“Molte decisioni politiche sono state influenzate dalla magistratura, che si è permessa di criticare le leggi. In un Paese ideale i magistrati non dovrebbero criticare la legge e i politici non dovrebbero criticare le sentenze. Dopo Mani pulite questa situazione si è capovolta. Ora bisognerebbe capire chi per primo debba fare un passo indietro, ma […]
“Molte decisioni politiche sono state influenzate dalla magistratura, che si è permessa di criticare le leggi. In un Paese ideale i magistrati non dovrebbero criticare la legge e i politici non dovrebbero criticare le sentenze. Dopo Mani pulite questa situazione si è capovolta. Ora bisognerebbe capire chi per primo debba fare un passo indietro, ma visto che questa esondazione è partita dalla magistratura sarebbero loro a doverlo fare”. A dirlo, ospite del “Salone della giustizia” – una tre giorni di dibattiti in corso a Roma – è il Guardasigilli Carlo Nordio, in un momento di massima tensione tra governo e potere giudiziario dopo le decisioni dei Tribunali che hanno bloccato i trattenimenti di migranti. Secondo Nordio, “sarebbe bene che la magistratura facesse un primo passo di riconciliazione smettendo di criticare le leggi, e i politici d’altro canto smettessero di criticare le sentenze”.
Nel pomeriggio al “Salone” è stato ospite anche il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia, che ha risposto alle affermazioni di Nordio: “Nessuna esondazione, noi non stiamo facendo la guerra a nessuno. Delle parole del ministro Nordio prendo la parte che posso condividere, c’è bisogno di evitare un clima di scontro. Ma questo deve soprattutto farlo il mondo politico che insorge con proteste che non hanno fondamento ogni volta che un tribunale assume una decisione che non piace. Da parte nostra”, ha aggiunto, “Non si può arretrare nell’esercizio della propria professione, si fanno provvedimenti che hanno una motivazione solida e argomentata. Dopodiché possono essere impugnati o contestati e ci sono i luoghi opportuni dove farlo. Ma pensare di dover fare un passo indietro nell’esercizio della propria giurisdizione è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Noi non chiediamo che non siano criticati i nostri provvedimenti, ma che non si gridi al comunismo ogniqualvolta un tribunale afferma qualcosa che non piace. Io di tutti questi comunisti nella magistratura non ho sentore”, ha aggiunto, riferendosi agli strali lanciati in particolare dal vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini.
Nordio ha anche ribadito l’intenzione di approvare il ddl costituzionale sulla separazione delle carriere, varato dal governo a maggio e attualmente in discussione in Commissione alla Camera: “Abbiamo un mandato degli elettori e questa riforma non è un nostro diritto ma è un nostro dovere. Nel momento in cui viene adottato un codice anglosassone, come è successo in Italia, la separazione delle carriere è una conseguenza inevitabile”, afferma. Poi, in risposta a una domanda sulla riconferma della destra in Liguria dopo lo scandalo Toti, sottolinea che “per fortuna” le inchieste giudiziarie “hanno indubbiamente un peso minore” sull’opinione pubblica rispetto a prima. Ma aggiunge che, “ferme restando le ragioni personali sempre rispettabilissime”, a suo parere l’ex governatore “non si sarebbe dovuto dimettere perché vige la presunzione di innocenza: ha il dovere di restare lì, perché è stato deciso dagli elettori”. Sulle indagini a carico dei politici ha detto la propria anche Santalucia: “In una democrazia l’eletto esercita i suoi poteri e doveri nelle forme e con i limiti della Costituzione e i limiti sono anche quelli del rispetto della legge. Non c’è da noi l’eletto che acquista la posizione dell’immune: il mandato elettorale non significa il conferimento di una immunità“, ha ricordato.