I sondaggi davano i due candidati sul filo, in quella che si prospettava essere una battaglia all’ultimo voto. Addirittura che sarebbe potuta durare giorni. Ma in realtà, per Donald Trump è arrivata una vittoria netta, sancita non solo dal voto popolare, ma anche dal successo in tutti i sette swing States, gli Stati in bilico […]
I sondaggi davano i due candidati sul filo, in quella che si prospettava essere una battaglia all’ultimo voto. Addirittura che sarebbe potuta durare giorni. Ma in realtà, per Donald Trump è arrivata una vittoria netta, sancita non solo dal voto popolare, ma anche dal successo in tutti i sette swing States, gli Stati in bilico – Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Nevada, Arizona, North Carolina e Georgia – che alla vigilia erano stati identificati come ago della bilancia per determinare il destino della Casa Bianca. In 6 di questi 7 Stati Joe Biden aveva costruito la sua vittoria nel 2020, lasciando a Trump solo il North Carolina. Quattro anni dopo, il tycoon ha invece realizzato il cappotto ai danni di Kamala Harris, conquistandone 7 su 7.
Il tracollo negli Stati chiave
La Pennsylvania, dove si sono concentrati i maggiori sforzi della campagna elettorale, è andata a Trump coi suoi 19 voti elettorali. Sempre a The Donald sono andati i 10 grandi elettori del Wisconsin e anche i 16 della Georgia, così come quelli del North Carolina. Un successo ampio, limpido e schiacciante che certifica come Kamala Harris non sia stata in grado di replicare i successi di Joe Biden registrati nel 2020 e che, all’epoca, furono decisivi per far tornare i Democratici alla guida della Casa Bianca. A parte il North Carolina, che già nel 2020 aveva “votato” Trump, non ha retto il cosiddetto “blue wall” che andava appunto dalla Pennsylvania al Wisconsin, passando per il Michigan: un altro Stato conquistato da Trump che garantisce altri 15 grandi elettori.
Ma i repubblicani si sono ripresi anche Nevada e Arizona, gli unici due Stati chiavi a ovest, che garantiscono in totale altri 17 grandi elettori. Infatti, Trump alla fine dello spoglio arriverà ad avere 312 grandi elettori, contro i 226 di Harris: sintomo di una vittoria schiacciante, confermata anche dal voto popolare – uno scarto di circa 5 milioni di voti – e dalla conquista di Camera e Senato da parte del Gop. Harris, rispetto al 2020, ha perso ben 7 Stati (anche l’Alaska) mentre ha rubato ai repubblicani solamente il Maine, che vale appena 2 grandi elettori. E in molti Swing States ha ricevuto perfino meno voti rispetto ai candidati dem al Senato.