Diritti

“Manca 1 miliardo per garantire i servizi”. Le associazioni che tutelano i diritti delle persone con disabilità bocciano la manovra

La Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish) e la Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità (Fand), le due più grandi organizzazioni italiane che tutelano i diritti delle persone con disabilità e che partecipano ai tavoli istituzionali, bocciano la manovra 2025 del governo Meloni. “I fondi sono insufficienti per sostenere i reali fabbisogni delle persone con disabilità”, spiegano. Le donne e gli uomini in condizione di estrema fragilità e le loro famiglie vivono una situazione critica a causa di ampie carenze di servizi essenziali, come l’assistenza domiciliare, il sostegno scolastico, l’inclusione lavorativa e gli sgravi per mamme caregiver e lavoratrici con disabilità. E nel disegno di legge di Bilancio per il 2025 in discussione al Parlamento “mancano risorse e finanziamenti idonei”, dicono le due Federazioni, audite qualche giorno fa nelle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato.

“Siamo molto contrariati perché ancora una volta non è stata riservata alcuna attenzione agli incrementi delle provvidenze economiche di natura assistenziale rivolte a persone con disabilità”, spiega a ilfattoquotidiano.it il presidente di Fand, Nazaro Pagano. “Di nuovo le persone con disabilità e le loro famiglie sono costrette a restare a guardare. Non bastano più inutili promesse né tantomeno sterile retorica. Vorremmo veramente che nessuno fosse lasciato indietro come tanti in politica sbandierano. Quello che chiediamo”, conclude il presidente di Fand e Anmic, “è una maggiore attenzione per una fascia di cittadini che al netto dell’enfasi vivono in condizioni di fragilità e di precarietà estreme”.

La Fish nella memoria di 28 pagine depositata durante l’audizione elenca diverse indicazioni specifiche per “intervenire subito con molti più investimenti”. Sono anni che le associazioni aspettano “un reale cambio di passo sulle disabilità e ora è arrivato il momento per farlo”, affermano. Secondo Fish occorre, prima di tutto, potenziare il Fondo per la non autosufficienza (Fna) con 500 milioni (ora è di 913 milioni), poi aumentare di 100 milioni di euro annui gli stanziamenti per i progetti di Vita indipendente inclusi nel Fna (ora sono 14 milioni) e aggiungere 100 milioni al Fondo per l’implementazione dei Progetti di Vita (sono solo 25 milioni), oltre a incrementare di almeno 40 milioni di euro il Fondo nazionale per l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione (ora 200 milioni). Inoltre servono altri 100 milioni di euro per il Fondo caregiver familiari (solo 50 milioni), innalzare le soglie reddituali per considerare a carico i figli con disabilità, aumentare di 80 milioni di euro il Fondo nazionale per l’inserimento lavorativo (ora 73 milioni), incrementare di 100 milioni di euro il Dopo di noi (ad oggi solo 76 milioni) e aumentare le pensioni di invalidità civile portandole dalle attuali 333 euro mensili a quota 534 euro come l’assegno sociale. Infine Fish chiede di modificare Opzione donna con il ripristino delle condizioni di accesso del 2021, riportando a 58 anni i requisiti d’accesso al beneficio per le mamme caregiver e le lavoratrici con disabilità. Rispetto alle risorse previste, servirebbe quindi 1 miliardo di euro in più o ci saranno ulteriori tagli alle prestazioni. Piove sul bagnato.

Nella memoria, Fish ha delineato un quadro molto negativo in un “contesto sociale sempre più difficile”. “Negli ultimi quindici anni, le famiglie in povertà assoluta sono aumentate in modo preoccupante, e in Italia le famiglie con almeno un componente con disabilità sono oggi circa 3 milioni, corrispondenti a oltre il 12% del totale. Di queste, una su cinque, secondo il rapporto Istat 2022, versa in condizioni di deprivazione, con molti nuclei che vivono in stato di emarginazione e, in alcuni casi, di segregazione”, riporta Fish. “Il peso dell’assistenza quotidiana grava pesantemente sui familiari, in particolare sulle donne – madri, mogli, sorelle – limitandone opportunità di lavoro, formazione e istruzione, con il rischio di perpetuare all’infinito le condizioni di povertà”.

“È indispensabile investire in servizi che permettano alle persone di vivere in modo indipendente e di scegliere dove e con chi vivere, come previsto dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità”, aggiunge il presidente Fish e consigliere Cnel, Vincenzo Falabella. “Servono interventi mirati per ridurre le diseguaglianze sociali ed economiche che colpiscono soprattutto le famiglie in cui è presente una persona con disabilità. In un quadro così drammatico la Legge di Bilancio ’25 si presenta con provvedimenti di impatto quantitativo e qualitativo limitato rispetto alle necessarie esigenze dei cittadini e cittadine con disabilità”. Dopo la pandemia – quando le persone con disabilità sono state tra le più penalizzate -, l’approvazione del Pnrr con nuove risorse da utilizzare, le promesse elettorali da parte dei partiti di maggioranza e le rassicurazioni della ministra per le Disabilità di migliorare concretamente la qualità di vita, le associazioni si aspettavano di più – dopo due anni di governo – per colmare le gravi lacune irrisolte da tempo sul tema disabilità. Il numero uno della Fish è duro: “Non c’è alcuna risorsa appropriata per l’applicazione concreta delle due grandi riforme strutturali del nostro paese sul tema: quella sulla non autosufficienza e la cosiddetta riforma sulla disabilità. Se non vi è reale volontà da parte del governo e del parlamento”, conclude Falabella, “di dimostrare un impegno concreto e coerente nell’individuare risorse necessarie e indispensabili a soddisfare i bisogni dei nostri cittadini e cittadine con disabilità, garantendo loro diritti e pari opportunità, non possiamo che ritenere irricevibili gli interventi previsti all’interno del disegno di legge in esame”.