da una serie di nubifragi autorigeneranti sviluppatisi all’interno della medesima depressione che nel precedente weekend aveva interessato il Nord-Ovest italiano con eventi alluvionali tra Savona e Genova, in Valle Bormida e in Toscana, e che, precedentemente ancora, aveva colpito l’Emilia-Romagna.
Il Mediterraneo è più caldo del normale, l’Atlantico è più caldo del normale, l’atmosfera è più calda del normale. Dopo le piogge torna l’aria calda e si formano vortici isolati dalla corrente a getto, che in un’atmosfera così riscaldata scaricano tutto quello che riescono a scaricare al suolo. In Spagna sono caduti ben 491,2 mm in otto ore, di cui 160 in un’ora e ci si azzarda a dire che l’Europa non è più un posto sicuro, ma una regione a rischio.
Per gli scienziati è “probabile” che questa tendenza acceleri, ma i negazionisti non sentono nemmeno il bisogno di porvi rimedio o di prevenirne gli effetti. Parlano di ideologia: io qui vorrei portarvi dati e conferme sperimentali della scienza che ridicolizzano i sostenitori del ritardo a cambiare il sistema energetico nazionale e globale.
1) Già nell’800 Emile Clapeyron e Rudolf Clausius, due giganti della fisica, definirono la relazione tra la temperatura e le fasi liquida e gassosa dell’acqua. Ad ogni grado Celsius di aumento termico, il contenuto di vapore acqueo nell’atmosfera aumenta del 7%. Quindi, con il riscaldamento planetario, più acqua evapora dai mari e più pioggia cade su certe regioni dove si verificano le condizioni opportune, come la presenza di barriere montuose che esaltano il sollevamento e il raffreddamento dell’aria. Mari come l’Adriatico son poco profondi, più disponibili al riscaldamento, e l’Appennino romagnolo alle spalle provoca una condensazione di pioggia e grandine di rara intensità.
Il Mediterraneo in superficie, come osserva Mercalli, in questi giorni è oltre 1°C sopra la media 1982-2015 e ciò va a peggiorarne ulteriormente gli impatti, di per sé spesso già amplificati e complicati dall’interferenza con il territorio antropizzato.
2) Solo due mesi fa, il potente effetto di intrappolamento del calore dell’anidride carbonica, che prima appariva alquanto anomalo, è stato ricondotto a una stranezza del comportamento della sua struttura quantistica irraggiata in atmosfera. Già nel 1896 Arrenius aveva notato che, ogni volta che la concentrazione nell’atmosfera di CO2 raddoppia, la temperatura terrestre aumenterà tra i 2 e i 5 gradi Celsius.
Questo excursus sembrava misterioso ed era origine di molte critiche e rafforzava la confutazione dell’effetto serra, così “ondivago”. Invece, i calcoli quantistici pubblicati qualche mese fa su Quanta Magazine hanno reso conto della potenza insidiosa di questo gas.
Ciò è dovuto al fatto che la CO2 può vibrare e dimenarsi colpita dalla radiazione solare infrarossa in due diversi modi e a due diverse frequenze dello spettro solare, tra loro complementari. Il tasso di cattura cambia se la quantità di CO2 raddoppia perché, oltre a vibrare linearmente, i suoi atomi di ossigeno legasti al carbonio in linea retta si mettono a oscillare e ondeggiano e intorno ai loro assi, e, quando sono in questa particolare configurazione di oscillazione, assorbono anche pacchetti discreti di energia supplementari a quelli dovuti al normale allungamento lineare degli ossigeni attorno al carbonio.
Il modello quantistico dettagliato ha quindi reso ragione di un effetto forzante del movimento che la CO2 provoca in atmosfera e, di conseguenza, della sua elevata responsabilità nell’aumento accertato della temperatura terrestre.
A gennaio 2023, il Global Monitoring Laboratory della NOAA ha riferito che la concentrazione di CO2 nell’atmosfera è passata dal livello preindustriale di 280 parti per milione al livello record di 419,3 parti per milione, innescando finora un riscaldamento ulteriore rispetto alle precedenti previsioni già di un grado Celsius in più, che purtroppo negli ultimi anni sta accelerando gli effetti climatici a causa del doppio assorbimento di radiazione solare, accertato dai fisici, che genera ulteriore movimentazione tra le molecole che compongono l’atmosfera e, quindi, maggiore calore sulla terra.