L’unico esordiente di questa edizione. La vera sorpresa. Classe 1999, australiano, nove titoli in carriera, Alex De Minaur arriva a Torino da numero 9 del mondo, al termine di un’annata che lo ha visto alzare inaspettatamente il proprio livello di gioco. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato un anno fa, invece De Minaur ha zittito tutti gli scettici, conquistando le Finals grazie a due titoli in stagione, nel 500 di Acapalco e nel 250 di ‘s-Hertogenbosch, e ai tre quarti di finale su quattro Slam, al Roland Garros, a Wimbledon e allo Us Open. Agli Australian Open invece il suo cammino si è fermato agli ottavi. Molti utili sono stati anche i 300 punti messi insieme con la finale nel 500 di Rotterdam (sconfitta contro Sinner).
Una qualificazione meritata, figlia di una crescita esponenziale sotto ogni punto di vista: fisico, tecnica, tattica e soprattutto mentale. L’indole combattiva – da sempre cifra importante del suo gioco – ora ha assunto un carattere ancora più visibile. Eppure l’appuntamento torinese arriva con alcune incognite. Dai Championships in poi, il rendimento di De Minaur è stato condizionato dai fastidi all’anca. Un problema che ha messo in dubbio proprio la sua partecipazione alle Finals fino alla fine.
Cosa aspettarsi quindi da lui? Dipende dalle sue condizioni fisiche. Se avrà recuperato pienamente, l’australiano potrebbe diventare una piccola mina vagante da maneggiare con cautela. Magari non insidiosa per tutti, ma per molti sì. La semifinale è un obiettivo molto complicato, ma non impossibile.