“Una pietra tombale sulla bonifica dell’area”. È lapidario Sergio Ravelli, leader dei radicali cremonesi, una vita spesa a denunciare l’inquinamento della raffineria Tamoil di Cremona (certificato anche da una sentenza definitiva della Cassazione), nel commentare la richiesta dell’azienda di poter realizzare sull’ex sito produttivo – dove fino a 13 anni fa si raffinava il greggio […]
“Una pietra tombale sulla bonifica dell’area”. È lapidario Sergio Ravelli, leader dei radicali cremonesi, una vita spesa a denunciare l’inquinamento della raffineria Tamoil di Cremona (certificato anche da una sentenza definitiva della Cassazione), nel commentare la richiesta dell’azienda di poter realizzare sull’ex sito produttivo – dove fino a 13 anni fa si raffinava il greggio e che successivamente è stato trasformato in deposito – un grande impianto fotovoltaico. Il progetto è stato depositato al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e consiste in un investimento che garantirà una potenza generativa da 5/6 megawatt.
Ilfattoquotidiano.it ha cercato contattare in merito l’azienda, ma ha risposto di non voler commentare. La riconversione industriale era già prevista in un accordo risalente al 2011, periodo in cui Tamoil cessò definitivamente le sue attività di lavorazione del greggio. Una intesa firmata all’allora ministero dello Sviluppo economico tra istituzioni, parti sociali ed il colosso libico. L’intesa prevedeva, oltre alla soluzione dei problemi occupazionali con l’ausilio degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione e mobilità), anche la bonifica delle aree interne ed il ripristino ambientale di quelle esterne mediante la realizzazione di una barriera idraulica. Tuttavia nulla fino ad ora è stato fatto nelle aree interne del sito produttivo perché una norma consentirebbe di procrastinare le operazioni di bonifica fino a quando sull’area oggetto dell’intervento c’è ancora un’attività produttiva. E con l’attuale operatività del deposito ciò sarebbe garantito.
Di qui i timori dei radicali, che ricordano gli impegni assunti da Tamoil oltre 10 anni fa, anche sul futuro: “Il parco fotovoltaico rappresenta il frutto avvelenato della transizione avvenuta tra Comune e azienda in sede civile”, aggiunge ancora Ravelli a ilfattoquotidiano.it. Con l’accordo il Comune di Cremona ha ottenuto complessivamente 2,4 milioni a fronte dei 40 chiesti inizialmente come risarcimento. Ora Tamoil “potrà avviare una nuova attività vanificando definitivamente la bonifica, mentre l’inquinamento da idrocarburi non è cessato”. Dello stesso avviso il geologo Gianni Porto, perito di parte civile nel processo Tamoil (“L’inquinamento persiste”), il quale aggiunge: “La futura riconversione industriale deve essere l’occasione per effettuare una seria analisi del rischio che insiste sull’area”. Critico sul progetto Tamoil anche Maurilio Segalini, presidente della canottieri Bissolati, realtà sportiva in fregio al fiume Po che più di altre ha sofferto le conseguenze dell’inquinamento provocato dalla raffineria e che ha in atto una causa civile contro l’azienda “per il persistente inquinamento” sull’area della società canottieri: “Il piano dell’azienda – dice Segalini – ha il sapore dell’illusionismo. Viene nascosto il vero problema: l’inquinamento”.
Di diverso avviso il sindaco di Cremona, Andrea Virgilio, che plaude al progetto: “Guardiamo con interesse a tutto ciò che può rigenerare un’area mediante l’uso di impianti di energia pulita, specialmente in contesti che presentano criticità ambientali – afferma al fatto.it -. Dal 2020, il Testo Unico Ambientale consente interventi preferenziali sui siti destinati alla bonifica, tra cui l’installazione di impianti da fonti di energia rinnovabile. Naturalmente, questi interventi non devono interferire né ostacolare l’esecuzione e il completamento delle bonifiche”. L’area Tamoil oggetto dell’intervento, sostiene ancora il sindaco, “non è classificata come area da bonificare, bensì come sito con un progetto di riutilizzo. Di conseguenza, le obiezioni sollevate risultano infondate, poiché in quel contesto non esistono vincoli”.
Il parco fotovoltaico proposto sostituirebbe l’iniziale previsione di un parcheggio, già autorizzato in un accordo con il Mise (Ministero dello Sviluppo economico). “Ribadiamo comunque – conclude il primo cittadino – che nessuna iniziativa potrà compromettere le future bonifiche dell’area: questo era valido per il parcheggio e lo sarà anche per il progetto legato alle energie rinnovabili”.
Per il Circolo Vedo Verde di Legambiente di Cremona “prima va fatta la bonifica dell’area e poi la riqualificazione con il parco fotovoltaico. Sembra che si voglia partire dalla fine – aggiunge Legambiente – definendo che cosa realizzare nelle aree private dell’ex raffineria trattando il futuro dell’area senza prima averla bonificata. L’area è tuttora una fonte primaria di inquinamento attivo”.