Il musicista Alberto Laurenti, chitarrista affermato sulla scena musicale italiana, è stato ascoltato dalla commissione bicamerale di inchiesta che indaga sulla misteriosa scomparsa della cittadina vaticana Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno del 1983 a Roma. Emanuela scomparve all’uscita della scuola di musica “Luduvico da Victoria” (che aveva sede nel complesso di Sant’Apollinare) che anche Alberto frequentava in quegli anni. “Io ho un ricordo bello, non di confusione. Di suor Dolores che la dirigeva ricordo una gradevole serietà scolastica”, ha dichiarato l’ex allievo della scuola di piazza Sant’Apollinare dove Alberto si era fatto notare grazie al suo talento come musicista e in particolare come chitarrista.
“I familiari di Emanuela – ha spiegato l’uomo – non mi contattarono mai, nemmeno il fratello che peraltro non conosco, solo gli mandai una mia traccia per interposta persona. Non eravamo amici con Emanuela, io non avevo nemmeno il suo telefono. Nessuno poi mi ha mai cercato. Con Emanuela – ha chiarito ancora – c’era una innocente simpatia, non di più. Lei era una ragazza bella, acqua e sapone, timida, ma credo che la cosa sia stata ingigantita”.
Alla domanda su che cosa possa essere successo a suo parere ad Emanuela, Laurenti ha risposto: “Secondo me è successo qualcosa di gravissimo ovviamente, ma io avere un’opinione dopo 40 anni…come potrei? Come tutti in questa vicenda sono interrogativo, sapere la verità sarebbe meraviglioso, anche per la famiglia”. Laurenti ha anche affermato di non ricordare Emanuela all’uscita da scuola il giorno della scomparsa: “Non la ricordo purtroppo, lei andava sempre a prendere l’autobus che la portava verso il Vaticano – ha detto -, quello era un orario tremendo, tutti correvano via”. A proposito di alcune sue dichiarazioni a verbale, rese alla squadra mobile nei mesi successivi alla scomparsa, Laurenti ha ricordato: “Quello che mi interrogò urlava, urlava molto, c’era una tensione molto forte dentro quella stanza, penso fossero arrabbiati, erano molto agitati forse perché dopo due mesi ancora non sapevano niente”. Laurenti ha quindi risposto ai commissari di non aver mai conosciuto Mirella Gregori (fonte: Ansa).
Chiarito anche il mistero sul perché Alberto fu citato all’epoca, durante una delle innumerevoli telefonate alla famiglia Orlandi da parte dei presunti rapitori. Perché fu fatto il suo nome? Laurenti ha rivelato che il suo nome era annotato sul diario della ragazza. Un dettaglio noto agli investigatori già all’epoca e che potrebbe spiegare il motivo per cui il cosiddetto “telefonista americano” — figura chiave nelle prime fasi dell’inchiesta — fosse a conoscenza di una possibile “simpatia” tra Laurenti e Emanuela. Ciò conferma che l’amerikano ebbe accesso agli oggetti di Emanuela tra cui il suo diario. La sera della scomparsa di Emanuela Orlandi, Alberto Laurenti raggiunse con i mezzi pubblici l’ospedale Celio per sottoporsi ad un piccolo intervento dermatologico, da Orvieto dove prestava il servizio militare presso la caserma Piave.