Giustizia & Impunità

Caso dossier, l’hacker ai pm parla di “livello superiore” e di “un gruppo all’estero che condizionava”

Al giudice per le indagini preliminari di Milano durante l’interrogatorio di garanzia aveva detto: “Tempo per l’incolumità mia e della mia famiglia, mi passavano i dati e io facevo i report, eseguivo”. Ora Massimiliano Camponovo, il tecnico informatico ai domiciliari considerato uno dei componenti della banda dei dossier, parla anche con i pm ed è […]

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Al giudice per le indagini preliminari di Milano durante l’interrogatorio di garanzia aveva detto: “Tempo per l’incolumità mia e della mia famiglia, mi passavano i dati e io facevo i report, eseguivo”. Ora Massimiliano Camponovo, il tecnico informatico ai domiciliari considerato uno dei componenti della banda dei dossier, parla anche con i pm ed è stato sentito per nove ore dal pm. Ci sarebbe un “gruppo di persone all’estero”, in particolare a Londra, ancora da identificare, che avrebbe “condizionato” le attività della presunta rete di cyber-spie della Equalize (la società di investigazioni al centro delle indagini sulla enorme illegale raccolta di dati), una “dimensione estera prevalente e sovraordinata” che aveva legami “inquietanti” soprattutto con Nunzio Samuele Calamucci, l’hacker arrestato con l’ex super poliziotto Carmine Gallo. “So che ho sbagliato”, avrebbe detto, ammettendo le responsabilità e parlando anche della sua “paura” per quella “mano oscura” basata all’estero.

Già ieri sera, dopo l’interrogatorio di Camponovo, difeso dall’avvocato Roberto Pezzi, davanti al pm Francesco De Tommasi e ai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, era emerso che il 52enne aveva parlato di un “livello superiore“, rispetto a Gallo e al gruppo della Equalize di Enrico Pazzali, che avrebbe gestito la presunta fabbrica dei dossier illegali, e che c’erano “varie dinamiche interne ed esterne che hanno condizionato l’attività della società“.

Oggi, come riporta l’Ansa, si è saputo che il tecnico informatico, oltre ad ammettere le sue responsabilità nelle attività di creazione dei report coi dati riservati che gli passavano (“eseguivo”, avrebbe detto) e a rispondere sulle fatture di importi rilevantissimi per i lavori ai clienti del gruppo, avrebbe parlato, in particolare, di quella “dimensione estera” con base a Londra. E soprattutto di una persona che aveva legami inquietanti con Calamucci, il presunto braccio destro di Gallo. E che farebbe parte di un gruppo di persone da identificare ancora, di cui Camponovo non conoscerebbe, però, i nomi, ma avrebbe saputo della loro esistenza.

Sarebbe collegata proprio a quella presenza di livello “superiore” la paura che il 52enne aveva e ha ancora per sé e per i suoi familiari espressa al gip. Una dimensione “estera” di cui farebbero parte anche uomini dell’intelligence israeliana, come emerge spesso dagli atti, ma Camponovo, provato e preoccupato nel corso dell’interrogatorio riassunto in una trentina di pagine di verbale sintetico, si è concentrato in particolare sul gruppo radicato in Inghilterra. Già dagli atti depositati era venuto fuori che dall’Inghilterra avrebbe agito una professoressa universitaria (poi sostituita con un’altra), la quale avrebbe guidato la centrale dei prelievi illeciti di informazioni dalle banche dati italiane. Calamucci diceva nel 2023: “Noi abbiamo un organico di quarantadue analisti che stanno a Colchester”. Le persone del livello superiore di cui parla Camponovo sarebbero legate a queste, ma diverse e da identificare.