Da Jennifer Aniston a Jennifer Lopez, da Clooney a Lady Gaga e fino a Swift che ha mobilitato i suoi 283 milioni di follower: tantissimi i personaggi noti che hanno espresso il loro favore per la candidata democratica senza però 'spostare' dei voti
La storia insegna, ma non sempre, soprattutto quando si parla di star e politica. Anche questa volta, le elezioni americane hanno dimostrato che le scelte di attori e cantanti non spostano un voto. Kamala Harris ha incassato il sostegno di una lunga serie di volti noti (e amati) negli Stati Uniti, tutti riconciliati dal comune dissenso nei confronti di Donald Trump, ma questo non è bastato a dare agli americani la prima presidente donna. E di colore. Nel 2016 Hillary Clinton era riuscita nello stesso miracolo di creare una forza compatta che aveva messo sul suo carro personalità che mai prima di allora si erano esposte tanto per un politico. Ma alla fine, tanto sforzo e tanto sfarzo non erano serviti a trasformare quello della Clinton nel carro del vincitore. All’epoca si parlò di un afflato generato dalla repulsione per Trump e per la sua storia. The Donald però vinse e sconfisse tutti senza guardare in faccia a nessuno se non al suo popolo adorante.
Quando quest’estate Kamala Harris ha raccolto il testimone da Joe Biden, molti osservatori si erano sorpresi per l’accoglienza tiepida da parte delle star. Qualcuno aveva pensato che forse la lezione del 2016 fosse stata recepita e che Kamala avrebbe dovuto farcela da sola perché la voce delle celebrieties vende giornali, riempie cinema e concerti ma non le urne. Poi, invece, lentamente ma inesorabilmente, in tanti hanno raccolto l’appello dei ‘soliti’ attivisti come Bruce Springsteen, George Clooney e Beyoncè, che hanno inviato gli americani a votare la loro prediletta. Un sondaggio pubblicato da Yougov a quattro giorni dal voto ha dimostrato che solo l’11% degli americani, uno su dieci, ha ammesso che una celebrità poteva fargli cambiare idea sulle sue posizioni politiche, mentre il 7% ha affermato di supportare un candidato alle presidenziali un base all’endorsement di una celebrity. Trump deve averla pensata allo stesso modo perché si è circondato di pochi, fedeli, maschi a cominciare da Hulk Hogan, il re del wrestling che si è definito un “Trumpmaniac”, o l’attore Mel Gibson, oppure Dannis Quaid che ha aperto il comizio di Coachella elogiando colui che oggi è diventato il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Ma per fare la differenza devono aver pesato anche gli oltre 75 milioni di dollari per scommettere sulla sua vittoria ed il pesante sostegno ricevuti da parte della “star” dei social media Elon Musk. Con lui anche Jon Voight, l’attore padre di Angelina Jolie e di Kelsey Grammar, star di The Frasier, tutti evidentemente più efficaci dei video pro Kamala di Scarlett Johansson, Captain America Chris Evans e Robert Downey Jr.
Dopo essere stata tirata in ballo da una fake news diffusa sui social quest’estate, anche Taylor Swift in settembre ha finalmente chiarito ai suoi 283 milioni di follower il sostegno per la Harris e lo ha fatto con un post nel quale abbracciava il suo amato gatto definendosi “Childless Cat lady”. La della rivendicazione di essere una “gattara senza figli” era stata la linea tenuta anche da altre star americane come Jennifer Aniston, tutte toccate sul vivo dalle parole di Trump e del suo vice JD Vance nei confronti delle elettrici democratiche. Ma The Donald non si era spaventato, anzi la sua risposta alla Swift fu un sibillino “probabilmente ne pagherà il prezzo”. A nulla è valso l’impegno di Jennifer Lopez, in completo marrone sobrio, a Las Vegas per difendere i latinos e i portoricani colpiti da Trump che aveva definito la loro una “isola galleggiante sulla spazzatura”. “Non puoi neanche dire American – aveva scandito l’attrice e cantante al microfono – senza dire Rican”, ovvero portoricani. E che dire di Madonna che aveva pubblicato una foto per dire ai suoi quasi 20 milioni di follower su Instagram che, sebbene “Parigi sia divertente e difficile da lasciare”, lei doveva volare a casa per votare per Kamala. Beyonce invece non potrà cantare “una nuova canzone” per colei che non è diventata la sua presidente nonostante le esortazioni lanciate dal palco di Houston in Texas. Persino Arnold Schwarzenegger, ex esponente del partito repubblicano, aveva dato il suo appoggio a Kamala. Lady Gaga, Bon Jovi, Ricky Martin, Dj Cassidy e Oprah Winfrey hanno accompagnato la Harris nel comizio di chiusura della campagna elettorale a Pittsburgh mentre Katy Perry spiegava come la sua bambina Daisy fosse la ragione per la quale lei e Orlando Bloom avrebbero votato per Kamala. Ma la lezione del 2016, ancora una volta, ha insegnato che l’amicizia di star potenti non fa un presidente, soprattutto se è donna.