Washington invia gli ispettori come fa in occasione di ogni elezione e alcuni Stati repubblicani alzano le barricate (di carta bollata) per impedire loro di mettere piede nei loro seggi. Accade negli Stati Uniti, nelle ore in cui gli americani sono chiamati alle urne per decidere chi tra la democratica Kamala Harris e il repubblicano Donald Trump guiderà la Casa Bianca per i prossimi 4 anni. La corsa è un testa a testa, i due schieramenti si stanno preparando a possibili sfide legali per i conteggi dei voti e venerdì il Dipartimento di Giustizia ha annunciato l’invio di personale per monitorare il rispetto delle leggi federali in 86 contee di 27 Stati, di cui tutti e 7 i cosiddetti “swing State” (Michigan, Georgia, Wisconsin, Arizona, Pennsylvania, Carolina del Nord e Nevada).
Accade da decenni sia sotto le amministrazioni democratiche che repubblicane per garantire che il diritto di voto venga osservato in pieno: “Il Dipartimento – recita la nota che annuncia l’iniziativa – invia regolarmente il suo personale a monitorare la conformità alle leggi federali sui diritti civili nelle elezioni nelle comunità di tutto il paese”. In quest caso, tuttavia, il numero delle contee sotto osservazione è in aumento del 49% rispetto alle ultime presidenziali del 2020 (quando il dipartimento dell’amministrazione Trump aveva inviato osservatori in 44 giurisdizioni in 18 stati), ma è identico a quello registrato nel 2004, quando si tennero le prime elezioni dopo che nel 2000 la Corte Suprema fu costretta a intervenire nella contesa tra George W. Bush e Al Gore.
Gli ispettori sono attesi in 5 contee in Alaska (dove governano i Repubblicani), 4 in Arizona (Democratici), una in California (Democratici), 4 in Florida (Repubblicani), 5 in Georgia (Repubblicani), 2 in Kentucky (Democratici), 8 in Massachusetts (Democratici), una in Maryland (Democratici), 6 nel Michigan (Democratici), 3 nel Minnesota (guidata dai democratici del candidato alla vicepresidenza Tim Waltz), 4 nel Mississippi (Repubblicani), una nel Missouri (Repubblicani), una nel Montana (Repubblicani), 3 in North Carolina (Democratici), 3 nel New Jersey (Democratici), 2 nel New Mexico (Democratici), una nel Nevada (Repubblicani), una nello stato di New York (Democratici), 2 in Ohio (Repubblicani), 3 in Pennsylvania (Democratici), 3 nel Rhode Island (Democratici), una in South Carolina (Repubblicani), 4 in South Dakota (Repubblicani), 8 in Texas (Repubblicani), una nello Utah (Repubblicani), 6 in Virginia (Democratici) e 4 in Wisconsin (Democratici).
Alcuni stati guidati dal Grand Old Party si sono opposti alla decisione. Lunedì il Missouri ha intentato una causa chiedendo un ordine del tribunale per impedire ai funzionari federali di entrare nei seggi. Il Segretario di Stato Jay Ashcroft – figlio di quel John che guidò il Dipartimento di Giustizia come procuratore generale durante l’amministrazione di George W. Bush – ha accusato il governo federale di “aver tentato di interferire illegalmente nelle elezioni” affermando che la legge statale “consente solo a determinate categorie di persone di essere presenti nei seggi elettorali, tra cui gli elettori, i figli minorenni che accompagnano gli elettori, gli scrutatori, i giudici elettorali, ecc.” e non i funzionari federali. La giudice distrettuale Sarah Pitlyk ha respinto la richiesta di un’ordinanza restrittiva temporanea, affermando che “i danni previsti dallo Stato del Missouri sono puramente speculativi“.
Il caso del Missouri è particolare. Il ricorso accusava il Dipartimento di Giustizia di aver elaborato un piano all’ultimo minuto che mirava a “sostituire le autorità elettorali statali”. Nell’udienza di lunedì sera, l’avvocato del Dipartimento ha affermato che due osservatori si trovavano nello Stato per monitorare un seggio a St. Louis. Nel gennaio 2021, il distretto elettorale di St. Louis aveva raggiunto un accordo con il Dipartimento di Giustizia in merito alle preoccupazioni relative alle barriere architettoniche e ad altri problemi che avrebbero potuto ostacolare il voto delle persone con disabilità. Come parte di quell’accordo, il Board of Election Commissioners della città ha accettato di consentire al Dipartimento di Giustizia di monitorare la conformità. Ciò includeva il monitoraggio dei seggi elettorali il giorno delle elezioni.
Nelle stesse ore Ken Paxton, il procuratore generale del Texas, ha presentato una causa simile per impedire l’arrivo degli ispettori a Harris, Dallas e Bexar, le contee designate dal Dipartimento di Giustizia. Il repubblicano ha sostenuto che, in base alla legge statale, gli osservatori federali non sono autorizzati a entrare nelle urne elettorali. “Il Texas non si lascerà intimidire e farò ogni sforzo per impedire alle agenzie federali armate di interferire nelle nostre elezioni”, ha affermato Paxton, riferendosi all’amministrazione Biden. In Texas gli ispettori erano arrivati anche in occasione delle elezioni del 2016, 2018, 2020 e del 2022. I casi precedenti avevano avuto poca risonanza sui media e nessuna conseguenza legale.
Il ricorso del Texas è stato parzialmente respinto. Il giudice federale Matthew Kacsmaryk ha ordinato al Dipartimento di Giustizia di confermare che “nessun osservatore” sarebbe stato presente nei seggi elettorali texani, ma ha negato l’emissione dell’ordinanza restrittiva richiesta dallo Stato. “La Corte non può emettere un’ordinanza restrittiva temporanea senza ulteriori chiarimenti sulla distinzione tra ‘monitoraggio’ e ‘osservazione’ alla vigilia di elezioni importanti”, ha affermato Kacsmaryk, nominato da Trump, nella sentenza. In seguito alla quale, secondo lo Houston Chronicle che ha potuto visionare documenti depositati in tribunale, l’agenzia federale ha accettato che gli osservatori rimangano fuori dai seggi.
La Florida si è mossa in modo analogo. Il segretario di Stato Cord Byrd ha risposto al Dipartimento di Giustizia che la legge elettorale statale elenca chi è autorizzato a entrare nei seggi e che i funzionari federali non sono inclusi nell’elenco. Byrd ha detto che la Florida sta inviando i propri osservatori nelle quattro giurisdizioni individuate da Washington e che questi “assicureranno che non vi siano interferenze nel processo di voto”.