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Migranti in Albania, l’Ue batte un colpo con la commissaria Marta Kos: “Non sta funzionando bene, se fatto in modo diverso valuteremo”

I centri per i migranti in Albania “si basano su un accordo bilaterale” tra Roma e Tirana, “non si tratta di un progetto dell’Ue. Vedremo come funzionerà, per ora non sta funzionando bene, e la vedo solo come un’opportunità per valutare come può funzionare se viene fatto in modo diverso“. Lo ha detto Marta Kos, commissaria europea designata all’Allargamento durante l’audizione di conferma alla Commissione Affari esteri (Afet) del Parlamento europeo, replicando a una domanda dell’europarlamentare Ilaria Salis sull’accordo tra Roma e Tirana e i centri italiani in Albania dove domattina arriveranno altri otto migranti intercettati nel Mediterraneo a Sud di Lampedusa. Una posizione che la Kos sarà dunque pronta a sostenere nel suo mandato da commissaria e decisamente meno ambigua di quella tenuta dal collega designato agli Affari Interni e Immigrazione, l’austriaco Magnus Brunner, che lunedì in commissione Libertà civili, giustizia e affari interni (Libe) aveva preso tempo.

“Ciò che abbiamo deciso di fare nell’Ue è un patto per la migrazione e l’asilo ed è su questo che lavorerò. Per me questa è la priorità“, ha chiarito Kos. In merito ai centri di rimpatrio, la slovena ha sottolineato la necessità che siano rispettati i valori europei. “Si tratta – ha detto – di dignità, di diritti umani e l’Ue sta dando soldi affinché la gestione di questi centri di rimpatrio (Cpr) rispetti davvero i diritti umani”. “Qualsiasi cosa facciamo, è molto importante farla seguendo i valori europei. Quindi, per quanto riguarda la dignità dei rifugiati, noi consentiamo a tutte le persone che meritano davvero l’asilo, di ottenerlo, e rimpatriamo le persone che non ne hanno diritto”.

Decisamente meno chiaro era stato l’altro ieri l’esponente della destra austriaca Brunner, designato per Affari Interni e Immigrazione. “Troppo presto per pronunciarmi”, ha risposto in commissione Libe (leggi). E tuttavia anche Brunner ha dovuto tenersi a debita distanza da quella che definisce “una questione nazionale“. Nella quale l’Ue e il suo ordinamento c’entra perché c’è di mezzo uno Stato membro, l’Italia che in quanto tale è vincolata alle norme europee, ma dalla quale la Commissione si tiene lontana limitandosi a manifestare interesse perché, ad oggi, la normativa comunitaria non consentirebbe all’Unione nel suo insieme di adottare una soluzione di quel tipo, né la contempla in tal senso il nuovo Patto approvato a maggio e operativo da metà 2026.

Le stesse ipotesi di riforme legislative che aprano in futuro ai cosiddetti hub per migranti in Paesi terzi, stando a quanto detto da Brunner in una risposta all’europarlamentare Pd Cecilia Strada, riguarderebbero solo persone che hanno già visto respinta la loro domanda d’asilo e che dunque verrebbero trasferite in seguito. Non il modello dei centri italiani in Albania, dunque. Che, al secondo tentativo dopi i primi 16 trasferiti di metà ottobre e poi liberati con decisione del Tribunale di Roma, attendono ora solo otto migranti, in viaggio sul pattugliatore Libra e attesi a Shenjin per le prime ore di venerdì.