Ha vinto Donald Trump, affermazione elettorale, in una qualche misura, già prezzata dai mercati nei giorni scorsi. In un certo senso, quindi, il risultato sorprende poco se non per la dimensione della vittoria. L‘assenza di incertezza sul risultato finale, lo scenario più temuto dai mercati, favorisce una certa tonicità delle piazze finanziarie.
Spicca il netto rafforzamento del dollaro che guadagna quasi il 2% sull’euro e sale pure sulle altre valute. Nelle borse, in Asia Tokyo ha chiuso in decisa crescita (+2,6%) mentre lo yen ha esteso le perdite di pari passo con la corsa del dollaro. Senza grandi spunti le borse cinesi (Trump ha promesso un ulteriore giro di vite sui dazi) Shanghai -0,1% e Shenzhen +0,1%. Soffre la piazza di Hong Kong, la “finestra” da cui la Cina si affacci sui mercati finanziari globali, che ha chiuso in flessione del 2,5%.
Sui mercati europei c’è il timore dell’effetto di barriere commerciali più dure, con dazi fino al 20%. Gli Usa sono il primo partner commerciale dell’Ue e le aziende dell’Eurostoxx 600 derivano appena il 40% dei ricavi dalle vendite in Europa.
Le borse però aperto in rialzo, salvo azzerare in seguito gran parte dei guadagni. A metà seduta Francoforte sale dello 0,3% e Parigi dello 0,8%. In rosso Milano (- 0,2%) Londra avanza dell’1%. Con le prime letture “a caldo” del nuovo scenario, scattano i titoli dei produttori di armi (Trump chiede ai paesi Nato di alzare i budget per la difesa). A Francoforte Rheinmetall sale di quasi il 2%, la francese Thales a Parigi del 3%. A Milano, Leonardo vicina ad un guadagno del 4%.
Viceversa pagano dazio (letteralmente) le industrie focalizzate sulle energie rinnovabili. Vestas Wind scende dell’10% a Copenaghen, la portoghese Edpr cala di oltre il 9%. In lieve rialzo i titoli delle compagnie petrolifere. British Petroleum sale dello 0,2%, Shell dello 0,4%.
In caduta anche i costruttori di auto europei, primi potenziali bersagli dei dazi. Volkswagen cede il 3,2%, Mercedes il 5%, Bmw il 6%. Stellantis, che controlla il marchio americano Chrysler, sale invece del 2%.
I future sui listini di Wall Street, che anticipano il “segno” dell’apertura delle contrattazioni, avanzano. Quelli sull’ S&P500 e il Nasdaq 100 salgono di oltre l’1,5%. Vola Tesla (+ 13%) in pre-apertura dopo il sostegno di Elon Musk alla campagna elettorale. Il patron di Tesla risulta essere tra i principali contribuenti con un obolo versato di oltre 130 milioni di dollari. Il bitcoin sale di oltre il 7% verso i 75mila dollari: Trump ha detto di voler fare degli Usa la capitale mondiale delle criptovalute. Oro (quello vero) in calo dello 0,5%.