Botta e risposta a Dimartedì (La7) tra Antonio Padellaro e Bruno Vespa sull’ormai celebre siparietto della “calcolatrice” della presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Porta a porta. Vespa difende la leader di Fratelli d’Italia sui fondi destinati dal suo governo alla sanità. Padellaro replica che si è trattato di un inciampo e chiede al conduttore di Porta a porta: “C’è una domanda che ti vorrei fare rispetto al rapporto che Meloni ha coi giornalisti: ma perché, quando deve parlare, va o da Vespa o da Porro e non fa una bella conferenza stampa?“.
Vespa risponde che il motivo sta nel fatto che nel 2022 nelle varie trasmissioni in cui erano invitati esponenti del suo governo, la prima domanda dei conduttori era se fossero fascisti.
“Bastava dire no“, commenta sarcasticamente il conduttore Giovanni Floris.
“Ma poi non è vero che Meloni viene solo da me”, continua Vespa.
“Viene da te, dai – replica Padellaro – ma forse perché pensa che Porta a porta sia una comfort zone e che si senta protetta più da certi conduttori che da altri“.
“Scusami, ma da me vengono tutti, anche l’opposizione”, ribatte Vespa.
“Sì, ma io parlo di lei, della presidente del Consiglio – puntualizza il fondatore del Fatto Quotidiano – Vorrà dire che non le chiederemo più se è fascista o no“.
Vespa poi cita l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, immortalato nella video-inchiesta di Fanpage su Gioventù Nazionale: “È stato ingiustamente coinvolto nelle immagini del saluto gladiatorio, lui non c’entrava niente perché lo hanno preso da dietro. E comunque lui mi ha detto: ‘Io e Giorgia non siamo stai mai fascisti. Mai. Nemmeno da ragazzi'”.
“E allora che ci voleva a dire che erano antifascisti?“, chiosa sorridendo Floris.