Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha deciso di nominare Joerg Kukies, il suo ex consigliere economico, all’incarico di ministro delle Finanze, al posto del liberale Christian Lindner, sollevato dal suo incarico mercoledì dallo stesso Scholz dopo mesi di pesanti scontri interni alla coalizione “semaforo” tedesca (composta da socialisti, verdi e liberali). La mossa ha aperto […]
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha deciso di nominare Joerg Kukies, il suo ex consigliere economico, all’incarico di ministro delle Finanze, al posto del liberale Christian Lindner, sollevato dal suo incarico mercoledì dallo stesso Scholz dopo mesi di pesanti scontri interni alla coalizione “semaforo” tedesca (composta da socialisti, verdi e liberali). La mossa ha aperto una crisi di governo a Berlino, che porterà il Paese a celebrare elezioni anticipate la prossima primavera. La scadenza naturale dell’esecutivo era invece fissata alla fine del 2025.
All’indomani del licenziamento, l’ex ministro leader del partito liberale (Fdp) ha lanciato una dura stoccata al cancelliere, in una conferenza stampa: “La responsabilità politica dello Stato comprende anche lo stile in pubblico per non danneggiare la democrazia”, ha detto Lindner, che ha confermato la posizione del suo schieramento: “Nuove elezioni in tempi rapidi”. La coalizione “è rimasta bloccata per molto tempo”, accusa Linder, e Scholz non è stato all’altezza della crisi economica tedesca. L’ex ministro delle finanze ha annunciato che si presenterà come Spitzenkandidat per i liberali alle prossime elezioni federali.
L’opposizione chiede le elezioni antipate – Il cancelliere socialdemocatico mercoledì ha annunciato che chiederà un voto di fiducia per verificare la tenuta del suo esecutivo il 15 gennaio 2025. Ma l’opposizione vuole accelerare i tempi. Il gruppo parlamentare dei crsitiano-democratici della Cdu/Csu, all’opposzione, però, chiede di porre la questione di fiducia al Bundestag già la prossima settimana, accelerando quindi un’inedita crisi di governo in Germania. Scholz ha avuto un incontro di 25 minuti con il leader della Cdu Friedrich Merz per discutere come procedere. “Non possiamo permetterci una cancelleria in coma”, ha affermato il leader della Csu Markus Söder. Salutato il cancelliere, Merz si è recato dal presidente della Repubblica Steinmeier per conferire.
Mentre a sinistra (radicale) il nuovo partito di Sara Wagenknecht (Bsw) si affretta a ultimare le procedure burocratiche per candiarsi in tutti i distretti, il gruppo parlamentare dell’estrema destra dell’Alternative für Deutschland (AfD) si unisce all’appello dei conservatori e chiede un voto di fiducia la prossima settimana. “Chiederlo solo a metà gennaio sarebbe irresponsabile”, ha affermato la leader del partito Alice Weidel.
Appello alla responsabilità di Steinmeier: “La fine della coalizione non è la fine del mondo” – Mentre la crisi politica sembra sempre più vicina, il presidente della Repubblica federale Frank Walter Steinmeier ha fatto un appello alla responsabilità: “La nostra democrazia è forte, ma ora è il momento della ragione e della responsabilità. Non è il momento delle tattiche e delle scaramucce. La fine di una coalizione non è la fine del mondo. È una crisi politica che dobbiamo lasciarci alle spalle”, ha affermato Steinmeier.
Anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, tedesca e di affiliazione politica cristiano-democratica, ha espresso il suo auspicio perché Berlino mantenga la rotta: “Il contesto tedesco è una cosa che si discute in Germania. Nelle democrazie ci sono le elezioni e governi che si fanno. Per l’Unione europea, è importante che sia mantenuta la rotta che abbiamo intrapreso da molti anni ormai, e che è stata una rotta di successo”.
Wissing nuovo ministro della Giustizia – Uno dei ministri liberali del governo tedesco, Volker Wissing del dicastero dei Trasporti, giovedì ha annunciato che intedeva restare nella squadra di governo di Scholz, e per coerenza si è dimesso dal suo partito Fdp, dopo la rottura consumata tra socialisti e liberali. Nel pomeriggio Scholz lo ha “premiato” assegnandolo al ministero della Giustizia, nello stesso rimpasto che ha incluso Kukies alle Finanze. Gli altri tre ministri del partito liberale, tra cui quello hanno tutti lasciato il governo di coalizione. “Con il ritiro della Fdp è ormai chiaro che non esiste una maggioranza parlamentare che abbia fiducia nel cancelliere, una continuazione del governo sarebbe arrogante e irrispettoso” nei confronti degli elettori, ha dichiarato il presidente della Csu al Bundestag Alexander Dobrindt.
L’economia (e la guerra in Ucraina) al centro della crisi – Il fulcro dei dissidi interni scoppiati tra il partito liberale (Fdp, il membro più a destra della coalizione, al 4% nei sondaggi) e il partito socialista (Spd) nelle ultime settimane riguarda la legge di bilancio e le spese relative alle forniture di armi e aiuti all’Ucraina. In ossequio ai principi dell’austerità di bilancio, i liberali si oppongono all’idea di far gravare i prossimi pacchetti di finanziamento per Kiev direttamente sul bilancio dello Stato, aumentando il debito pubblico, e hanno proposto di sostenere gli impegni economici presi con l’alleato usando i proventi degli asset russi congelati nelle banche europee: un tesoretto da 50 miliardi che da poco il G7 ha deciso di aggredire.
Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la Germania deve affrontare il secondo anno a crescita zero, dopo un decennio in cui è stata la “locomotiva d’Europa” soprattutto per la produzione industriale alimentata con l’energia a basso costo comprata dalla Russia. I socialisti di Scholz e gli alleati Verdi vorrebbero tentare di risollevare l’economia facendo più debito, strategia incocepibile per i liberali, che tradizionalemente sono sempre stati alleati (di minoranza) del blocco conservatore della Cdu/Csu, oggi all’opposizione.
Le prossime tappe – L’ufficio elettorale, allertato nelle scorse settimane, ha individuato la data del 9 marzo. Non è chiaro quale sarà l’iter dei prossimi giorni. Verdi e socialdemocratici potrebbero tentare di formare un governo di minoranza. La Germania non aveva mai sperimentato una crisi politica simile dopo la riunificazione, e non erano mai state indette elezioni politiche prima della fine del mandato di un cancelliere.