Un bombardamento israeliano ha ferito lievemente cinque militari della missione di pace Onu in Libano, giovedì. A differenza di altri episodi capitati in passato, però, stavolta l’attacco all’Unifil non è intenzionale. Secondo le informazioni raccolte dai media libanesi e dall’agenzia francese Afp, il raid israeliano aveva come obiettivo un’auto che stava entrando nella città di Sidone, capoluogo del governatorato sud del Paese dei Cedri, e cinque caschi blu Onu che stavano attraversando la zona a bordo di un veicolo sono rimasti feriti.

La missione di pace Onu ha confermato la ricostruzione in un comunicato: “Questo pomeriggio un convoglio Unifil che portava dei peacekeeper appena arrivati nel sud del Libano stava attraversando Sidone quando un drone ha bombardato poco vicino al veicolo. Cinque peacekeeper sono stati lievemente feriti. Proseguiranno la loro missione a destinazione”.

“Aerei nemici hanno preso di mira un’auto a Sidone vicino al posto di blocco dell’esercito”, ha scritto l’agenzia libanese Nna, aggiungendo che i veicoli della forza di peacekeeping Unifil erano nella “stessa corsia” durante il raid. Secondo il ministero della Salute libanese, nel bombardamento sono state uccise tre persone. Due donne e un uomo, fratello delle due, tutti e tre civili secondo la ricostruzione del ministero della sanità di Beirut.

L’Idf: “40 razzi lanciati da Hezbollah su Israele”. Morto un soldato – L’esercito israeliano ha comunicato che nella giornata di giovedì dal Libano sono stati sparati circa 40 razzi verso obiettivi nel nord di Israele. Le sirene hanno suonato nella zona di Nahariya, Acri e nella periferia della baia di Haifa, a partire dalle 13:46 ora locale. Secondo l’esercito, alcuni dei razzi, lanciati senza dubbio da Hezbollah, sono stati intercettati. Mercoledì notte il comando israeliano ha annunciato l’uccisione di un soldato di vent’anni di stanza nel 605° Battaglione di genio, ucciso da un missile di Hezbollah vicino Avivim, nell’Alta Galilea (nel nord di Israele).

Massicci attacchi su Beirut – Nella notte tra mercoledì e giovedì l’aviazione di Israele ha lanciato massicci attacchi sui sobborghi meridionali di Beirut, dove è radicata la milizia sciita di Hezbollah. Tra gli obiettivi colpiti anche un edificio accanto all’unico aeroporto internazionale nella capitale del Libano. L’aeroporto di Beirut non è stato direttamente preso di mira e la compagnia aerea nazionale Middle East Airlines (Mea) ha continuato a operare voli commerciali. Prima di colpire, l’Idf aveva emesso un avviso di evacuazione per l’area, affermando che lì risiedevano strutture di Hezbollah, senza fornire ulteriori dettagli. Al momento non ci sono notizie di vittime.

Nell’est del Paese, gli israeliani hanno colpito anche nella valle di Baalbek, su circa 20 obiettivi di Hezbollah, uccidendo secondo l’Idf “60 agenti” della milizia sciita, oltre ad aver distrutto “un lanciarazzi, depositi di armi e infrastrutture”.

A Gaza “decine di morti in una scuola” – A Gaza intanto i media arabi danno notizia dell’ennesima strage nei campi profughi di Beit Lahiya e Jabalia, nel nord della Striscia, dove giovedì almeno 22 palestinesi sono stati uccisi. Altri sono stati uccisi dal bombardamento di Idf nel campo profughi di Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale.

La procuratrice generale di Israele: “La rimozione di Gallant è legale” – La rimozione di Yoav Gallant da parte del premier Benjamin Netanyahu, annunciata martedì, “è legale”, quindi non necessita di interventi da parte del potere giudiziario. Lo ha dichiarato il procuratore generale di Israele Gali Baharav-Miara alla Corte suprema, rispondendo alle varie petizioni presentate dall’opposizione, che chiedevano la permanenza di Gallant alla guida del ministero della Difesa di Tel Aviv. Una delle petizioni era stata presentata dal “Movimento per un Governo di Qualità”, che nel testo del ricorso definiva il licenziamento di Gallant “una mossa politica meschina che antepone gli interessi personali e politici al bene dello Stato e alla sicurezza dei suoi cittadini”. L’accenno è alla guerra a Gaza ma anche alla decisione del premier sul progetto di legge Haredi, che mantiene parzialmente l’esenzione dall’arruolamento per gli ebrei ortodossi. Rimuovere ogni eccezione alla legge sulla coscrizione obbligatoria dei giovani è stata l’ultima battaglia del ministro Gallant.
La procuratrice Baharav-Miara, figura nota per la sua indipendenza e invisa a Netanyahu, ha motivato la sua decisione spiegando che il premier ha l’autorità insindacabile di licenziare i ministri, anche sulla base di considerazioni politiche.

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